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Rapporto Unicredit sulle piccole imprese le piccole imprese e il

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Eppure i positivi risultati conseguiti da molte economie regionali sui mercati esteri (ovvero <strong>il</strong> surplus<br />

della b<strong>il</strong>ancia commercia<strong>le</strong>) segnalano una forza del<strong>le</strong> <strong>imprese</strong> italiane ben radicate sul territorio;<br />

<strong>imprese</strong> che, va<strong>le</strong> la pena ricordarlo, ricadono al 99,9% nella classe del<strong>le</strong> SME (meno di 250 addetti).<br />

E <strong>imprese</strong> che operano preva<strong>le</strong>ntemente - per dirla con l’immagine coniata dalla Fondazione<br />

Edison - nel<strong>le</strong> «4 A», ossia, «i quattro macrosettori cardine del ‘made in Italy’: Abbigliamento-moda,<br />

Arredo-casa, Automazione-meccanica-plastica, Alimentari-vini» 30 .<br />

Come riconc<strong>il</strong>iare queste evidenze? In altri termini: c’è qualcosa che sfugge al<strong>le</strong> analisi standard<br />

sulla (bassa) crescita della produttività e sulla (positiva) performance nel commercio internaziona<strong>le</strong>?<br />

Siamo in presenza di un nuovo «paradosso italiano»?<br />

Nel rispondere a queste domande, occorre indagare <strong>il</strong> nesso fra innovazione e produttività,<br />

considerando quindi un insieme di attività innovative più ampio rispetto al<strong>le</strong> so<strong>le</strong> spese in R&S. È<br />

opportuno ricordare - come evidenziato in precedenza in questo <strong>Rapporto</strong> (vedi sezione 5.2.3)<br />

- che <strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> <strong>imprese</strong> innovano soprattutto in maniera non convenziona<strong>le</strong>, agendo non tanto<br />

sui fattori e processi che possono portare alla conoscenza formalizzata, quanto piuttosto sulla<br />

generazione di conoscenza tacita mediante la valorizzazione del<strong>le</strong> competenze presenti al loro<br />

interno.<br />

Un recentissimo studio pubblicato nei «Temi di discussione» della Banca d’Italia, dal titolo<br />

Innovazione e produttività nel<strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> e medie <strong>imprese</strong>: evidenza empirica per l’Italia, offre una<br />

coerente visione di questo modus operandi del<strong>le</strong> SME, avvertendo giustamente che:<br />

«È generalmente riconosciuto che la R&S non cattura tutti gli aspetti dell’innovazione, che spesso<br />

si realizza attraverso altri canali. Questo è particolarmente vero per <strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> e medie <strong>imprese</strong> e<br />

potrebbe indurre a una gravissima sottostima dell’impatto della produttività. Per superare questo<br />

prob<strong>le</strong>ma, studi successivi si sono spostati da una definizione basata sull’input di attività innovative<br />

a favore di un approccio basato sull’output[…]» 31 .<br />

Per cogliere appieno la presenza di variab<strong>il</strong>i «latenti e non osservab<strong>il</strong>i» si dovrebbe pertanto<br />

guardare - è l’argomentazione - ai risultati degli investimenti in R&S, va<strong>le</strong> a dire: «training, adozione<br />

di tecnologia, vendite di nuovi prodotti per <strong>il</strong> mercato o per l’impresa». Così facendo si può limitare<br />

<strong>il</strong> rischio di sottostimare <strong>le</strong> attività innovative del<strong>le</strong> SME, come invece spesso accade ut<strong>il</strong>izzando<br />

solamente <strong>le</strong> misure ufficia<strong>le</strong> di spese in R&S. Il passaggio forma<strong>le</strong> dello studio è rappresentato<br />

dall’ut<strong>il</strong>izzo del cosiddetto «CDM model» 32 , che:<br />

«stab<strong>il</strong>isce un rapporto tra input di innovazione (principalmente R&S, ma non limitato a essa),<br />

output di innovazione e produttività. Questo modello struttura<strong>le</strong> ci permette di avere una visione<br />

più ravvicinata della ‘scatola nera’ (black box) del processo innovativo al livello della singola<br />

impresa[…]».<br />

I risultati, anche se preliminari, sono interessanti e originali al tempo stesso, in quanto, da un lato,<br />

indicano che la «dimensione d’impresa è negativamente associata con l’intensità della R&S», ma,<br />

dall’altro, che essa è «associata positivamente con la probab<strong>il</strong>ità di avere innovazione di prodotto<br />

o di processo».<br />

Visto in ta<strong>le</strong> luce, anche <strong>il</strong> paradosso - ben visibi<strong>le</strong> nell’Italia del<strong>le</strong> SME - dell’«innovazione senza<br />

ricerca» può trovare una sua ragionevo<strong>le</strong> spiegazione. L’idea dunque è quella dell’affermazione<br />

di un nuovo know<strong>le</strong>dge paradigm, diverso da quello tradiziona<strong>le</strong> fondato su «un livello minimo di<br />

30 Fra i numerosi lavori della Fondazione Edison sul tema del<strong>le</strong> cosiddette «4 A», si v. a titolo esemplificativo: M. Fortis, La crisi<br />

mondia<strong>le</strong> e l’Italia, “Collana della Fondazione Edison”, Bologna, Il Mulino 2009 (in particolare <strong>il</strong> § 14, pp. 93-97 e <strong>il</strong> § 17, pp.<br />

107-111).<br />

31 Cfr. Hall B. H., Lotti F., Mairesse J., Innovation and productivity in SMEs - Empirical evidence for Italy, Banca d’Italia, Temi di<br />

discussione, N. 718, June 2009<br />

32 Acronimo che richiama i nomi dei tre economisti (Crépon, Duguet e lo stesso Mairesse) che, per primi, hanno sv<strong>il</strong>uppato questo<br />

modello in un loro lavoro del 1998.<br />

186 I Gli attori del territorio e <strong>il</strong> supporto al<strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> <strong>imprese</strong>

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