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TESI Dottorato FAVILLA MARA - Università degli Studi del Molise

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queste specie sono omofermentanti, ma in particolari condizioni (ad esempio, se la<br />

fonte di carbonio disponibile è un pentoso), viene attivato il pathway 6-PG/PK, con<br />

conseguente fermentazione eterolattica (Axelsson, 2004). I LAB producono anche<br />

altri composti, oltre agli acidi lattico e acetico, che influenzano positivamente l’aroma<br />

ed il sapore <strong>degli</strong> alimenti fermentati, come il diacetile che proviene dal metabolismo<br />

<strong>del</strong> citrato. I LAB hanno complesse esigenze nutritive soprattutto per quanto<br />

riguarda i carboidrati fermentescibili, aminoacidi, acidi grassi, sali e vitamine<br />

(Björkroth e Holzapfel, 2006; Hammes e Hertel, 2003). I batteri lattici sono la<br />

companente microbiologica fondamentale <strong>del</strong> lievito naturale.<br />

Il lievito naturale è costituito principalmente da una miscela di farina e acqua<br />

fermentata da batteri lattici (LAB) e lieviti (Saccharomyces cerevisiae, Candida<br />

krusei, Hansenula anomala) in un rapporto di 100:1 (Ottogalli et al., 1996). Per<br />

lievito naturale (impasto acido o lievito acido) si intende un impasto formato da<br />

acqua, farina ed eventualmente sale, che, lasciato fermentare spontaneamente<br />

senza l’intervento di microrganismi <strong>del</strong>iberatamente aggiunti, contiene un complesso<br />

sistema biologico costituito da batteri lattici e lieviti. Tali microrganismi originano<br />

direttamente dalla farina o dall’ambiente di lavorazione e sono responsabili <strong>del</strong><br />

processo fermentativo. La propagazione <strong>del</strong> lievito naturale ed il mantenimento <strong>del</strong>la<br />

sua attività fermentativa sono realizzati mediante la tecnica <strong>del</strong> “rinfresco” che<br />

consiste nell’aggiunta periodica di acqua e farina, prima di ogni ciclo di<br />

fermentazione, allo scopo di garantire un adeguato rifornimento di nutrienti e di<br />

realizzare condizioni ambientali selettive per i microrganismi di interesse (Onno e<br />

Roussel, 1994; Quaglia, 1984).<br />

La microflora <strong>del</strong> lievito naturale è caratterizzata da una grande variabilità di<br />

specie e di ceppi che origina dalle numerose tradizioni panarie di diversa origine<br />

geografica. L’ecologia microbica <strong>del</strong> lievito naturale è influenzata da fattori endogeni<br />

(composizione chimica e microbiologica <strong>del</strong>l’impasto) e esogeni (temperatura,<br />

attività d’acqua, potenziale redox) (Hammes e Gänzle, 1998; Hammes et al., 1996;<br />

Vogel et al., 1996). In particolare, i parametri <strong>del</strong> processo quali attività <strong>del</strong>l’acqua,<br />

quantità e composizione <strong>degli</strong> starter, numero dei rinfreschi, durata <strong>del</strong>la<br />

fermentazione agiscono in modo rilevante sulla ecologia microbica <strong>del</strong> lievito<br />

naturale, favorendo la selezione e lo sviluppo <strong>del</strong>la microflora lattica e dei lieviti<br />

rispetto a quello di altri microrganismi che naturalmente contaminano le farine o gli<br />

ambienti dove avviene la lavorazione <strong>del</strong>l’impasto. Nei lieviti naturali tradizionali i<br />

batteri lattici etero-fermentanti rappresentano le specie dominanti <strong>del</strong> processo<br />

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