La prese e guardandone l'in<strong>di</strong>rizzo, benché non ci sivedesse ancora bene, lesse chiaramente il suo nome ecognome. Il sangue le affluì ancora ardentemente alla testa:indovinava che quella lettera era <strong>di</strong> lui! L'aprì con le <strong>di</strong>tatremanti e corse alla firma che <strong>di</strong>ceva «Gennaro d'Oriente».– D'Oriente! – pensò rapidamente Maria: ricordandosid'aver visto un giorno una bella signora in<strong>di</strong>catale per lamarchesa Anna d'Oriente, moglie <strong>di</strong> don Francesco, e <strong>di</strong> cuiconosceva la magnifica villa al <strong>di</strong> là dell'Agri. – Sarà loroparente? – Accese un lume per leggere la lettera.«Maria! – Dovrei darti del signorina, ma è tantotempo che parlo con te nella mia fantasia, nei miei sogni,sempre, che ora mi riesce impossibile rivolgermi a te comead un'estranea... – Perché ti amo, Maria, come, quando e daquando ti avrei detto ieri sera, al raggio tremulo delle stelle,se tu non fossi sparita, quasi che la mia voce fosse stata <strong>di</strong>un fantasma! – Ed anche a me la tua apparizione sembrò <strong>di</strong>fantasma, perché ti veggo sempre avanti a me, al miofianco, come la mia ombra; darei metà della mia vita perdare vita ad essa; e lo crederei ancora se in quest'istantenon baciassi il gelsomino caduto dalla tua finestra, piccolofiore che per me sarà un tesoro, che sentirà tutti i palpiti delcuor mio, e morrà con essi che ti appartengono tutti, checesseranno se non corrisposti dai palpiti del tuo cuore.«Maria, perdonami se scrivo cose inutili mentredovrei <strong>di</strong>rti come ti amo: ma posso esprimermi? No!«Chi sei tu? – Chi son io? – Poco mi importa saperese tu stai nel medesimo gra<strong>di</strong>no della scala sociale ove iomi trovo: io t'amo, così immensamente che ti innalzeròinsino a me, per me sei più nobile e grande <strong>di</strong> una regina.«Chi son io? – Figlio della ricchezza e della nobiltà, –58
stanco <strong>di</strong> vivere fra le orgie ed il lusso <strong>di</strong> una gioventùsfrenata, uscii dalla mia città Napoli, ove credevo <strong>di</strong> nonpiù ritornare e venni qui, nel tuo paese bello ed ardente, frail silenzio azzurro del tuo cielo <strong>di</strong> zaffiro, per cercare lapace del cuore.«L'ho io trovata? Dipende da te!«Maria! ti vi<strong>di</strong> bella e sorridente; m'apparisti comeuna fata in una visione orientale, e t'amai, t'amo con tutti itrasporti dell'anima mia, e voglio vivere teco, che, se miamerai, sarai la donna più felice della terra!... – Gennarod'Oriente.»Quando Maria ripiegò la lettera, il primo raggio delsole indorava, il cielo, e fu il tocco della prima messa chela scosse da quella lettura. Sapeva a memoria le due paginedella lettera, davvero assai <strong>di</strong>versa dalle altre sino alloraricevute, e non comprendeva chiaramente che una solacosa: d'essere ardentemente amata da quel giovine il quale,benché essa non lo confessasse, possedeva, oltre il fascinodella bellezza, quello della ricchezza e della nobiltà, cosìambiziosamente sognate... Si alzò, spense il lume, esorridendo al cielo azzurro, al sole d'oro, gli occhiscintillanti d'amore, mormorò:– Come sono felice!Marco in quel giorno notò che Maria era moltoallegra, ma non s'immaginò che gioia febbrile fosse quella.Intanto la fanciulla, per una <strong>di</strong> quelle misteriosemetamorfosi del cuore umano, non gli parlò né il giorno, némai, del suo amore, secondo le sue promesse e il suodovere. E quanto se ne pentì, più tar<strong>di</strong>! Nella notte una notadolcissima <strong>di</strong> chitarra echeggiò ancora nella via... Maria sistrinse al cuore la lettera del marchese e aprì tremando la59
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siete proprio bizzarra, mammà, voi
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pare possa esprimermi meglio io ste
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crederai! Mi son sognata che Stella
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avvertendo Maurizio di far vegliare
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nulla, almeno tanto chiaro da lasci
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Filanderi...- Grazie, grazie ancora
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senza volerlo, rapito la prima fida
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fosse ben ristabilito, avendo lei o
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Ruggero: vide come realmente stavan
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vostra!- No! Tanto Stella non mi am