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"Stella d'Oriente" di Grazia Deledda - Altervista

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nella capanna in riva al fiume e cominciarono a pescare...Due o tre anni dopo anche la mamma le era morta.– Ecco tutto! – conchiuse <strong>Stella</strong>; ma al giovinesembrava che gli celasse qualche cosa sicché domandò:– E poi? E poi?– E poi!... Poi seguitai a viver sola pescando, sino algiorno in cui fui raccolta da voi!Maurizio chinò la testa sul petto. <strong>Stella</strong> credette averlorattristato e si mise a cantare una poesia in <strong>di</strong>aletto,bellissima cantata così con la sua voce <strong>di</strong> bambina, sottile,argentina flebilmente vibrata nell'olezzante e azzurrosilenzio della campagna dormente fra i veli del plenilunio.Maurizio rialzò vivamente la testa. Guardò i paesaggirischiarati dalla luna, i profili delle lontane montagneazzurre sullo sfondo d'argento del cielo, le linee dei massi,degli alberi, dei cespugli, delle rive, linee che assumevanofantastiche figure <strong>di</strong>Taciti avanzi <strong>di</strong> perdute istorie...guardò la graziosa testolina <strong>di</strong> <strong>Stella</strong> dai capelli in colore <strong>di</strong>ambra fulgida, guardò lo scintillio <strong>di</strong> oro dei meandri delfiume sfumanti intorno ai remi, e i suoi occhi, i suoi occhid'artista che coglie un lampo <strong>di</strong> luce, una sfumatura dariprodurre nelle sue tele, scintillarono d'oro quasiriflettendo lo splendore dell'acque, o lampeggiando ad unistantaneo impulso <strong>di</strong> gioia, come spesso ne sentiamo tutti,anche i meno artisti, davanti ad un'immagine bella, ofantastica o reale che ci fa obliare per un momento il tristepresente per darci una speranza nell'avvenire. Maurizio sipose una mano sul cuore e mormorò lentamente: – Oh, se21

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