Rapporto Unicredit sulle piccole imprese le piccole imprese e il
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La prima indagine è quella dell’ISAE, che ha dedicato ai «Comportamenti di impresa»<br />
l’approfondimento del suo rapporto annua<strong>le</strong> 2008 e a «Ciclo, impresa, lavoro» l’approfondimento<br />
del rapporto 200918 . In entrambi i casi, <strong>le</strong> conclusioni principali dell’analisi - frutto di elaborazioni su<br />
una base di dati congiunta ISAE/ISTAT - puntano nella stessa direzione, che è quella di un sempre<br />
più visibi<strong>le</strong> upgrading nella qualità dei prodotti dell’industria italiana, in particolare dei prodotti<br />
destinati all’esportazione. Scrive l’ISAE nel suo rapporto 2008:<br />
«Il miglioramento della performance italiana sui mercati esteri ha rispecchiato un percorso di<br />
causalità che va dalla produttività all’attività di esportazione (…) Ciò suggerisce che si è manifestato<br />
negli anni duem<strong>il</strong>a un processo di scrematura degli esportatori italiani, a vantaggio di coloro che<br />
erano dotati ex-ante di una più alta produttività. L’analisi su questo punto mostra, inoltre, che la<br />
dinamica della propensione a vendere all’estero è andata crescendo all’aumentare del<strong>le</strong> dimensioni<br />
aziendali. Al contempo, sono stati fortemente penalizzati nell’attività di esportazione gli operatori<br />
italiani che lavorano per conto terzi (…) Un ulteriore fenomeno interessante è rappresentato dal fatto<br />
che la dinamica del<strong>le</strong> vendite all’estero è stata tanto minore quanto maggiore <strong>il</strong> numero di produzioni<br />
vendute: in altri termini, <strong>le</strong> <strong>imprese</strong> più “focalizzate” sono state quel<strong>le</strong> in grado di accrescere <strong>il</strong> proprio<br />
orientamento verso i mercati internazionali».<br />
Lungo la strada del miglioramento dell’efficienza, cioè di una più alta produttività, si è rivelata<br />
fondamenta<strong>le</strong> - secondo l’ISAE - la strategia d’impresa volta all’eliminazione di vecchi prodotti<br />
prima destinati all’esportazione («focalizzare») e, a un tempo, all’immissione di nuovi («sostituire»).<br />
Di più: l’esistenza dal 1999 dell’Unione Monetaria (UEM) ha consentito non solo di valutare l’impatto<br />
comp<strong>le</strong>ssivo della moneta unica <strong>sul<strong>le</strong></strong> esportazioni, ma anche di verificare - per l’ISAE - la cosiddetta<br />
«ipotesi dei beni nuovi». Al riguardo, <strong>le</strong> conclusioni sono di grande interesse:<br />
«L’euro ha avuto un effetto di stimolo sul fatturato esportato dal<strong>le</strong> <strong>imprese</strong> italiane nell’area dell’UEM<br />
principalmente attraverso l’entrata di operatori che prima del 1999 vendevano solo nel mercato<br />
naziona<strong>le</strong>. Si riscontra comunque anche un impatto positivo sul fatturato del<strong>le</strong> <strong>imprese</strong> che erano già<br />
presenti nel mercato euro prima dell’adozione della moneta unica. L’effetto connesso all’entrata di<br />
nuovi operatori (che viene comunemente definito margine estensivo) è stato comunque superiore a<br />
quello derivante dall’aumento del<strong>le</strong> esportazioni del<strong>le</strong> aziende già presenti nel mercato della moneta<br />
unica (margine intensivo)» 19 .<br />
La conclusione genera<strong>le</strong> è che:<br />
«(…) nonostante l’incidenza favorevo<strong>le</strong> sul fatturato esportato nell’area euro derivante tanto dai<br />
nuovi “entranti” che dagli operatori “pre-esistenti”, l’analisi del rapporto conferma, tuttavia, che la<br />
moneta comune non ha avuto, nel comp<strong>le</strong>sso, un impatto di stimolo sulla propensione a esportare<br />
nell’UEM del<strong>le</strong> <strong>imprese</strong> manifatturiere italiane. Questa apparente incongruenza si spiega col fatto<br />
che gran parte del<strong>le</strong> aziende che non esportavano nell’unione monetaria prima del 1999 hanno<br />
continuato a rimanere inattive dopo l’adozione dell’euro; un fenomeno di “mancata reazione” che<br />
ha finito col più che compensare gli effetti positivi provenienti dal margine estensivo e da quello<br />
intensivo» 20 .<br />
Un punto sol<strong>le</strong>vato da queste analisi conduce direttamente alla questione dimensiona<strong>le</strong>, ora al<br />
nostro esame. Infatti l’ISAE, nel descrivere i nuovi comportamenti strategici di molte <strong>imprese</strong>,<br />
ha attirato la nostra attenzione sul fatto che questi comportamenti di segno positivo, come<br />
18 Cfr. ISAE, <strong>Rapporto</strong> ISAE, Previsioni per l’economia italiana - Comportamenti di impresa, marzo 2008 (si vedano in particolare<br />
l’Introduzione e sintesi, pp. 5-10, ed i capitoli 1, 2 e 3, pp. 163-225); <strong>Rapporto</strong> ISAE, Previsioni per l’economia italiana - Ciclo,<br />
<strong>imprese</strong>, lavoro, febbraio 2009 (si vedano in particolare l’Introduzione e sintesi, pp. 5-22, ed <strong>il</strong> capitolo 1, pp. 175-189).<br />
19 Ibidem.<br />
20 Ibidem.<br />
182 I Gli attori del territorio e <strong>il</strong> supporto al<strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> <strong>imprese</strong>