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Rapporto Unicredit sulle piccole imprese le piccole imprese e il

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L’analisi fin qui condotta si avva<strong>le</strong> di numerose e ut<strong>il</strong>i fonti informative pubbliche e private, ma<br />

per comp<strong>le</strong>tezza è indispensabi<strong>le</strong> dare voce ai piccoli imprenditori. A ta<strong>le</strong> scopo <strong>il</strong> capitolo<br />

successivo mette in luce i risultati di un’ampia indagine condotta su 6.000 piccoli imprenditori<br />

clienti di UniCredit, che come ogni anno vengono intervistati sul loro modo di percepire <strong>il</strong> mondo<br />

dell’economia rea<strong>le</strong> e finanziaria.<br />

concLusioni<br />

La crisi economica internaziona<strong>le</strong> ha messo in seria difficoltà <strong>il</strong> sistema bancario, obbligandolo ad<br />

abbandonare un modello di business che comporta l’assunzione di rischio eccessivo e la creazione<br />

di prodotti finanziari innovativi e poco regolamentati, a favore di nuovi modelli di business sostenib<strong>il</strong>i<br />

ed al ripristino della fiducia da parte di istituzioni e clienti.<br />

Il modello della banca commercia<strong>le</strong> si prof<strong>il</strong>a come quello più robusto rispetto agli scossoni della<br />

crisi, avendo fatto <strong>le</strong>va nella fase acuta su masse critiche di clientela ri<strong>le</strong>vanti, che hanno permesso<br />

al<strong>le</strong> banche di accedere mediante i volumi di raccolta diretta a forme di liquidità altrimenti costose.<br />

In questo nuovo contesto, ha assunto particolare ri<strong>le</strong>vanza <strong>il</strong> monitoraggio del rischio di credito.<br />

Le PMI, che del<strong>le</strong> banche commerciali sono clienti, in Italia non hanno subito una stretta creditizia<br />

pari a quella sperimentata nel<strong>le</strong> precedenti crisi. Malgrado un calo record del PIL, la contrazione<br />

del credito in termini reali è stata in media più contenuta rispetto al<strong>le</strong> maggiori crisi del passato. Nel<br />

nostro Paese ha giocato a favore un settore bancario privatizzato, che dalla fine degli anni Novanta<br />

ha saputo sostenere l’economia produttiva a fronte della debo<strong>le</strong>zza in termini di patrimonializzazione<br />

del<strong>le</strong> <strong>imprese</strong>. Di questo assetto hanno in particolare giovato gli attori più frag<strong>il</strong>i del mercato, cioè <strong>le</strong><br />

<strong>picco<strong>le</strong></strong> e micro <strong>imprese</strong> e i territori meno avvantaggiati in termini imprenditoriali come <strong>il</strong> Mezzogiorno<br />

d’Italia.<br />

Le banche italiane di fronte alla crisi hanno saputo dimostrarsi f<strong>le</strong>ssib<strong>il</strong>i in termini di valutazione del<br />

rischio di credito, quando invece i modelli di valutazione del merito creditizio ispirati a Basi<strong>le</strong>a II si<br />

sono dimostrati prociclici.<br />

Anche alla luce dell’esperienza maturata in occasione della crisi, <strong>il</strong> nuovo modo di “fare banca” deve<br />

porre maggiore attenzione alla relazione con <strong>il</strong> cliente, a porsi come riferimento stabi<strong>le</strong> sul territorio,<br />

a stringere accordi significativi con partner strategici quali Confidi e Associazioni di Categoria e ad<br />

inserire informazioni di tipo qualitativo all’interno di modelli statistici di valutazione del credito.<br />

Capitolo 4 I 113

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