L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis
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<strong>di</strong> un’opera figurativa». 5 La parola deriva dal greco ekphrasein, che Scott traduce con<br />
«to speak out» 6 , Heffernan «telling in full». Emilie L. Bergmann afferma invece che<br />
ekphrasein significa «to elaborate upon» o «to report in detail», non «to speak forth» o<br />
«to <strong>di</strong>gress» 7 . Il Grande <strong>di</strong>zionario italiano dell’uso <strong>di</strong> Tullio De Mauro definisce<br />
ecfrasis come «descrizione elaborata, spec. <strong>di</strong> luoghi o <strong>di</strong> opere d’arte». Secondo<br />
questo <strong>di</strong>zionario la parola greca èkhprasis (esposizione, spiegazione) deriva da<br />
ekphràzo (espongo). «Ecfrasis» o «ecfrasi» appare in italiano <strong>nel</strong>la seconda metà del<br />
XVI secolo. Per evitare equivoci, in seguito la forma greca ekphrasis viene usato in<br />
senso antico, mentre «ecfrasis» è usato <strong>nel</strong> senso moderno, con il referente figurativo.<br />
Il capitolo 2.2 cerca <strong>di</strong> delucidare lo sviluppo del concetto e i problemi causati<br />
dall’ambiguità.<br />
Il significato del termine «ecfrasis» è stato oggetto <strong>di</strong> ridefinizioni. Mentre Leo<br />
Spitzer la definisce come una descrizione poetica <strong>di</strong> un oggetto pittoreo o scultoreo 8 ,<br />
Jean Hagstrum usa la parola soltanto per riferirsi a un proce<strong>di</strong>mento poetico che fa<br />
parlare un oggetto d’arte altrimenti senza voce 9 . Nei decenni recenti il legame<br />
dell’ecfrasis con un’opera d’arte è <strong>di</strong>ventato intrinseco, nonostante il fatto che solo<br />
negli anni ’90 la critica letteraria abbia cercato <strong>di</strong> definire con maggiore precisione il<br />
termine e la sua funzione 10 . Non è comunque sempre facile classificare l’ecfrasis<br />
dentro le categorie letterarie convenzionali, proprio perché mancano le caratteristiche<br />
formali o sintattiche 11 . In effetti, dopo il <strong>di</strong>stacco dal contesto retorico l’ecfrasis non<br />
segue più una forma predeterminata. Tuttavia è sempre riconoscibile per il suo<br />
referente (l’arte figurativa), benché possa trattare anche altri soggetti: l’artista o la sua<br />
bravura, la reazione dello spettatore o ad<strong>di</strong>rittura l’ingegno del poeta 12 .<br />
Dunque, siccome l’ecfrasis non ha una forma unica risulta <strong>di</strong>fficile stu<strong>di</strong>arla<br />
esclusivamente con mezzi linguistici. Neanche il linguaggio dell’ecfrasis è affatto<br />
speciale: la descrizione <strong>di</strong> un’opera d’arte non è <strong>di</strong>versa da una qualsiasi altra<br />
descrizione. Come <strong>di</strong>ce Mitchell, anche quando gli oggetti «parlano», parlano la<br />
5<br />
P. es. Heffernan 1993, n. 2, p. 1; e 1994, 219; Putnam 1998, n. 1, p. 1. Comunque gli scrittori<br />
tardoromani avrebbero usato descriptio, evidentia o enargeia invece <strong>di</strong> ekphrasis per descrivere il<br />
fenomeno <strong>di</strong> portare un oggetto davanti agli occhi «mentali».<br />
6<br />
Scott 1991, 301.<br />
7<br />
Bergmann 1979, 2. Amy Golahny con<strong>di</strong>ve il suo punto <strong>di</strong> vista.<br />
8<br />
Spitzer 1962, 72.<br />
9<br />
Hagstrum 1958, 18.<br />
10<br />
P. es. Golahny 1996, 12.<br />
11<br />
P. es. Heffernan 1993, 192-194; Rubins 2000, 9.<br />
12<br />
P. es. Golahny 1996, 14; Rubins 2000, 9.<br />
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