L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis
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Qui Watteau è un rappresentante della gioa <strong>di</strong> vivere. L’es. 26 suggerisce che <strong>nel</strong> ’700<br />
l’arte <strong>di</strong> Watteau è la norma, mentre l’orologio è un’eccezione dalla norma. Quin<strong>di</strong><br />
l’orologio come insegna della morte contesta la norma mimetica prevalente del secolo,<br />
<strong>nel</strong> senso presentato da Smith (cfr. 2.4). Negli es. 25 e 27 è il narratore che ammira<br />
l’orologio e le tappezzerie, mentre <strong>nel</strong>l’es. 26 è Andrea che guarda l’orologio e mette i<br />
due mo<strong>di</strong> rappresentativi in conflitto, e così facendo in un certo modo contesta il truth<br />
claim presentato dal narratore. Dunque, D’Annunzio crea un gioco <strong>di</strong> contrasti<br />
<strong>nel</strong>l’entità testuale con l’oggetto e il referente figurativo. Il contrasto si manifesta<br />
anche <strong>nel</strong> linguaggio: l’es. 27 e teneri i<strong>di</strong>llii pastorali gli orioletti destinati a segnar<br />
pe’ cicisbei l’ora de’ ritrovi ne’ parchi del Watteau <strong>nel</strong>l’es. 26 rispecchiano l’arte<br />
leggiadra e decorativa del Watteau, mentre l’orologio viene descritta con «sobrietà»,<br />
senza arabeschi verbali.<br />
Gli esempi 28a/b sono ancora descrittivi, ma l’enargeia è già <strong>di</strong>minuita. Illustrano<br />
una qualità tipica dell’ecfrasis, la frizione rappresentativa (cfr. 2.4.3; ed es. 19b):<br />
28a. Una gru <strong>di</strong> bronzo, a una estremità, reggeva <strong>nel</strong> becco levato un piatto sospeso a tre cate<strong>nel</strong>le,<br />
come quel d’una bilancia; e il piatto conteneva un libro nuovo e una piccola sciabola giapponese,<br />
un waki-zashi, ornato <strong>di</strong> crisantemi d’argento <strong>nel</strong>la guaina, <strong>nel</strong>la guar<strong>di</strong>a, <strong>nel</strong>l’elsa. (p. 55, ED,<br />
corsivo dell’autore)<br />
b. Dolce cosa far harakiri con quella piccola sciabola ornata <strong>di</strong> crisantemi che paion fiorire dalla<br />
lacca e dal ferro al tocco delle sue <strong>di</strong>ta! (p. 59, ED, corsivo dell’autore)<br />
Nell’es. 28a i crisantemi sono come effettivamente sono, d’argento, mentre <strong>nel</strong>l’es.<br />
28b sembrano fiorire. I due esempi sono anche manifestazioni della concezione<br />
estetica del periodo, il giapponismo. Il nuovo libro posato sul piatto invita Andrea a<br />
parlare dell’amore, quin<strong>di</strong> l’amore e la morte si mescolano come negli esempi<br />
precedenti. La frizione <strong>nel</strong> me<strong>di</strong>um si effettua anche <strong>nel</strong>l’esempio seguente, che<br />
descrive la cornice dello specchio, che prima riflette l’immagine <strong>di</strong> Elena (p. 30), poi<br />
<strong>di</strong> Maria (p. 337):<br />
29. un piccolo specchio antico dalla cornice ornata <strong>di</strong> figure scolpite con uno stile così agile e<br />
franco che parevano, piuttosto che <strong>nel</strong> legno, formate in un oro malleabile. Era un’assai leggiadra<br />
cosa, uscita certo dalle mani d’un delicato quattrocentista per una Mona Amorrosisca o per una<br />
Laldomine. (p. 30, EASC/stile)<br />
I nomi provengono da testi <strong>di</strong> Angelo Firenzuola, Mona Amorrosisca dal Dialogo<br />
delle bellezze delle donne e Laldomine da Ragionamenti, «Novella terza», quin<strong>di</strong> ha<br />
anche un referente letterario (p. 30, n. 1). Lo specchio è uno strumento <strong>nel</strong>la tecnica<br />
del ritor<strong>nel</strong>lo, come anche le maioliche durantine:<br />
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