TESI Dottorato FAVILLA MARA - Università degli Studi del Molise
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L’uso <strong>del</strong> lievito naturale in alternativa ai conservanti chimici per prolungare la<br />
conservabilità può essere una risposta efficace all’esigenza dei consumatori di<br />
alimenti poco trattati. Attualmente il suo impiego trova però una ridotta applicazione<br />
nelle produzioni panarie su larga scala per via dei lunghi tempi di fermentazione e<br />
per la difficoltà di gestione <strong>del</strong>la pasta acida. Per questo motivo i prodotti di<br />
fermentazione, più facili da gestire, possono rappresentare un’alternativa più<br />
semplice da applicare a livello industriale. I prodotti di fermentazione sono stati<br />
ottenuti in seguito alla crescita dei ceppi di batteri lattici identificati in un substrato a<br />
base di farina che riproduce un ambiente chimicamente simile a quello <strong>del</strong>l’impasto.<br />
L’indagine sull’attività antimicrobica dei prodotti di fermentazione è stata condotta<br />
utilizzando due muffe (A. niger, P. roqueforti), un lievito (E. fibuliger) e un batterio<br />
(B. subtilis) che rappresentano i comuni contaminanti dei prodotti da forno. I risultati<br />
ottenuti hanno permesso di selezionare 6 prodotti di fermentazione: L. plantarum<br />
C21-41, L. lactis C9-6, W. cibaria C2-5, L. citreum C2-27, W. cibaria C21-4 e L.<br />
rossiae C21-11. In particolare, il ceppo L. citreum C2-27 è risultato efficace sia<br />
verso i funghi che verso B. subtilis. I prodotti di fermentazione di L. citreum C2-27,<br />
W. cibaria C21-4 e L. rossiae C21-11 hanno inibito lo sviluppo di tutti e tre i funghi in<br />
modo paragonabile o superiore al propionato di calcio (0,3% p/vol), il conservante<br />
chimico comunemente impiegato nella preparazione dei lievitati da forno per<br />
contrastare l’ammuffimento. I risultati ottenuti sono interessanti in quanto, è questa<br />
la prima volta che viene segnalata l’attività inibitoria verso importanti agenti di<br />
deterioramento dei prodotti da forno in ceppi appartenenti alle specie L. citreum e L.<br />
rossiae.<br />
Poiché l’attività antimicrobica dei batteri lattici è spesso correlata alla<br />
produzione di diverse molecole quali acidi organici, peptidi e batteriocine (Corsetti et<br />
al., 1998b, Lavermicocca et al. , 2000, Lavermicocca et al 2003, Ström et al. 2002), i<br />
6 prodotti di fermentazione selezionati sono stati sottoposti a trattamenti chimico-<br />
fisici per definire la natura <strong>del</strong>le sostanze attive. I risultati ottenuti hanno escluso il<br />
coinvolgimento di molecole di natura proteica, individuando nella produzione di acidi<br />
organici e nell’acidificazione i probabili responsabili <strong>del</strong>l’attività. Poiché è noto che E.<br />
fibuliger, P. roqueforti e Aspergillus spp sono specie tolleranti a condizioni di acidità<br />
spinte (pH 1-4) (Lavermicocca et al. 2003; De Muynck et al. 2004) l’inibizione<br />
fungina non può essere attribuita al solo abbassamento <strong>del</strong> pH. E’ quindi più<br />
probabile che l’attività inibente dei PF dipenda dall’effetto <strong>degli</strong> acidi lattico e acetico<br />
esaltato dalle condizioni di elevata acidità. Infatti i tre ceppi W. cibaria C21-4, L.<br />
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