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TESI Dottorato FAVILLA MARA - Università degli Studi del Molise

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l’assenza di un dato prodotto di amplificazione in differenti individui è un carattere<br />

altamente informativo per la valutazione <strong>del</strong>la diversità o <strong>del</strong>la somiglianza genetica<br />

(Nicholson e Rezanoor, 1994).<br />

Nella rep-PCR l’uso di primer aventi sequenze definite di circa 20 bp permette<br />

di applicare condizioni di amplificazione sufficientemente stringenti da generare<br />

profili generalmente specifici per un dato ceppo e notevolmente riproducibili. Gli<br />

elementi ripetuti hanno la capacità di generare profili genomici complessi di 10 - 30<br />

frammenti in un intervallo che va da meno di 200 bp a più di 6 kb per cui la rep-PCR<br />

è stata estesamente applicata per identificare e differenziare ceppi batterici (Louws<br />

et al., 1999; Lavermicocca et al., 2005). In particolare, la rep-PCR è stata impiegata<br />

per distinguere 105 ceppi di Bacillus anthracis da altre specie <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong><br />

Bacillus cereus (Brumlik et al., 2001) e per chiarire le relazioni genetiche tra le<br />

specie appartenenti al gruppo <strong>del</strong> Bacillus cereus (Cherif et al., 2003).<br />

L’accertamento <strong>del</strong>la posizione tassonomica di una determinata specie e la<br />

caratterizzazione dei biotipi costituisce un aspetto importante nel settore <strong>del</strong>la<br />

microbiologia alimentare dove vi è la tendenza ad introdurre nuovi ceppi, selezionati<br />

in base a specifiche proprietà tecnologiche (probiotici, bioconservanti, starter) di cui<br />

però occorre avere una precisa conoscenza. Un importante vantaggio offerto dalle<br />

tecniche di biologia molecolare è quello di quantificare e monitorare nel tempo la<br />

biodiversità di una popolazione batterica a livello genetico. La diversità genetica<br />

riflette il potenziale genetico totale di una comunità e, in aggiunta, a causa <strong>del</strong>la<br />

crescita selettiva e <strong>del</strong>le variazioni che inevitabilmente hanno luogo nel tempo,<br />

riflette i cambiamenti <strong>del</strong>le condizioni ambientali. Tecniche di biotipizzazione<br />

molecolare sono state infatti ampiamente utilizzate sia per studiare la biodiversità<br />

<strong>del</strong>le popolazioni di batteri lattici coinvolti nei processi fermentativi sia per analizzare<br />

come diversi fattori - composizione <strong>degli</strong> impasti, origine geografica, qualità <strong>del</strong>le<br />

farine - influenzino la comunità lattica presente (Scheirlinck et al., 2007; Scheirlinck<br />

et al., 2008; Van der Meulen et al., 2007; De Vuyst et al., 2002; Kostinek et al,.<br />

2007).<br />

Le tecniche di biotipizzazione non permettono generalmente l’identificazione<br />

<strong>del</strong>le specie, pertanto a tale scopo è necessario utilizzare altre tecniche che<br />

prevedono l’analisi <strong>del</strong>le sequenze nucleotidiche di particolari geni. Il gene <strong>del</strong> 16S<br />

rRNA (16S rDNA), che codifica per l’RNA ribosomiale <strong>del</strong>la subunità 16S, è il gene<br />

più utilizzato per questo tipo di analisi. La dimensione <strong>del</strong> gene è di circa 1550 bp ed<br />

è costituito sia da regioni conservate che variabili. Per l’identificazione dei batteri<br />

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