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Ambiente_e_Sicurezza..

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individuato per l’intero arco temporale<br />

(8 anni) di copertura del database.<br />

I risultati sono riportati nella tabella<br />

7 in cui sono evidenziati, in<br />

tonalità di grigio decrescenti, i valori<br />

regionali superiori, rispettivamente,<br />

del 20%, del 10% e semplicemente<br />

superiori al totale nazionale,<br />

declassando l’evidenziazione<br />

di una tonalità nel caso in cui la<br />

deviazione standard superiore rispetto<br />

a quella riferita al totale nazionale<br />

evidenziasse una influenza<br />

marcata di eventi estremi. Quindi,<br />

su questa base è stata stabilita una<br />

sorta di scala cromatica della gravità<br />

per le regioni. La Liguria conferma<br />

la criticità evidenziata per il<br />

triennio 2002-2004 dagli indicatori<br />

di frequenza e di gravità ed emergono<br />

nuove criticità per Lombardia<br />

e Veneto.<br />

Infine, con riferimento alle dinamiche<br />

d’infortunio, sono state<br />

analizzate alcune variabili di classificazione<br />

secondo i criteri di priorità<br />

indicati dall’ESAW. Per quanto<br />

riguarda le caratteristiche dei lavoratori,<br />

sembrano essere maggiormente<br />

a rischio gli operatori e i<br />

pulitori; l’età non sembra avere un<br />

ruolo determinante e il tipo di lesioni<br />

prevalenti sono contusioni,<br />

lussazioni, distorsioni e distrazioni<br />

alla mano e alla gamba. Invece,<br />

per le cause e le circostanze degli<br />

eventi, la stanchezza (ora ordinale<br />

dell’evento) non appare un fattore<br />

particolarmente influente e per le<br />

altre variabili, quali il tipo di lavoro<br />

(mansione), la deviazione, il<br />

contatto e l’agente materiale della<br />

deviazione, a causa delle lacune<br />

nei flussi informativi (dati assenti o<br />

errati > 50%), non sono emerse variabili<br />

dominanti. Gli unici due infortuni<br />

mortali occorsi nel periodo<br />

esaminato nel settore sono stati incidenti<br />

stradali sul lavoro, uno di<br />

tipo attivo e l’altro di tipo passivo<br />

che hanno coinvolto la testa.<br />

CONCLUSIONI<br />

È emerso, quindi, che le attività<br />

relative alla gestione dei siti contaminati<br />

danno spesso vita a condizioni<br />

di lavoro particolari, non<br />

sempre riconducibili a quelle comunemente<br />

riscontrabili nell’ambito<br />

dei lavori edili e di ingegneria<br />

e, spesso, sono fortemente corre-<br />

PREVENZIONE E PROTEZIONE<br />

OsservatorioISPESL­Articolo<br />

late alla specificità dei siti stessi.<br />

Da questo deriva la necessità, anche<br />

alla luce dei numerosi infortuni<br />

occorsi negli ultimi anni, di elaborare<br />

e di fornire le modalità e gli<br />

strumenti operativi per una più<br />

corretta gestione di queste attività,<br />

dal punto di vista sia tecnico sia<br />

normativo.<br />

In particolare, in riferimento a<br />

questo ultimo aspetto, è auspicabile<br />

una futura armonizzazione tra<br />

tutti i provvedimenti normativi<br />

coinvolti, il D.Lgs. n. 152/2006, il<br />

D.Lgs. n. 81/2008 e il D.Lgs. n.<br />

163/2006, al fine di rendere più<br />

snelle ed efficaci le procedure per<br />

la gestione dei siti contaminati,<br />

avendo contemporaneamente<br />

adeguata cura degli aspetti legati<br />

alla salute e alla sicurezza delle<br />

maestranze coinvolte, non solo in<br />

fase esecutiva, ma anche in quella<br />

progettuale. Infine, un elemento<br />

sicuramente determinante, per ottimizzare<br />

e validare le misure individuate,<br />

riguarda la predisposizione<br />

di un programma di ispezioni e<br />

di sopralluoghi finalizzati alla verifica<br />

delle modalità di attuazione<br />

dei documenti di sicurezza. l<br />

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