Dalla Tabella 19 si ri<strong>le</strong>va che la crescita annua<strong>le</strong> della quota di esportazioni italiane verso la Russia (9,5%), la Polonia (7,2%) e la Turchia (4,2%) è superiore da un lato alla quota verso i principali partner dell’area euro, dall’altro a quella verso Cina (2,4%) e India (3,2%). Tabella 19 - Variazione % annua del<strong>le</strong> esportazioni italiane In termini di crescita economica, è prevista nel 2010 una crescita superiore nell’area CEE rispetto ai Paesi dell’Europa Occidenta<strong>le</strong>. Si stima che la CEE registrerà una variazione del PIL dell’1,8% contro lo 0,2% dell’Area Euro (Tabella 20). Tabella 20 - PIL, variazione percentua<strong>le</strong> anno su anno 138 I La reazione alla crisi: i comportamenti dei piccoli imprenditori 2007 2008 2009P 2010P 2011P 2012P 2013P 2014P Euro Area 2,7% 0,5% -4,2% 0,2% 1,3% 1,7% 2,0% 2,1% Italia 1,6% -1,0% -5,1% 0,2% 0,5% 1,4% 1,6% 1,9% Europa Centro- Orienta<strong>le</strong> 2003 2004 2005 2006 2007 2008a Russia 1,2% 29,0% 22,4% 25,5% 25,4% 9,5% Polonia 7,3% 12,2% 9,4% 26,5% 25,4% 7,2% Turchia 15,8% 20,5% 8,4% 9,6% 6,4% 4,2% India 6,1% 16,0% 31,9% 29,0% 38,3% 3,2% Cina -4,2% 15,5% 3,5% 23,5% 10,6% 2,4% Germania -0,1% 4,1% 1,9% 11,3% 7,6% -1,3% Francia -0,1% 6,7% 4,6% 6,2% 7,3% -2,5% UE 0,7% 6,6% 4,4% 10,6% 9,4% -3,7% Spagna 7,9% 9,6% 8,4% 8,9% 11,8% -12,7% Tota<strong>le</strong> -1,7% 7,5% 5,5% 10,7% 9,9% 0,3% Fonte: Nostre elaborazione su dati ISTAT, A = provvisorio 5,6% 3,0% -5,0% 1,8% 3,8% 4,2% 4,2% 4,0% Russia 0,8% 5,6% -7,5% 1,5% 3,0% 3,7% 4,2% 5,0% India 9,4% 7,3% 5,4% 6,4% 7,3% 7,6% 8,0% 8,1% Cina 13,0% 9,0% 8,5% 9,0% 9,7% 9,8% 9,8% 9,5% Fonte: Fondo Monetario Internaziona<strong>le</strong>, World Economic Outlook Database, Ottobre 2009 Nota: p = stime È inoltre prevista per alcuni Paesi dell’Estremo Oriente, come Cina e India, una crescita superiore a quella dei principali Paesi dell’Area Euro e CEE; come già evidenziato questi Paesi asiatici sono tuttavia mercati di sbocco meno ri<strong>le</strong>vanti per l’Italia (vedi Tabella 20 e Figura 3).
Figura 3 - PIL, variazione % annua Fonte: Fondo Monetario Internaziona<strong>le</strong>, World Economic Outlook Database, October 2009 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% -5,0% -10,0% Euro Area Russia Central and Eastern Europe Cina India 2007 2008 2009p 2010p 2011p 2012p 2013p 2014 Le regioni italiane sono eterogenee in termini di interscambio con l’esterno (inteso come scambio tra regioni e scambio verso l’estero). Alcune regioni sono maggiormente propense all’interscambio con l’estero, mentre altre sono più aperte nell’interscambio interregiona<strong>le</strong>. Il grado di apertura con l’estero influisce non solo sulla provenienza principa<strong>le</strong> della domanda fina<strong>le</strong> dei beni e servizi prodotti in una regione, ma anche sulla competitività produttiva del territorio. In effetti, l’apertura verso l’estero di una regione è <strong>le</strong>gata non soltanto a fattori connessi alla sua posizione fisica, che può rendere più o meno faci<strong>le</strong> <strong>il</strong> raggiungimento dei mercati internazionali, ma soprattutto al raggio di azione del<strong>le</strong> <strong>imprese</strong> collocate nel suo interno. Quanto più <strong>le</strong> <strong>imprese</strong> di una regione sono attive sui mercati internazionali, tanto più la regione avrà un grado di apertura con l’estero maggiore. La Figura 4 <strong>il</strong>lustra <strong>il</strong> grado di apertura dell’interscambio regiona<strong>le</strong> per la media degli anni 1995-2005: l’interscambio interregiona<strong>le</strong> ha sì un peso considerevo<strong>le</strong> per tutte <strong>le</strong> regioni, ma quel<strong>le</strong> che sono più integrate con l’estero sono relativamente meno aperte dal punto di vista interregiona<strong>le</strong> e viceversa. Per esempio, <strong>il</strong> Veneto ha un e<strong>le</strong>vato interscambio con l’estero, ma registra un’apertura interregiona<strong>le</strong> fra <strong>le</strong> più basse. All’altro estremo la Calabria: per l’economia della regione l’interscambio internaziona<strong>le</strong> ha <strong>il</strong> minor peso a livello naziona<strong>le</strong>, mentre è collocata nel<strong>le</strong> prime posizioni per interscambio interregiona<strong>le</strong>22 . Al tema dell’apertura del<strong>le</strong> economie regionali è <strong>le</strong>gato <strong>il</strong> tema della competitività. Le regioni più attive sui mercati internazionali sono anche quel<strong>le</strong> più competitive23 , in quanto è più diffici<strong>le</strong> per <strong>le</strong> <strong>imprese</strong> operare sui mercati esteri in cui la concorrenza è superiore ed è richiesta maggiore efficienza, innovazione e produttività. 22 Per un’analisi più approfondita della relazione tra interscambi commerciali verso l’estero e verso <strong>le</strong> altre regioni si veda Panas C., M. R. Riggi e Z. Rotondi (2009), “Lo sv<strong>il</strong>uppo territoria<strong>le</strong>: <strong>il</strong> ruolo degli interscambi interregionali e con l’estero del<strong>le</strong> regioni” in Sv<strong>il</strong>uppo, rischio e conti con l’esterno del<strong>le</strong> regioni italiane: una nuova ipotesi di programmazione del<strong>le</strong> risorse. risorse. Lo schema di analisi della “pentola bucata”, a cura di P. Savona e Z. Rotondi, in corso di pubblicazione. 23 Mayer, T. e G.I. P. Ottaviano (2007), The Happy Few: the Internationalisation of European Firms. New Facts Based on Firm-Level Evidence, Bruegel Blueprint Series, vol. 3, Bruxel<strong>le</strong>s. Capitolo 5 I 139
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