L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis
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il raffonto produce un riconoscimento imme<strong>di</strong>ato, sicché Famulus <strong>di</strong>venta una sosia<br />
per il cane dei d’Arundel, mentre le allusioni <strong>nel</strong>le attitu<strong>di</strong>ni mirabili <strong>di</strong> quelli i quali<br />
Raffaello <strong>di</strong>pinse e alla maniera <strong>di</strong> Callot (es. 54) si riferiscono alla maniera in cui le<br />
opere sono (o sarebbero) realizzate. Ancora più generico è che ricordava quello de’<br />
musaici.<br />
Le altre opere <strong>di</strong> Andrea sono descritte, anzi lodate, <strong>nel</strong> <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> Maria Ferres (pp.<br />
189-228). Le copie fatte in musei europei aiutano Maria a comprendere l’arte (pp.<br />
195-196). Maria descrive minuziosamente la tecnica e i materiali, che Andrea ha reso<br />
noto. Anche i soggetti sono presentati in modo analogo:<br />
52a. I <strong>di</strong>segni sono conservati in belle custo<strong>di</strong>e <strong>di</strong> cuoio inciso con borchie e fermagli d’argento<br />
imitanti quelli dei messali. La varietà della tecnica è ingegnosissima. Certi <strong>di</strong>segni, dal Rembrandt,<br />
sono eseguiti su una specie <strong>di</strong> carta un po’ rossastra, riscaldata con matita sanguigna, acquarellata<br />
con bistro; e le luci son rilevate con bianco a tempera [ecc.] (p. 196, EATB/allusione-EASC/stile)<br />
b. Quei lunghi corpi s<strong>nel</strong>li come steli <strong>di</strong> gigli; quei colli sottili e reclinati; quelle fronti convesse e<br />
sporgenti; [ecc] (196-197, EASC/stile-topos)<br />
I passi sono abbastanza ripetivi, senza enargeia, e <strong>di</strong> nuovo come da un catalogo (cfr.<br />
es.11). Anche quando Andrea <strong>di</strong>segna la mano <strong>di</strong> Maria, Maria segnala prima la<br />
tecnica: «Disegnava a matita nera e a matita sanguigna» (p. 218). I <strong>di</strong>segni si<br />
mescolano con i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria, e restano impronte <strong>nel</strong>la sua mente. La risposta alle<br />
opere è esplicita (cfr. es. 19a):<br />
53a. in mezzo al tumulto confuso vedo [corsivo dell’autore], pur sempre le donne dei Primitivi, le<br />
in<strong>di</strong>menticabili teste delle Sante e delle Vergini, quelle che sorridevano alla mia infanzia religiosa,<br />
<strong>nel</strong>la vecchia Siena, dai freschi <strong>di</strong> Taddeo e <strong>di</strong> Simone. (p. 196, EATB-allusione)<br />
b. Gli occhi delle Vergine e delle Sante mi perseguitavano. Vedo [corsivo dell’autore], ancóra<br />
quelli occhi cavi, lunghi e stretti, con le palpebre abbassate (p. 198, EASC/stile-topos)<br />
Oltre a queste opere che esistono dentro il mondo della finzione, <strong>nel</strong> romanzo ci sono<br />
anche opere doppiamente fittizie, cioè le opere progettate da Andrea, che esistono solo<br />
<strong>nel</strong>la sua testa:<br />
54. In materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, egli intendeva illustrare con acque forti la terza e la quarta giornata del<br />
Decamerone prendendo ad esempio quella Istoria <strong>di</strong> Nastagio degli Onesti ove Sandro Botticelli<br />
rivela tanta raffinatezza <strong>di</strong> gusto <strong>nel</strong>la scienza del gruppo e dell’espressione [EATB-allusione].<br />
Inoltre vagheggiava una serie <strong>di</strong> Sogni, <strong>di</strong> Capricci, <strong>di</strong> Grotteschi, <strong>di</strong> Costumi, <strong>di</strong> Favole, <strong>di</strong><br />
Allegorie, <strong>di</strong> Fantasie[corsivi dell’autore] alla maniera volante del Callot [SE/associazione] ma<br />
con un ben <strong>di</strong>verso sentimento e un ben <strong>di</strong>verso stile, per potersi liberamente abbandonare a tutte<br />
le sue pre<strong>di</strong>lezioni, a tutte le sue imaginazioni, a tutte le sue più acute curiosità e più sfrenate<br />
temerità <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnatore. (pp. 156-157) 42<br />
42 Nell’es. 54 Callot è in forma francese, mentre <strong>nel</strong>l’es. 46 è italianizzato (Callotta). Charles Baudelaire<br />
ha scritto tante poesie ecfrastiche per incisioni, che sono pubblicate <strong>nel</strong> suo Les Fleurs du mal (1857).<br />
Una è Bohémiens en Voyage scritto per le acquaforti <strong>di</strong> Jacques Callot. Hollander 1995, 180-82.<br />
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