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L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis

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L’es. 37 è una SE solo se supponiamo che i più bei lavori in ferro del secolo XVI<br />

siano rappresentazioni. In effetti il romanzo contiene numerose descrizioni o<br />

riferimenti degli oggetti che ripeteno le formule presentate sopra, ma in cui i veicoli o<br />

gli oggetti descritti non sono rappesentazioni. Inoltre gli attributi comuni <strong>nel</strong>le SE e<br />

descrizioni paesistiche vengono usati anche per gli oggetti. Spesso hanno una<br />

superficie riflettente e scintillano, come per esempio in «la moda dell’esilissimo vaso<br />

<strong>di</strong> Murano, latteo e gangiante come l’opale» e «fuor <strong>di</strong> quel fragile tubo che certo<br />

l’artefice avea foggiato con un soffio in una gemma liquefatta» (p. 46).<br />

Negli esempi 30-33 il linguaggio è poco più espressivo che nei cataloghi d’asta,<br />

ma le ecfrasis descrittive (es. 25-27) sono <strong>di</strong>namiche, come gli esempi paesastici.<br />

L’ingegno dell’artefice viene enfatizzato sovente nei passi (es. 25-27, 30a/b, anche<br />

negli esempi successivi), il che è tipico dell’ecfrasis. Appunto, quando l’ecfrasis loda<br />

l’ingegno artistico, attira l’attenzione sull’ingegno dell’autore. Negli esempi 29, 30a,<br />

31a, 32a/b/c, e 33 è invece più importante l’origine, che garantisce l’alta qualità -<br />

oppure la modesta, come <strong>nel</strong>l’es. 30b.<br />

3.2.2 Opere d’arte<br />

Andrea vuole possedere tutto: il patrimonio romano, oggetti preziosi, e naturalmente<br />

donne, cioè tutto quello che produce piacere. Egli sente che «Nessuno doveva bevere<br />

al bicchiere dove aveva egli bevuto una volta» (p. 271). L’idea è in accordo con il<br />

pensiero <strong>di</strong> essere un eletto. Le opere d’arte e gli oggetti fanno parte del sogno <strong>di</strong><br />

essere «un principe romano» e <strong>di</strong>stinguersi dal «grigio <strong>di</strong>luvio democratico»:<br />

38a. E il suo gran sogno era <strong>di</strong> possedere un palazzo incoronato da Michelangelo e istoriato dai<br />

Caracci, come quello Farnese; una galleria piena <strong>di</strong> Raffaelli, <strong>di</strong> Tiziani, <strong>di</strong> Domenichini, come<br />

quella Borghese; una villa, come quella d’Alessandro Albani, dove i bussi profon<strong>di</strong>, il granito<br />

rosso d’Oriente, il marmo bianco <strong>di</strong> Luni, le statue della Grecia, le pitture del Rinascimento, a<br />

memorie stesse del luogo componessero un incanto intorno a un qualche superbo amore. (p. 38,<br />

EATB/nominazione-allusione)<br />

b. Certo, s’egli avesse posseduto il Discobolo <strong>di</strong> Mirone o il Doriforo <strong>di</strong> Policleto o la Venere<br />

cni<strong>di</strong>a la sua prima cura sarebbe stata <strong>di</strong> chiudere il capolavoro in un luogo inaccessibile e <strong>di</strong><br />

goderne da solo, perché il go<strong>di</strong>mento altrui non <strong>di</strong>minuisse il suo proprio. (p. 271,<br />

EATB/nominazione)<br />

Quin<strong>di</strong>, nei pensieri <strong>di</strong> Andrea, egli non vorrebbe con<strong>di</strong>videre con altri nessun oggetto<br />

<strong>di</strong> bellezza. Occorre notare che il marmo bianco <strong>di</strong> Luni, le statue della Grecia, le<br />

pitture del Rinascimento sono i referenti che troviamo nei veicoli <strong>nel</strong>le similitu<strong>di</strong>ni<br />

femminili. Anche le opere d’arte non possedute <strong>di</strong>ventano strumenti <strong>nel</strong> gioco del<br />

possesso: sono testimoni delle scene amorose, come i luoghi romani (cfr. 3.2.1). Le<br />

gallerie che conoscono l’amore <strong>di</strong> Andrea e Elena offrono uno sfondo mirabile:<br />

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