Ad Ischia, il primo a parlare della Freund fu il professor Giuseppe Bal<strong>di</strong>noin Sostrato arcaico della lessicografia isolana, in una conferenza tenuta alCentro <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> su l’isola d’Ischia nell’aprile del 1945. (3)L’illustre stu<strong>di</strong>oso, riven<strong>di</strong>cando al «Sinus Cumano il primo e più efficientefocolaio <strong>di</strong> ricezione e d’irra<strong>di</strong>amento della civiltà greca nel Me<strong>di</strong>terraneooccidentale» (Ischia in particolare), mentre i filologi tedeschi lo fissavano inCalabria e in terra d’Otranto, «cioè nelle punte estreme della penisola», sisforzava <strong>di</strong> «dare l’etimo greco e latino della maggior parte dei toponimi edei patronimici» e <strong>di</strong> ritrovare a Ischia «le tracce o risonanze dell’antica koinègreca», senza, peraltro, tener conto né dell’epoca in cui il termine ri<strong>sul</strong>ta perla prima volta attestato né dell’osservazione della Freund stessa, la quale, neldare un breve elenco <strong>di</strong> termini in cui si rivela ancor viva l’origine greca nelleparole <strong>di</strong> <strong>Fontana</strong>, afferma «è del tutto trascurabile la domanda se siano presentirelitti o parole importate».Il saggio <strong>di</strong> Ilse Freund fu molto importante sia per lo stesso Rohlfs sia pertutti quelli che s’interessarono alla <strong><strong>di</strong>aletto</strong>logia, ma stranamente quasi semprele forme della parlata <strong>di</strong> <strong>Fontana</strong>, analizzate dalla Freund, sono riferite allaparlata <strong>di</strong> Forio o, genericamente, a quella <strong>di</strong> Ischia: si veda Rohlfs, Devoto-Giacomelli, Pavao Tekavcic (4)Sono, infatti, 1100 le forme analizzate nel saggio, fra cui 669 sostantivi, 221forme verbali, 35 nomi propri <strong>di</strong> cui 21 nomi <strong>di</strong> luogo, 60 aggettivi qualificativie 33 avverbi, nonché pronomi ed altri aggettivi, numerali e preposizioni.Alla fine, Freund riporta <strong>La</strong> fiaba del serpe, raccolta dalla viva voce <strong>di</strong> unanarratrice del luogo, trascritta foneticamente e tradotta. Essa comporta nellaparte finale elementi simili alla fiaba <strong>di</strong> Procida, Re Tamburo. (5)Nella fiaba procidana un giovane cerca una giovinetta per i servizi ed unapovera ragazza, su consiglio materno, si presenta e viene assunta. Le compagnele chiedono il nome del giovane, lei non lo sa e, spinta dalle compagne,glielo chiede, ma il giovane <strong>di</strong>ce che se le rivela il suo nome succederà unabrutta cosa. Le insistenze delle compagne costringono la giovane a ridoman-3) Giuseppe Bal<strong>di</strong>no, Sostrato arcaico della lessicografia isolana, conferenza tenutanell’aprile 1945 al Centro <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> su l’Isola d’Ischia, pubblicata nel 1947, Napoli,Stab. Tipo-Lito Manzoni & De Lucia, Piazzetta Trinità degli Spagnoli.4) G. Devoto-G. Giacomelli, I <strong>di</strong>aletti delle regioni d’Italia, Sansoni Università, 1975.- Pavao Tekavcic, I Fonematica, II Morfosintassi, III Lessico, Il Mulino Bologna.5) C. Borgogna-L. Di Luccio in collaborazione con gli allievi del S.M.S «A.Capraio»<strong>di</strong> Procida, Dialetto e lingua a Procida, un’esperienza <strong>di</strong>dattica, XXIV Distretto Scolasticodelle Isole <strong>di</strong> Ischia e Procida, 1998, pp.28-31.4
dare il nome al signore; “Re Tamburo”, risponde il giovane e subito <strong>di</strong>ventaun colombo, svolazzando via. <strong>La</strong> giovane si <strong>di</strong>spera ed un bel giorno lo rivedee viene a sapere che è sposato. Appare, allora, una fata alla giovane in piantoe le dà tre palline, palline che svolgono la stessa funzione della noce, dellanocciola e della castagna della Fiaba del serpe, anche se con qualche elemento<strong>di</strong>verso: chioccia e pulcini d’oro (nelle due fiabe), poltrone e poltroncined’oro, porca e porcellini d’oro (in “Re Tamburo”); aspo ed arcolaio d’oro (in“<strong>La</strong> fiaba del serpe”). Nelle due favole è presente «nu scurparo» che favoriscelo scioglimento della favola: i due partono insieme e la moglie si <strong>di</strong>spera (“ReTamburo”); la regina parte e i due «fecero una vita felice» (“Fiaba del serpe”).Lo schema seguente evidenzia le similitu<strong>di</strong>ni e le <strong>di</strong>fferenze:Il testo della fiaba comporta 952 parole, fra le quali 556 parole autosemantiche,che si riducono a 139 vocaboli (59 sostantivi, 51 verbi, 24 avverbi esoltanto 5 aggettivi qualificativi). È un documento importante, che, con i Lieder,Proverbi e Indovinelli, raccolti e foneticamente trascritti dalla Freund, cipermette <strong>di</strong> conoscere la parlata fontanese all’inizio del XX secolo e ci dà lapossibilità <strong>di</strong> confronti con alcuni testi letterari (poesie) <strong>di</strong> Florindo Mataresee <strong>di</strong> “Spupulianne”, una specie <strong>di</strong> “Cerrenne” <strong>di</strong> <strong>Fontana</strong>: due piccoli volumi<strong>di</strong> sonetti, pubblicati anonimi nel 1905 e 1907, che prendono soprattutto <strong>di</strong>mira il poeta Matarese e l’amministrazione comunale, nonché con i testi inparlata foriana della fine del ‘700, trascritti da D’Ascia, i testi <strong>di</strong> Maltese edaltri poeti <strong>di</strong>alettali.Giovanni Castagna5
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