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6 settembre 2007 - Provincia di Milano

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amici Consiglieri che è stato rifiutato dal Comune <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> ed è stato rifiutato da<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a. Si è scavato, si è andato a verificare perché questi due enti, che<br />

pure hanno bisogno <strong>di</strong> patrimonio immobiliare, e mi riferisco soprattutto a Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a che ha deciso <strong>di</strong> fare del polo <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> il proprio polo istituzionale,<br />

hanno deciso <strong>di</strong> non ad<strong>di</strong>venire a quella ipotesi? Se ne è parlato con il Consiglio? Si è<br />

fatto un bando <strong>di</strong> gara regolare e non un bando esplorativo, che anche questo<br />

rappresenta un’eccezione nell’iter giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> questa <strong>Provincia</strong>? Queste però sono<br />

domande Presidente Ortolina che hanno bisogno <strong>di</strong> risposte e <strong>di</strong> un percorso da<br />

correggere completamente oggi, non domani quando ci troveremo <strong>di</strong> fronte ad un<br />

ragionamento o Piazza Freud o nulla, perché questo sarebbe un gravissimo errore.”<br />

Nel frattempo è entrato in aula l’Assessore Barzaghi.<br />

Presidente del Consiglio Ortolina: “L’Assessore Casati è presente per quanto riguarda<br />

il polo, quin<strong>di</strong> ha sentito bene, rispetto invece alla questione palazzo riferirò<br />

puntualmente agli Assessori alla partita il suo intervento, in modo che da subito ci sia<br />

una riflessione sull’argomento. Prego Censi.”<br />

Consigliere Censi: “Grazie Signor Presidente. Avevo chiesto <strong>di</strong> intervenire per<br />

ricordare al Consiglio un’altra figura importante del panorama politico italiano che<br />

purtroppo ci ha lasciato durante questa estate, che è Bruno Trentin, rappresentante <strong>di</strong><br />

una politica <strong>di</strong>rei <strong>di</strong> altri tempi, una modalità <strong>di</strong> fare politica, <strong>di</strong> considerare il sindacato<br />

e i lavoratori, il <strong>di</strong>ritto dei lavoratori con un punto <strong>di</strong> vista così straor<strong>di</strong>nariamente<br />

contemporaneo. Ma l’intervento del Consigliere Caputo mi costringe a <strong>di</strong>re una serie <strong>di</strong><br />

altre cose, mi costringe a rendere evidenti delle azioni che io giu<strong>di</strong>co importanti dal<br />

punto <strong>di</strong> vista politico, anche dal punto <strong>di</strong> vista della solidarietà con le donne <strong>di</strong> questo<br />

Paese che riguarda l’aggressione che Dunia Ettaib - questo è il nome della donna cui fa<br />

riferimento credo Caputo - ha subito, che un <strong>di</strong>pendente della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, lei e<br />

la parlamentare Daniela Santanchè nuovamente in questi giorni sono state minacciate<br />

anche pesantemente. Devo ricordare a Caputo che la <strong>Provincia</strong> è già intervenuta dal<br />

punto <strong>di</strong> vista della collocazione in una situazione più serena per questa <strong>di</strong>pendente,<br />

spostandola da Viale Jenner in un’altra sede della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. Ma l’intervento<br />

che faccio è per segnalare che non solo abbiamo fatto azioni nei confronti della<br />

solidarietà a questa donna, ma insieme alle Assessore ho scritto una lettera a Dunia,<br />

una lettera ovviamente <strong>di</strong> solidarietà ma che va oltre che <strong>di</strong>ce che il problema più<br />

grande oggi, uno dei problemi più gran<strong>di</strong> della nostra città, del nostro Paese, è il tema<br />

dei <strong>di</strong>ritti, della libertà delle donne in una società multiculturale. Uso questa parola<br />

perché il coté culturale e il coté religioso spesso entrano in contrad<strong>di</strong>zione nella visione<br />

un po’ semplicistica e strumentale che ne viene fatta, trovando come abbiamo già<br />

<strong>di</strong>scusso un’altra volta come una sorta <strong>di</strong> identità dentro la partecipazione religiosa.<br />

Siccome noi siamo convinte, e tenacemente lavoriamo in questo senso, che la libertà<br />

delle donne, la libertà dalla violenza, dai con<strong>di</strong>zionamenti, dall’impossibilità <strong>di</strong> fare<br />

scelte, sia il problema su cui non si può derogare, ci induce a <strong>di</strong>re che l’impegno della<br />

Vice Presidente peraltro dell’Associazione Donne Marocchine in Italia e delle donne<br />

che hanno voluto, desiderato, cercato <strong>di</strong> costituirsi parte civile nel processo per<br />

l’uccisione <strong>di</strong> Hina, la ragazza pachistana bresciana, costituzione <strong>di</strong> parte civile che è<br />

stata rigettata, stabilisce un principio rispetto alla qualità della vita delle donne <strong>di</strong><br />

questo Paese, le donne straniere e le donne italiane, e soprattutto per le donne <strong>di</strong> prima<br />

e <strong>di</strong> seconda generazione che provengono da altri Paesi, con culture <strong>di</strong>fferenti.<br />

Dico questo perché trovo la scelta <strong>di</strong> Dunia molto coraggiosa, trovo la sua esposizione<br />

molto pericolosa, credo che le affermazioni così general generiche non giovino alla<br />

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