L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis
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73), La processione del Corpus domini a Chieti (1876-77) e altri più <strong>di</strong>fficilmente<br />
identificabili, come il seguente:<br />
12. Si pensava a <strong>di</strong>vinità ingognite, si sognavano amori strani <strong>di</strong> sfingi e <strong>di</strong> chimere e <strong>di</strong> mostri<br />
alati naviganti in alto, sopra spiagge taciturne, sopra mari inviolati.<br />
Che fascino in quei profon<strong>di</strong> occasi <strong>di</strong> autunno morenti su la gran tristezza dei mari! I vapori<br />
sanguigni e maligni ardevano all’orizzonte, gittando sprazzi su ‘l fosco delle acque; un viluppo <strong>di</strong><br />
nuvoli paonazzi si ergeva dai vapori; e in quella luce tragica un corteo <strong>di</strong> vele triangolari<br />
nereggiava su l’ultimo limite. Erano vele d’una tinta indescrivibile, avevano qualche cosa <strong>di</strong><br />
funerario: come un senso umano <strong>di</strong> terrore e <strong>di</strong> dolore incombeva su quel mare, come un<br />
accasciamento d’agonia gravava su quell’aria. Si restava lì <strong>di</strong>nanzi, attratti, fantasticando, in una<br />
malinconia senza fine. (Scritti 1996, 89, ED)<br />
Il passo <strong>di</strong>namico procede con ecfrasis <strong>di</strong> altre tele, però non specificate. Prima del<br />
passo citato c’è un riferimento al me<strong>di</strong>um, il pastello, benché la tecnica nei quadri<br />
descritti sia anche olio e tempera. La reazione emotiva è esplicita, come anche<br />
l’interpretazione soggettiva, eppure è impersonale, non c’è un io che guarda e<br />
reagisce. Nel romanzo troviamo una ripresa, un’ecfrasis latente (benchè abbastanza<br />
palese per chi conosca l’attività giornalistica <strong>di</strong> D’Annunzio) mascherata come una<br />
descrizione marina:<br />
13. Un giorno, egli si vide perduto. Vapori sanguigni e maligni ardevano all’orizzonte, gittando<br />
sprazzi <strong>di</strong> sangue e d’oro sul fosco delle acque; un viluppo <strong>di</strong> nuvoli paonazzi ergevasi da’ vapori,<br />
simile a una zuffa <strong>di</strong> centauri immani sopra un vulcano in fiamme; e per quella luce tragica un<br />
corteo funebre <strong>di</strong> vele triangolari nereggiava su l’ultimo limite. Erano vele d’una tinta<br />
indescrivibile, sinistre come le insegne della morte; segnate <strong>di</strong> croci e <strong>di</strong> figure tenebrose;<br />
parevano vele <strong>di</strong> navigli che portassero cadaveri <strong>di</strong> appestati a una qualche maledetta isola<br />
popolata <strong>di</strong> avvoltoi famelici. Un senso umano <strong>di</strong> terrore e <strong>di</strong> dolore incombeva su quel mare, un<br />
accasciamento d’agonia gravava su quell’aria. Il fiotto sgorgante dalle ferite de’ mostri azzuffati<br />
non restava mai, anzi cresceva in fiumi che arrossavano le acque per tutto lo spazio, sino alla<br />
sponda, facendosi qua e là violaceo e verdastro come per corruzione. Di tratto in tratto il viluppo<br />
crollava, i corpi si deformavano o si squarciavano, lembi sanguinosi pendevano giù dal cratere o<br />
sparivano inghiottiti dall’abisso. Poi, dopo il gran crollo, rigenerati, i giganti balzavan <strong>di</strong> nuovo<br />
alla lotta, più atroci; il cumulo si ricomponeva, più enorme; e ricominciava la strage, più rossa,<br />
finché i combattenti rimanevan esangui tra la cenere del crepuscolo, esanimi, <strong>di</strong>sfatti, sul vulcano<br />
semispenti.<br />
Pareva un episo<strong>di</strong>o d’una qualche titanomachia primitiva, uno spettacolo eroico, visto, a traverso<br />
un lungo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> età, <strong>nel</strong> cielo della favola. Andrea, con l’animo sospeso, seguiva tutte le<br />
vicende. (p. 137, ED)<br />
L’inizio, cioè la parte più fedele all’ecfrasis preesistente, è possibile interpretarlo<br />
anche come EATB/marcatura indeterminata, poiché la ED richiederebbe che la fonte<br />
figurativa fosse esplicita. Invece qui nessun segno testuale segnala l’inserimento del<br />
calco figurativo. La rappresentazione visiva è invisibile. In effetti, il passo illustra la<br />
tecnica dell’intarsio. Tuttavia è un’ecfrasis effettiva riciclata e come tale possiamo<br />
classificarla come ED. All’ecfrasis riusata viene aggiunta un <strong>di</strong>gressione, un elemento<br />
mitologico, introdotto con la similitu<strong>di</strong>ne simile a una zuffa <strong>di</strong> centauri immani sopra<br />
un vulcano in fiamme (è possibile interpretare l’enunciato sia come SE, se pensiamo<br />
che riferisce a una fonte figurativa, sia come un’allusione letteraria). Quin<strong>di</strong> invece <strong>di</strong><br />
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