L'ecfrasis nel Piacere di Gabriele d'Annunzio - E-thesis
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i critici non sono sempre unanimi sul loro livello ontologico. Il riconoscimento<br />
<strong>di</strong>pende anche dal livello conoscitivo del fruitore.<br />
3.2.1 Oggetti<br />
Nella casa <strong>di</strong> Andrea ogni oggetto è de<strong>di</strong>cato al culto dell'amore, egli crede che gli<br />
oggetti conservino il sentimento (pp. 17-18). La casa è una vera messinscena, un<br />
santuario artificiale (ve<strong>di</strong> 3.2.2). Un’altra funzione degli oggetti è far parte dello<br />
scambio (cioè costituire mercato). La circolazione degli oggetti crea una connessione<br />
fra eventi e personaggi. Tuttavia accade anche il contrario: gli oggetti rimangono, e i<br />
personaggi cambiano.<br />
Il valore mercantile degli oggetti viene messo in risalto <strong>nel</strong>la scena della ven<strong>di</strong>ta<br />
pubblica. È la seconda volta che Elena ed Andrea s’incontrano. Elena incita Andrea ad<br />
acquistare un orologio, che poi <strong>di</strong>venta l’insegna dell’amore e della morte:<br />
25. Era una piccola testa <strong>di</strong> morto scolpita <strong>nel</strong>l’avorio con una straor<strong>di</strong>naria potenza d’imitazione<br />
anatomica. Ciascuna mascella portava una fila <strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti, e due rubini scintillavano in fondo alle<br />
occhiaie. Su la fronte era inciso un motto: RUIT HORA; su l’occipite, un altro motto: TIBI,<br />
HIPPOLYTA. Il cranio si apriva, come una scatola, sebbene la commessura fosse quasi invisibile.<br />
L’interior battito del congegno dava a quel teschietto una inesprimibile apparenza <strong>di</strong> vita. (pp. 68-<br />
69, ED)<br />
26. Al chiaror del fuoco l’esile dentatura adamantina brillava su l’avorio giallastro e i due rubini<br />
illuminavano l’ombra delle occhiaie. Sotto il cranio polito risonava il battito incessante del tempo -<br />
RUIT HORA. - Quale artefice mai poteva avere avuta per una sua Ippolita quella superba e libera<br />
fantasia <strong>di</strong> morte, <strong>nel</strong> secolo in cui i maestri smaltisti ornavan <strong>di</strong> teneri i<strong>di</strong>llii pastorali gli orioletti<br />
destinati a segnar pe’ cicisbei l’ora de’ ritrovi ne’ parchi del Watteau? La scoltura rivelava una<br />
mano dotta, vigorosa, padrona d’uno stile proprio: era in tutto degna d’un quattrocentista<br />
penetrante come il Verrocchio [SE/associazione]. (p. 72, ED)<br />
Per acquistare l’orologio Andrea deve concorrere con Giannetto Rùtolo, amante <strong>di</strong><br />
Donna Ippolita Albónico, che lo vuole per l’iscrizione. In seguito l’orologio segna le<br />
ore con Elena (p. 90), e alla fine spinge Andrea a sedurre Donna Ippolita (p. 108), il<br />
che porta al duello fatale con Rùtolo 23 . Quin<strong>di</strong> l’orologio ha una funzione<br />
sineddochiale, anche <strong>nel</strong> senso che annuncia la morte ventura <strong>di</strong> Donna Ippolita.<br />
Perciò una inesprimibile apparenza <strong>di</strong> vita sembra un paradosso. Le due ecfrasis sono<br />
anche pietre miliari. Il riferimento a Antoine Watteau fa crescere la tensione fra vita e<br />
morte, in quanto crea un legame con una descrizione precedente:<br />
27. I festoni intrecciati <strong>di</strong> camelie e <strong>di</strong> violette s’incurvavano tra i pampinosi candelabri del XVIII<br />
secolo animati dai fauni e dalle ninfe. E i fauni e le ninfe e le altre leggiadre forme <strong>di</strong> quella<br />
mitologia arca<strong>di</strong>ca, e i Silvandri e le Filli e le Rosalinde animavan della loro tenerezza, su le<br />
tappezzerie delle pareti, un <strong>di</strong> que’ chiari paesi citerei ch’esciron dalla fantasia d’Antonio Watteau.<br />
(p. 52, ED)<br />
23 Tamassia Mazzarotto non trova traccia dell’orologio esistente, ma alcuni ricercatori <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> averlo<br />
visto (p. 69, n. 1). In tal caso sarebbe interessante sapere se venne eseguito prima o dopo il romanzo.<br />
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