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Studio sul dialetto di Serrara Fontana - La Rassegna d'Ischia

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molte case con copertura leggermente a cupola, invece che piana comesi ha altrove a Ischia. <strong>La</strong> vita dei suoii abitanti è pensabile modesta esenza pretese. Solo dalla viticoltura traggono il loro sostegno. Nellecosiddette “cantine”, tagliate nella roccia, è spremuto al torchio un eccellentevino (un altro metodo è quello <strong>di</strong> spremere l’uva con i pie<strong>di</strong>),che poi mettono in commercio sotto il nome <strong>di</strong> “vino <strong>di</strong> Capri”. Tranneuva e fichi non si ha quassù molto altro; tra le viti pomodori, carciofi,cavoli, pochi cereali tra i salci. Non si può usare l’aratro nei campi perla coltivazione (come pure non c'è l’allevamento bovino). Ciascuno conle proprie mani si fa il piccolo raccolto e lo macina nel mulino manualmente.Alleggerisce il peso del proprio lavoro la necessità <strong>di</strong> procacciarsii viveri mancanti. D’altra parte <strong>Serrara</strong> <strong>Fontana</strong> è <strong>sul</strong>la migliorestrada verso la moderna civiltà. Da due anni c’è la luce elettrica, che ha<strong>di</strong>rettamente soppiantato il lume a petrolio. <strong>Serrara</strong> e <strong>Fontana</strong> hanno illoro proprio ufficio postale e un regolare servizio <strong>di</strong> autobus permetteil collegamento con la stazione delle linee <strong>di</strong> navigazione a vapore inIschia. Per lungo tempo questo villaggio isolano, il più elevato, è rimastoisolato e conservatore nel linguaggio e nei costumi. I vecchi filanoancora, tessono e raccontano nelle serate invernali le loro antiche fiabe,“cunte”; ma i giovani non ne ridono più, si comprano nella Napolimoderna la biancheria e non vogliono più saperne delle favole.Muoversi in città è <strong>di</strong>fficile e qui regna un generale <strong>di</strong>singanno per il<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> emigrazione <strong>di</strong> Mussolini; negli ultimi anni molti sono partiti,i più per l’America, guadagnando là una piccola somma e poi sonoritornati qui dopo alcuni anni. Quasi tutti hanno fatto ritorno in patria,poiché questi montanari sono legati alla loro terra e con commovente<strong>di</strong>screzione vivono le privazioni che pesano su <strong>di</strong> loro. Tutto l’annoraccolgono l’acqua piovana e ciò appare del tutto naturale, ma non siintendono con gli stranieri, che qui sopra si meravigliano del fatto chenei ricettacoli delle acque piovane, “le piscine”, si mettano le anguilleper la <strong>di</strong>struzione degli insetti nocivi.Forti sono i tratti <strong>di</strong> questo popolo rustico; profilo ossuto, ruvidoe tagliente con gli zigomi sporgenti; bionde molte donne che vengonoconsiderate quasi conta<strong>di</strong>ne tedesche o svizzere, soltanto gli occhisono manifestamente italiani neri. Di begli uomini invero ne ho vistosoltanto pochi a <strong>Serrara</strong> <strong>Fontana</strong>, ma ho trovato cor<strong>di</strong>ali uomini chesi avvicinavano agli stranieri con fiducia e pronti ad offrire aiuto e adassicurare loro ospitalità mai conosciuta altrove.13

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