Rapporto Unicredit sulle piccole imprese le piccole imprese e il
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discorso <strong>le</strong>ggermente diverso per quanto riguarda <strong>il</strong> turismo, settore in cui l’italia è cresciuta nettamente<br />
meno dei suoi concorrenti e del sistema mondia<strong>le</strong> comp<strong>le</strong>ssivamente considerato proprio negli anni del<br />
forte sv<strong>il</strong>uppo dei flussi internazionali. La particolare tipologia di domanda estera e <strong>il</strong> ritardo accumulato<br />
sui principali fattori di competitività dell’industria turistica molto probab<strong>il</strong>mente acuiranno l’impatto della<br />
presente crisi sul settore. Per recuperare quote di mercato e valorizzare al meglio <strong>il</strong> territorio, occorre<br />
intervenire <strong>sul<strong>le</strong></strong> infrastrutture materiali (in un ottica di lungo periodo) e paral<strong>le</strong>lamente adottare opportune<br />
politiche di marketing e di brand che r<strong>il</strong>ancino la destinazione “italia” nel mondo.<br />
i fattori di competitività attinenti alla singola impresa non esauriscono <strong>le</strong> condizioni che permettono di<br />
innescare processi di sv<strong>il</strong>uppo diffuso. Se già in tempi normali occorre allargare la prospettiva al contesto<br />
operativo, in situazioni critiche come l’attua<strong>le</strong> diventa fondamenta<strong>le</strong> la concertazione tra gli attori del<br />
territorio: Associazioni di Categoria, Confidi, sistema bancario e naturalmente <strong>le</strong> stesse <strong>imprese</strong>. i risultati<br />
dell’indagine campionaria confermano <strong>il</strong> compito di rappresentanza del<strong>le</strong> proprie istanze e fabbisogni<br />
assegnato dal<strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> <strong>imprese</strong> al mondo del<strong>le</strong> Associazioni di Categoria e dei Confidi. dal canto loro,<br />
tutti questi attori del territorio si stanno impegnando verso un’azione più efficace, grazie a ri<strong>le</strong>vanti<br />
cambiamenti negli assetti organizzativi, nella struttura patrimonia<strong>le</strong> e nei servizi forniti agli associati. in<br />
particolare, negli ultimi anni sta divenendo sempre più preponderante <strong>il</strong> ruolo di interlocutori qualificati nel<br />
rapporto tra banca e impresa, non solo come fornitori di garanzie accessorie ma soprattutto quali diffusori<br />
di cultura finanziaria e progettua<strong>le</strong> tra i propri associati. Perché un dialogo tra banca e impresa <strong>le</strong>a<strong>le</strong> e<br />
trasparente è infatti fondamenta<strong>le</strong> che l’impresa si presenti “meglio” e con maggiore consapevo<strong>le</strong>zza alla<br />
banca; la banca, dal canto suo, deve “comprendere a tutto tondo” <strong>il</strong> business dell’impresa, per fornire<br />
liquidità e offrire soluzioni adeguate.<br />
infine, <strong>il</strong> tema della sottopatrimonializzazione del<strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> <strong>imprese</strong>, e del<strong>le</strong> <strong>imprese</strong> in genera<strong>le</strong>, punto<br />
d’attenzione per <strong>il</strong> sistema produttivo territoria<strong>le</strong>, tenuto conto del<strong>le</strong> sfide competitive in gioco sul campo<br />
internaziona<strong>le</strong>. nonostante <strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> <strong>imprese</strong> costituiscano la spina dorsa<strong>le</strong> dell’economia italiana, la<br />
dimensione contenuta, non implica che l’impresa possa operare in maniera efficace ed efficiente con<br />
mezzi patrimoniali limitati in relazione all’attività svolta. La <strong>le</strong>ttura trasversa<strong>le</strong> dei risultati dell’indagine<br />
agli imprenditori rivela come la mancanza di un patrimonio adeguato non solo limita <strong>le</strong> potenzialità di<br />
innovazione e internazionalizzazione del<strong>le</strong> <strong>imprese</strong>, ma addirittura ostacola <strong>il</strong> dialogo tra banca e impresa,<br />
rendendolo più opaco.<br />
i volumi che <strong>il</strong> mercato destina al finanziamento del capita<strong>le</strong> proprio del<strong>le</strong> <strong>picco<strong>le</strong></strong> <strong>imprese</strong> sono contenuti,<br />
nonostante l’indagine riveli come esista un insieme piccolo ma significativo di soggetti che possiedono<br />
<strong>le</strong> caratteristiche strutturali e comportamentali che <strong>le</strong> rendono idonee ad interventi di private equity. Alla<br />
base vi è un sostanzia<strong>le</strong> fallimento nel mercato, per risolvere <strong>il</strong> qua<strong>le</strong> è necessaria una partnership tra<br />
soggetti privati (operatori di private equity, Associazioni di Categoria, Consorzi Fidi e banche) e pubblici<br />
(enti locali, nazionali e comunitari), interessati a vario titolo alla nascita e crescita di nuove <strong>imprese</strong> e<br />
ciascuno con un ruolo specifico.<br />
14 I Sintesi dei principali risultati