andassi da lei e le svelassi ogni cosa? a lei che ignoròsempre il vostro infame passato, i vostri delitti resi piùgran<strong>di</strong>, più vili perché commessi sotto leggi che non lipuniscono?...L'orologio suonò la mezzanotte, a piccoli rintocchi,rauchi, secchi, brevi: il marchese li contò e sforzandosi asorridere si passò una mano sulla fronte gelidamormorando:– È mezzanotte!... Io sogno... uno dei soliti sogni!...Maurizio si alzò e toccandogli il braccio rispose!– No! voi non sognate! Vedrete... – Aprì la porta echiamò a voce bassa, dolce: – Venite, madre mia!Don Francesco si volse vivamente, credendo fossedonna Anna colei che Maurizio chiamava, ma si convinseche il giovine era pazzo quando vide entrare Ninnia, che siavanzò a testa bassa e che, mentre Maurizio rinchiudeva laporta, si inginocchiò sul tappeto...– Mi perdonerà! – mormorò con voce bassa, tremante,quasi piangendo, rivolta a don Francesco. – Non credevo sidovesse mai scoprire e lo amavo tanto! Oh, signormarchese, se sapesse che cosa è l'amor <strong>di</strong> madre... e a qualiazioni spinge!...Assolutamente, don Francesco trovavasi fuori <strong>di</strong> sé:non giungeva a capir nulla e guardava con gli occhistralunati la vecchia nutrice e Maurizio che anch'eiguardava Ninnia, ma teneramente. A un tratto il giovine sichinò e rialzandola la fè sedere fra lui e il marchese,<strong>di</strong>cendole:– Suvvia, alzatevi, ché don Francesco non solo viperdonerà, ma vi bene<strong>di</strong>rà: Raccontategli la strana istoria...Allora Ninnia rialzò la testa, così soave e bianca, e134
cominciò, parlando basso, quasi temesse d'essere ascoltatada altri fuori <strong>di</strong> Maurizio e <strong>di</strong> don Francesco che ascoltavastupito:– Se si ricorda, signor marchese, un giorno, vent'ottoanni fa, lei venne a trovarmi nella mia abitazione, in PortaCapuana a Napoli. Mio marito era morto pochi mesi primalasciandomi in stato interessante, ed io, appena natomi unfiglio, povera come mi trovavo, sentendomi in forza <strong>di</strong>allattare due bimbi, mi era raccomandata a una signora cuifacevo dei servizi perché mi trovasse un posto <strong>di</strong> nutrice.– «Quella signora mi raccomandò a lei, signormarchese, e lei un giorno venne da me e facendomisiconoscere pattuimmo l'allevamento <strong>di</strong> un suo figlio. Leinon volle ch'io venissi nel suo palazzo, ma mi pagava tantobene ch'io mi permisi <strong>di</strong> pigliar una serva e <strong>di</strong> cambiarealloggio.– «Lei, si ricorda? portò Maurizio con un domestico, eper quasi tre mesi non si lasciò vedere che raramente, allasfuggita, limitandosi <strong>di</strong> mandarmi i denari, con lo stessodomestico. Ma dopo i tre mesi mi volle nel suo palazzo: viacconsentii perché durante questi tre mesi era morto... miofiglio...Don Francesco interruppe Ninnia esclamando: – Maperché mi <strong>di</strong>te tutto questo ch'io ricordo benissimo? Che hada vederci?– «Oh, senta, senta la storia <strong>di</strong> quella morte! Appenalei portommi suo figlio feci una strana osservazione: ilmarchesino rassomigliava quasi perfettamente al miopovero piccino, gli stessi occhi, la stessa carnagione, glistessi capelli. Solo Maurizio appariva un po' più piccolo,forse perché debole e malaticcio, mentre il mio Filippino135
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un giorno amerò, con l'amore immen
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Eppure t'assicuro che senza l'inspi
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Marco, non ostante la sua cecità e
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avrebbero visto il suo viso cangiar
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La prese e guardandone l'indirizzo,
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finestra. Nessuno poteva vederla n
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terra e un sorriso indefinito, stra
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suicidio. Ma vide gente: i suoi con
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cominciò a piangere da quella nott
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Quando uscì, alla luce pallida e p
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lagrima?... Perché in quest'ora tr
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tipica delle figlie della borghesia
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tardi, miss.- Ciò non importerebbe
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importa a me tutto ciò?... Che mi
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