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L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis

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interpretazione dalla parte del lettore. Le formule ricche <strong>di</strong> similitu<strong>di</strong>ni compensano la<br />

figurazione stereotipata, vale a <strong>di</strong>re le caratteristiche o gli attributi riciclati. D’altro<br />

canto gli stessi referenti figurativi che servono per descrivere oggetti, opere d’arte e<br />

paesaggi o perfino donne (cfr. es. 38a), funzionano anche come connettivi, un piano<br />

unificante per tessere <strong>di</strong>verse.<br />

Dunque, il paragone me<strong>di</strong>ante l’attribuzione prevale quando il narratore/l’autore<br />

non vuole fermare il fluire del racconto per una <strong>di</strong>gressione, per esempio <strong>nel</strong>la<br />

descrizione dei personaggi secondari. La celebrità del veicolo garantisce il<br />

riconoscimento imme<strong>di</strong>ato. Analogamente le opere fittizie vengono collocate in un<br />

contesto noto al ricevente. Anche la descrittività aumenta quando l’autore non può<br />

appoggiarsi <strong>di</strong>rettamente su un modello esistente. L’ambiente immaginaria e le opere<br />

fittizie (es. 25, 26, 45, 48, 49, 50, 51) vengono descritte in modo vivace, mentre delle<br />

opere effettive vengono descritte in dettaglio solo la copia <strong>di</strong> Nelly O’Brien <strong>di</strong><br />

Reynolds (es. 57), e il paesaggio <strong>di</strong> Michetti (es. 13). Come abbiamo visto, <strong>nel</strong> primo<br />

caso l’ecfrasis è ambigua (descrive anche il ritratto fittizio <strong>di</strong> Elena) e <strong>nel</strong> secondo è<br />

«effettiva <strong>di</strong> seconda mano», mascherata come una descrizione marina (comunque<br />

occorre notare che <strong>nel</strong>le fonti usate nessun critico ha mai verificato l’esistenza del<br />

quadro). Le opere effettive vengono rappresentate me<strong>di</strong>ante mezzi d’espressione<br />

parsimoniosi, e sovente l’associazione si effettua con una parte minima dell’opera.<br />

Una delle funzioni dell’ecfrasis è quin<strong>di</strong> garantire la verisimilitu<strong>di</strong>ne, ma la sua<br />

particolarità contribuisce alla tematica del romanzo dannunziano anche in tanti altri<br />

mo<strong>di</strong>. La capacità delle immagini <strong>di</strong> sorgere dalla narrazione con imme<strong>di</strong>atezza fa sì<br />

che le ecfrasis funzionino come demarcatrici. Gli «incipit figurativi», vale a <strong>di</strong>re le<br />

ecfrasis introduttive in ogni libro (comunque non subito all’inizio), segnalano la<br />

tematica successiva. Quin<strong>di</strong> sono pietre miliari <strong>nel</strong> flusso narrativo, oppure, se<br />

vogliamo, tappe <strong>nel</strong> viaggio sentimentale del protagonista.<br />

I prototipi figurativi che aprono il primo libro – tondo botticelliano, Danae<br />

correggesca e Dafne (associata con probabilità a quella del Bernini) - fanno parte della<br />

collezione della Galleria Borghese, quin<strong>di</strong> partecipano all’inquadratura dell’ambito<br />

successivo. Introducono anche il tema degli amori <strong>di</strong>versi e l’intercambiabilità delle<br />

donne me<strong>di</strong>ante due oggetti <strong>di</strong> desiderio, Dafne e Danae, o perfino <strong>di</strong> violazione, ed<br />

uno <strong>di</strong> devozione: la Vergine, presente in maniera implicita <strong>nel</strong>la similitu<strong>di</strong>ne<br />

botticelliana (es. 34a). Successivamente sarà esplicitato, ad esempio <strong>nel</strong>la ripresa della<br />

similitu<strong>di</strong>ne (es. 34b), che la Madonna è il referente figurativo <strong>di</strong> Maria. Nei passi<br />

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