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L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis

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4. CONCLUSIONI<br />

Il sistema efrastico del <strong>Piacere</strong> si rivela variegato, ma coerente. L’effetto che il<br />

romanzo produce è in grande misura generato dall’ecfrasis: il testo <strong>di</strong>venta un bello<br />

scrigno che custo<strong>di</strong>sce forze potenziali. L’analisi <strong>di</strong>mostra che D’Annunzio innalza<br />

l’ecfrasis da esercizio <strong>di</strong> stile a un nuovo livello (cfr. es. 12 e 13). Tuttavia <strong>nel</strong><br />

romanzo sono visibili anche caratteristiche dell’epkhrasis classica: i passi ecfrastici<br />

specificano la scena e i personaggi, inoltre contribuiscono all’effetto persuasivo del<br />

testo (cfr. 2.2.1), che Cantelmo descrive con la teoria della ricezione.<br />

Gli strumenti operativi dei quali mi sono servito, i concetti <strong>di</strong> Robillard eYacobi,<br />

aiutano a analizzare le forme in cui l’ecfrasis si manifesta <strong>nel</strong> testo, benché in tanti<br />

casi la classificazione non sia univoca. L’analisi basata sulla classificazione <strong>di</strong><br />

Robillard <strong>di</strong>mostra che l’ecfrasis descrittiva è la forma più comune (tabella 1), mentre<br />

la categoria EATB/marcatura indeterminata è forse la più <strong>di</strong>fficile da classificare (cfr.<br />

es. 15a/b/c). La <strong>di</strong>fferenza primaria è che <strong>nel</strong>l’ambiente romano (cioè l’elemento noto)<br />

prevale la forma descrittiva dell’ecfrasis, ed è del tutto assente quella associativa,<br />

mentre a Schifanoja (l’elemento nuovo) le forme sono più complicate e libere, e<br />

manca la variazione attributiva. Un fatto singolare è che sebbene la «strutturazione<br />

analociga» sembri improbabile <strong>nel</strong>la prosa, una certa imitazione si manifesta negli<br />

esempi su Watteau (es. 26, 27) e l’ombelico (es. 82c). Inoltre la cadenza delle parole<br />

soffuso d’un pallor d’ambra (es. 64) corrisponde alle forme sciolte del corpo <strong>di</strong><br />

Danae.<br />

Le formule delle similitu<strong>di</strong>ni ecfrastiche, presentate <strong>nel</strong>le tabelle 2-6, <strong>di</strong>mostrano<br />

che il raffronto me<strong>di</strong>ante associazione è il più comune. Le SE romane sono tutte<br />

attributive, con il segno <strong>di</strong> raffronto e il veicolo più semplice possibile, mentre a<br />

Schifanoja la maggioranza sono associative, e la forma del veicolo è variegata (tabella<br />

2). Nelle opere d’arte il paragone si realizza più spesso me<strong>di</strong>ante attribuzione, e il<br />

veicolo ha una forma più semplice che negli altri artefatti (tabella 3). Il segno <strong>di</strong><br />

raffronto ha più varietà che <strong>nel</strong>l’ambientazione. Mentre <strong>nel</strong>le similitu<strong>di</strong>ni che<br />

descrivono gli uomini (tabella 6) la metà sono attributive, la metà associative, negli<br />

esempi femminili il raffronto associativo è più comune (tabelle 4 e 5). Sia i segni <strong>di</strong><br />

raffronto che i veicoli sono più espressivi e variegati <strong>nel</strong>le SE che riguardano Elena e<br />

Maria, e <strong>di</strong>ventano più semplici con altri personaggi. Inoltre i veicoli che descrivono<br />

Maria, personaggio spirituale e «astratto» (<strong>nel</strong> senso che non ha un modello <strong>nel</strong>la<br />

realtà esterna), sono meno specifici degli altri, e richiedono un maggiore grado <strong>di</strong><br />

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