L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis
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In effetti Roma viene costantemente descritta con luce, come gli spazi interni, con<br />
luminosa biondezza, chiaror tra biondo e roseo, luccicor cristallino, latteo, <strong>di</strong>afano,<br />
argentea, aureo, d’oro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante, <strong>di</strong> smeraldo ecc.<br />
Come abbiamo visto le ecfrasis vengono <strong>di</strong> solito inquadrate linguisticamente,<br />
cioè qualche segno esplicito in<strong>di</strong>ca che «ve<strong>di</strong>amo» oppure il personaggio «vede» un<br />
referente figurativo (ma non sempre, cfr. es. 13). Un tipo <strong>di</strong> proiezione visiva sono<br />
comunque le visioni mentali dei personaggi, inquadrati con mezzi linguistici.<br />
D'altronde una visione <strong>nel</strong>la mente del personaggio è per il ricevente una<br />
rappresentazione come qualsiasi immagine dentro il mondo fittizio del romanzo. Ad<br />
esempio Maria porta «<strong>nel</strong>la memoria l’imagine» della cappella Chigi al Duomo <strong>di</strong><br />
Siena, ma staccato dal contesto niente <strong>nel</strong> frammento in<strong>di</strong>ca che si tratta <strong>di</strong> un ricordo<br />
e non <strong>di</strong> una ED:<br />
92. Nella cappella preziosa, piena d’un ombra palpitante, d’una oscurità animata da’ riflessi<br />
gemmei delle pietre, ardevano le lampade; [...] sotto il mio sguardo intento, il marmo effigiato<br />
prendeva un pallor meno freddo, quasi <strong>di</strong>rei un tepore d’avorio; a poco a poco entrava <strong>nel</strong> marmo<br />
la pallida vita delle creature celesti, e <strong>nel</strong>le forme marmoree si <strong>di</strong>ffondeva la vaga trasparenza<br />
d’una carne angelicale. (p. 194)<br />
L’enunciazione «Ho sempre <strong>nel</strong>la memoria» serve a inquadrare l’esperienza, quin<strong>di</strong><br />
funziona come una formula <strong>di</strong> passaggio per un passo descrittivo. Altre formule sono<br />
<strong>di</strong> tipo «Allora sorse <strong>nel</strong>lo spirito dell'aspettante un ricordo.» (p. 6), seguita da un<br />
tableau o una descrizione. Le immagini (ri)sorgono o emergono, oppure qualcosa fa<br />
(ri)vedere, risveglia, o suscita una visione. In tante occasioni una tale immagine è<br />
travolgente <strong>nel</strong>la mente <strong>di</strong> Andrea: «L’imagine <strong>di</strong> Elena gli traversò il cuore» (p. 123),<br />
e «L’imagine <strong>di</strong> Donna Maria gli attraversò lo spirito» (p. 258). Gli esempi seguenti<br />
invece funzionano come un segno <strong>di</strong> passaggio per una descrizione:<br />
93a. La visione del paesaggio nomentano gli si apriva d’innanzi ora in una luce ideale, come uno<br />
<strong>di</strong> quei paessaggi sognati in cui le cose paiono essere visibili <strong>di</strong> lontano per un irra<strong>di</strong>amento che si<br />
prolunga dalle loro forme. (p. 7)<br />
b. L’imagine del bosco <strong>nel</strong>le acque degli stagni pareva infatti l’imagine sognata della scena reale.<br />
(p. 215)<br />
La scena del commiato (pp. 7-13) segue come un flashback l’es. 93a. Invece <strong>nel</strong>l’es.<br />
93b la descrizione successiva è più breve. Un gruppo particolare sono le immagini<br />
suscitate dalla musica o da un suono:<br />
94. certe molli cadenze della voce <strong>di</strong> lei [Donna Bianca Dolcebuoni] [...] gli suscitavano la visione<br />
d’un giar<strong>di</strong>n fresco d’acque pel quale ella andasse in compagnia d’altre donne sonando e cantando<br />
come in una vignetta del Sogno <strong>di</strong> Polifilo [corsivo dell’autore]. (p. 106)<br />
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