6 settembre 2007 - Provincia di Milano

messo insieme la società civile, il lavoro, le istituzioni in quel virtuoso processo che ...
... dice di teoria e di pratica di società ed istituzioni.”
Vice Presidente Vicario del Consiglio Cavicchioli: “Maestri.”
Consigliere Maestri: “Grazie, Signora Presidente. Spero di avere diritto di parola in
quanto laureato in sociologia, per di più con una tesi sul carcere, quindi spero che
almeno in fatto di averlo fatto con l'ex Presidente della Commissione Giustizia Gaetano
Pecorella avrò almeno qualche possibilità da parte della Destra di essere ascoltato, e
sono stato promosso ovviamente, poi Lui ha cambiato idea, come il Presidente Penati.
Io credo che il Presidente Penati abbia fatto due errori politici molto importanti, molto
gravi. Il primo è l'affermazione secondo la quale l'Amministrazione della giustizia
dovrebbe essere sottratta alla discussione politica per diventare elemento di routine. Io
credo che questo sia sbagliatissimo, ha detto esattamente le parole segnate e
virgolettate, andremo a rileggerle.
Questo è sbagliato perché credo che la questione della giustizia sia il tema di dibattito
politico degli ultimi centocinquant'anni, di cosa sia giustizia, di come debba essere
amministrata la giustizia e di cosa sia legalità e quali debbano essere le regole, quindi
le regole non sono date una volta per tutte, si evolvono, si cambiano, naturalmente in
un processo che deve essere un processo democratico ma che è fatto di conflitto, di
conflitto sociale, di conflitto culturale e su quello si creano nuove regole e nuove
legalità.
Questo è il primo passaggio che io ritengo grave ed è peraltro quello che poi viene
banalizzato con la sicurezza non è né di Destra né di Sinistra. Io credo che tutto abbia o
una connotazione di Destra o di Sinistra nell'Amministrazione pubblica e nella politica,
cioè si può dare una risposta di destra a certi fenomeni o si può dare una risposta di
sinistra. Tendenzialmente credo che quella di oggi sia una risposta di Destra.
Secondo errore grave, ed è la questione della correlazione tra criminalità ed
immigrazione, esattamente le parole sono state: c'è una correlazione tra immigrazione
clandestina e criminalità. Un sociologo non d'accatto farebbe un'analisi se il problema è
l'immigrazione o la clandestinità e si scopre ad esempio che dove sono stati fatti
percorsi di uscita dalla clandestinità si è ridotto il tasso di correlazione tra criminalità
ed immigrazione, clandestina perché non c'era la clandestinità e si è ridotto anche con
quello dell'immigrazione, cioè è tornato ad un tasso medio di criminalità che c'è
comunque nelle società.
Il problema quindi è l'immigrazione o è la clandestinità? Io credo che sia la
clandestinità ed è per quello ad esempio che abbiamo detto che una legge come la
Bossi-Fini, oltre ad essere una legge razzista, era anche una legge che produceva
clandestinità, e infatti è la legge che, applicata, ha portata ad un maggior numero di
clandestini, ad un minor numero di espulsioni e ad una minore capacità di governo del
fenomeno delle migrazioni. Questo era senso della roba, allora quella è la correlazione.
Poi purtroppo però ancora una volta si è un po' sfumata questa cosa, si è parlato di
rapporto tra etnie - una parola che andrebbe abolita - ed infanzia, si è parlato di
qualcosa che andava al di là della garanzia dei diritti dei singoli e della previsione di
reati dei singoli, per parlare ancora una volta del rapporto tra comunità e criminalità e
questo è un problema, perché rischia sì di sfociare in un passaggio per cui ci sono
comunità pericolose.
Da questo punto di vista ha ragione il Presidente Penati quando dice che la storia si
ripete. Questa storia l'abbiamo già vissuta, non personalmente ovviamente, con la
nascita del capitalismo moderno nell'800, quando il capitalismo che nasceva aveva
bisogno di creare le sue classi pericolose e ha creato il penitenziario, ha creato quella
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