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L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis

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maniera, risultato dal processo <strong>di</strong> scrittura frettoloso, che D’Annunzio riutilizzi le<br />

stesse formule in varie occasioni. Tuttavia è possibile interpretare la sua tecnica come<br />

analoga alla tecnica del ritor<strong>nel</strong>lo <strong>nel</strong>la poesia, che contribuisce a creare un ritmo o<br />

una struttura geometrica. Quin<strong>di</strong> sarebbe un mezzo ricercato.<br />

3.2. LA POETICA DEGLI OGGETTI<br />

Il <strong>Piacere</strong> è un vero museo creato con parole. Heffernan <strong>di</strong>ce che «twentieth century<br />

ekphrasis springs from the museum, the shrine where all poets worship in a secular<br />

age» 22 , e D’Annunzio è uno degli idolatri. Per Andrea Sperelli l’arte sostituisce la<br />

religione: è un’esperienza mistica, una via per l’elevazione morale. D’altro canto<br />

l’ammirazione non è sufficiente per Andrea: «il suo gran sogno era <strong>di</strong> possedere» le<br />

opere <strong>di</strong> Michelangelo, dei Carracci, <strong>di</strong> Raffaello ecc. In effetti l’ecfrasis è un mezzo<br />

ideale per esprimere il tema del possesso, perché dentro il mezzo verbale è possibile<br />

possedere le opere che appartengono alla realtá esteriore.<br />

La questione della rappresentazione è pertinente anche negli artefatti. Un’opera<br />

d’arte è sempre una rappresentazione, ma un oggetto può esserlo o no. Spesso gli<br />

oggetti d’uso intorno ai personaggi sono rappresentazioni <strong>di</strong> sé, del personaggio,<br />

anche <strong>nel</strong> <strong>Piacere</strong>. Per l’argomento la questione nodale è comunque se il referente<br />

figurativo è rappresentazione, come richiede l’ecfrasis. Un’altra questione rilevante è<br />

la <strong>di</strong>fferenza fra un’opera d’arte e un oggetto artigianale. Un criterio è che un’opera<br />

d’arte non ha una funzione pratica, ma solo estetica; emerge poi il problema dove<br />

collocare gli oggetti d’uso istoriati, oppure che hanno una qualità molto raffinata.<br />

Nell’analisi il criterio per la <strong>di</strong>visione è proprio la rappresentazione, quin<strong>di</strong> gli oggetti<br />

inclusi rimandano a qualcosa altro, per esempio me<strong>di</strong>ante raffigurazioni; cioè, in breve<br />

un referente artistico è neccessario. La <strong>di</strong>visione oggetti-opere d’arte non è quin<strong>di</strong> una<br />

valutazione estetica, il valore artistico non viene preso in considerazione. In effetti,<br />

per chiarezza alcune opere d’arte sono presentate sotto il titolo «Oggetti» e viceversa.<br />

Un altro criterio per la <strong>di</strong>visione è il livello ontologico presentato da Yacobi. Gli<br />

oggetti e le opere d’arte possono esistere solo dentro il mondo fittizio del romanzo,<br />

come le opere <strong>di</strong> Andrea, oppure hanno un referente <strong>nel</strong>la realtà esteriore. Tuttavia la<br />

<strong>di</strong>visione non è rigida: i <strong>di</strong>versi livelli possono anche mescolarsi, come vedremo in<br />

3.2.3. Inoltre alcuni oggetti sono identificabili solo attraverso un’analisi filologica, ed<br />

22 Heffernan 1993, 138.<br />

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