forse nel IV, o probabilmente soltanto nel III secolo a. C. Come provadel dominio napoletano si aveva una iscrizione, oggi purtroppo deltutto <strong>di</strong>strutta, trovata su una rupe <strong>di</strong> Monte Vico a <strong>La</strong>cco, Inscr. Gr,XIV, 894 (15). Anche essa in<strong>di</strong>ca nel IV o III sec. il tempo in cui Napoli,fondata dai Cumani, fu privata del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza campana(Mommsen, Dialetti dell’Italia meri<strong>di</strong>onale, 198; Beloch, 447; Pais,479, 80). L’iscrizione ci informa “in caratteri greci non ben conservatiche due capi napoletani <strong>di</strong> origine campana, Pafio, figlio <strong>di</strong> Numisio,e Maio, figlio <strong>di</strong> Pacillo, con i loro soldati hanno costruito un muro <strong>di</strong>fortificazione” (Beloch, 206).Questa iscrizione, così come gli scavi <strong>di</strong> Monte Vico a <strong>La</strong>cco, della necropolinella valle <strong>di</strong> San Montano ed intorno alla chiesa <strong>di</strong> S. Restituta(solo in questi luoghi sono state trovate secondo Beloch tombe greche),hanno dato motivo a varie <strong>di</strong>scussioni <strong>sul</strong>la possibile ubicazione dellacittà ellenica <strong>di</strong> Pithecusa (da Scilace riportata al 350 a. C.) e <strong>sul</strong> luogodel più antico stanziamento. Beloch pone la città a Monte Vico e quianche la fortezza dei Napoletani. Pais al contrario vede nel “muro <strong>di</strong>fortificazione” dell’iscrizione non, come Beloch, un lungo muro dellacittà, ma una piccola fortificazione e la colloca tra Casamicciola e Ischia,mentre cerca <strong>sul</strong>lo scoglio del Castello il fortilizio principale (16).Interessante è anche l’interrogativo su quanto tempo Ischia sia rimastasotto il dominio dei Napoletani e quando sia caduta sotto quellodei Romani. All’opinione più antica, che riporta ciò al 326 a. C., nellostesso tempo in cui Napoli cadde sotto il potere <strong>di</strong> Roma, Beloch e Paisoppongono la tesi per cui Ischia cadde nelle mani dei Romani soltantonell’82 a. C., cioè l’anno in cui, come Napoli, per il tra<strong>di</strong>mento a Sillaebbe una nuova denominazione (Aenaria) (17).L’isola non restò romana a lungo. Augusto la restituì ai Napoletani incambio <strong>di</strong> Capri (Strabone, V 248; Svetonio, Aug. 92). Nei tempi storicimai Ischia ha avuto in<strong>di</strong>pendenza politica (da ciò la mancanza <strong>di</strong> significativeiscrizioni (18)). Dall’età <strong>di</strong> Silla fu unita a Napoli e ne seguì lastoria.15) Cfr. Mommsen – Dialetti dell’Italia meri<strong>di</strong>onale, pp. 197-199.16) Cfr. Beloch 208, 209 e la carta dell’Atlante; Pais 480-489; Nissen II p. 730.17) Cfr. Pais: Per la storia <strong>di</strong> Napoli e <strong>di</strong> Ischia nell’età sillana pp. 145-147; Beloch447. Anche Mommsen ha corretto già nel 1869 il suo punto <strong>di</strong> vista del 1850(Dialetti dell’Italia meri<strong>di</strong>onale p. 198) e si è trovato d’accordo con Beloch ePais, cfr. Storia romana II pp. 349-364.18) Cfr. CIL X p. 679: “in questa età l’isola non ebbe alcun potere autonomo e non10
Nell’età delle invasioni barbariche fu occupata dai Goti e dai Vandali,e per secoli rimase sotto la dominazione bizantina. Per la suaposizione fu sempre esposta all’assalto dei pirati del mare. Saraceni(19), Pisani, Genovesi, Turchi hanno alternativamente devastato e saccheggiatol’isola (20). Durante la signoria dei Longobar<strong>di</strong> e dei FranchiIschia fu, al pari <strong>di</strong> Napoli, bizantina e probabilmente ancora a strettocontatto con la Grecia; come Napoli dovette sottomettersi alla potenza<strong>di</strong> Ottone I e dei suoi successori. Nel 1194 s’impossessò dell’isola il reEnrico VI, cui successe il figlio Federico II. Poi Ischia passò sotto Carlod’Angiò, contro il quale nel 1282 si alleò con la Sicilia, riconobbe comesuo signore il re d’Aragona e <strong>di</strong>venne teatro <strong>di</strong> guerra nella lotta traNapoletani e Siciliani. Nel 1299 la rioccupò Carlo II d’Angiò che rivolsecontro l’isola aspra vendetta. Una nuova sciagura colpì gli isolani nel1301 con l’eruzione dell’Arso. E iniziò un periodo napoletano molto<strong>di</strong>fficile: l’isola d’Ischia passò per <strong>di</strong>eci lunghi anni da un potere all’altro(21). Nel 1463, l’occupò Fer<strong>di</strong>nando d’Aragona e ci fu la pace. Nel1495 Fer<strong>di</strong>nando II fuggì davanti a Carlo VIII re <strong>di</strong> Francia e venne quia cercare riparo dai Francesi. In questo tempo Costanza d’Avalos ottennecome ricompensa per la sua <strong>di</strong>fesa la luogotenenza del castello,che la sua famiglia conservò fino al 1734, quando l’amministrazionefu affidata a due governatori regii. Ancora una volta ci fu il dominiostraniero su Ischia con l’occupazione francese del 1806, cui pose fine ilre Francesco I d’Austria.abbiamo quin<strong>di</strong> testimonianze e iscrizioni; oltre alcune sepolcrali private, ne abbiamoalcune che riguardano le acque calde”.19) Nella lettera dell’813 <strong>di</strong> Leone III a Carlo Magno si parla <strong>di</strong> una invasione saracena.20) Una breve reminiscenza <strong>di</strong> questo avvenimento si trova in una ninna nanna. SecondoPontano (cfr. Chevalley de Rivaz 33, 34) Alfonso I d’Aragona nel 1423dopo la conquista <strong>di</strong> Ischia esiliò molti uomini e per questo portò qui una schiera<strong>di</strong> soldati spagnoli.21) Un villaggio <strong>di</strong> questo nome si trova anche in Terra d’Otranto, più lontano inprov. <strong>di</strong> Catanzaro (presso Nicotera), sempre in una regione, che in parte fino adoggi, in parte sino al Me<strong>di</strong>oevo è stata abitata da Greci. Il nome (“Buon giorno”)può essere considerato un’espressione che dai vicini Romani e Greci era usata inappoggio ai loro saluti.....11
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