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L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis

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transparente maschera incantata, <strong>di</strong>rei quasi un oscuro fascino notturno, il <strong>di</strong>vino orrore della<br />

Notte. (p.40)<br />

Quin<strong>di</strong> negli es. 57-61 Elena sembra la vera «superfemmina», capace <strong>di</strong> possedere un<br />

uomo sessualmente. Tuttavia ha anche un lato solare. È significativo che il viso <strong>di</strong><br />

Elena sembri puro o <strong>di</strong>vino quando visto <strong>di</strong> profilo (es. 60, 63), come in<strong>di</strong>ca il<br />

raffronto con le medaglie, in cui le effigi sono <strong>di</strong> profilo, cioè quando lo sguardo è<br />

invisibile. Anche il corpo è privo <strong>di</strong> minaccia:<br />

63. Pareva ad Elena essere deificata dall’amante, come l’Isotta riminese <strong>nel</strong>le in<strong>di</strong>struttibili<br />

medaglie che Sigismondo fece coniare in gloria <strong>di</strong> lei. (p. 98, SE/associazione)<br />

64. Il suo corpo sul tappeto per i movimenti dei muscoli e per l’ondeggiar delle ombre pareva<br />

sorridere da tutte le giunture, [...] soffuso d’un pallor d’ambra che richiamava al pensiero la<br />

Danae <strong>di</strong> Correggio [SE/attribuzione]. Ed ella aveva appunto le estremità un po’ correggesche, le<br />

mani e i pie<strong>di</strong> piccoli e pieghevoli, quasi <strong>di</strong>rei arborei come <strong>nel</strong>le statue <strong>di</strong> Dafne in sul principio<br />

primissimo della metamorfosi favoleggiata. (p. 6, SE/associazione)<br />

65. [le braccia <strong>di</strong> Elena] Erano così perfette <strong>nel</strong>l’appiccatura e <strong>nel</strong>la forma che richiamavano la<br />

similitu<strong>di</strong>ne firenzuolesca del vaso antico «<strong>di</strong> mano <strong>di</strong> buon maestro» e tali dovevano essere<br />

«quelle <strong>di</strong> Pallade quando era innanzi al pastore». (pp. 55-56, SE/associazione)<br />

66.Ed a lui che accorreva ella dava imagine d’una <strong>di</strong>vinità avvolta in una zona <strong>di</strong> firmamento. (p.<br />

95, SE/associazione).<br />

I veicoli <strong>nel</strong>le similitu<strong>di</strong>ni sono completamente <strong>di</strong>versi dai precedenti; invece <strong>di</strong> notte,<br />

morte e corruzione prevale l’armonia dell’arte classica e le sfumature <strong>di</strong> ambra.<br />

Nell’es. 64 appare il primo riferimento alla metamorfosi, quin<strong>di</strong> l’ecfrasis antecipa gli<br />

eventi o la tematica del romanzo, cioè la fusione delle due figure femminili. Nell’es.<br />

65 le SE sono riciclate, l’origine è il Dialogo delle bellezze delle donne, Discorso<br />

secondo <strong>di</strong> Firenzuola (p. 56, n. 1). Possiamo classificare la similitu<strong>di</strong>ne <strong>nel</strong>l’es. 66<br />

come ecfrastica, poiché conosciamo le <strong>di</strong>vinità attraverso raffigurazioni (ma non solo,<br />

cfr. anche es. 23b), mentre il riferimento a Pallade sembra piuttosto un’allusione<br />

letteraria. Anche l’enunciato «Voi [...] dovete avere il corpo della Danae del<br />

Correggio.» (p. 56) non è una SE, ma una semplice ipotesi.<br />

Mentre l’immagine <strong>di</strong> Elena è tracciata con il chiaroscuro - da un lato è deificata,<br />

dall’altro è quasi demoniaca - l’immagine <strong>di</strong> Maria è conforme. Come segnala per<br />

esempio Cantelmo, Elena ha tanti prototipi, Maria invece no 54 . La marchesa d’Ateleta<br />

definisce la sua amica con una metafora: «Maria è una turris eburnea» (p. 157). Gli<br />

esempi 67a/b non sono SE, benché abbiano un referente figurativo:<br />

67a. Quanta richezza e varietà <strong>di</strong> linee avrebbe potuto dare al <strong>di</strong>segno d’una figura muliebre quella<br />

volubile e <strong>di</strong>visibile massa <strong>di</strong> capelli neri! (p. 162)<br />

54 Cantelmo 1996, 100.<br />

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