Posted 26/01/<strong>2009</strong> h 10.40 a.m., CET. Che cosa ho fatto a Capodanno e in generale durante tutto questo tempo in cui non ho scritto sul blog? Andate sul mio Facebook e lo saprete. Qui si par<strong>la</strong> di cose serie. Sto ascoltando War Girl dei Pink Fairies, <strong>la</strong>tin soul extraterrestre, Santana su Titano coi mustacchi e <strong>la</strong> chitarra Yamaha SG 3000S Goldtop. “Donna di guerra, ti mette sottosopra. Donna di guerra, ti confonde. Io non so perché <strong>è</strong> così, ma l’amo tanto. Donna di guerra, ti tratta malissimo. Donna di guerra, ti tratta di merda. Io non so perché si comporta così, ma ne sono innamorato cotto. Donna di guerra, ha molto da mostrarti. Donna di guerra, ha molto da darti. Io non so perché <strong>è</strong> così stronza, ma l’amo da impazzire.” Poi succede che vuoi startene a casa per non peggiorare raffreddore e mal di go<strong>la</strong> e quei gaglioffi di Mediaset Premium non ti propongono altra scelta – tutto il resto <strong>è</strong> déja vu – che un’americanata: Io vi dichiaro marito e… marito. Il cast <strong>è</strong> di prim’ordine: Adam Sandler, Kevin James, Ving Rhames, Steve Buscemi, Richard Chamber<strong>la</strong>in, Dan Aykroyd… e Jessica Biel. Attualmente <strong>la</strong> donna più bel<strong>la</strong> del mondo, secondo il magazine Esquire e legioni di fan allupati. Sarà: <strong>la</strong> conosco poco. Il film <strong>è</strong> una scoreggia, comicità nordamericana di bassa lega con finale politically correct, ma quando <strong>la</strong> Biel entra in scena e sorride a tutto tondo, mirabile incrocio di sangue franco-ir<strong>la</strong>ndese-inglesetedesco-choctaw, <strong>è</strong> come se ti fosse esplosa una supernova in salotto. Il suo fondoschiena, arioso di esercizio quotidiano e genetica autostima, rasenta <strong>la</strong> perfezione: per di più, malgrado <strong>la</strong> scipitezza del copione, sembra abbastanza brava a recitare, naturale. Uno schianto di donna, insomma. E allora andiamo a vio<strong>la</strong>re le leggi sul copyright per l’ennesima volta. Il 6 gennaio <strong>è</strong> mancato Ron Asheton, chitarrista e bassista degli Stooges. I media generalisti se ne sono disinteressati, perfino sui loro fottuti Televideo dove per contro sovrabbondano i dettagli sul<strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda gastrica cui <strong>è</strong> stata sottoposta Nina Moric dopo che… non fatemi continuare per carità… e le tette di quel<strong>la</strong> lì e <strong>la</strong> vaginop<strong>la</strong>stica di quel<strong>la</strong> là e i peli del deretano di Mourinho e i pensieri epistemologici di Kakà. NIENTE. Peraltro neppure i format musicalisti hanno sprecato molto fiato sul decesso di colui che ha composto alcuni fra i più trascinanti riff del<strong>la</strong> storia del rock. Andassero tutti quanti a cagare nel<strong>la</strong> carbonel<strong>la</strong>. Please Kill Me <strong>è</strong> il “testo zero” cui trarre spunti per omaggiare <strong>la</strong> memoria di Ron. Ecco: “Il primo giorno che ero lì a Londra, incontrai David Bowie. Arrivò al<strong>la</strong> casa ubriaco, insieme a due ragazze giamaicane con lo stesso taglio di capelli color carota di Bowie, e tutti insieme se ne andarono nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> da pranzo a bere vino. Io non partecipai in alcun modo. David si perse un po’ all’interno del<strong>la</strong> casa, così lo accompagnai al<strong>la</strong> porta principale, poi lui mi afferrò per il culo e mi baciò. Il mio braccio si sollevò all’indietro per stenderlo, poi pensai: wow, non posso farlo. Così non lo stesi.” R.I.P., Kerosene Man. I Can’t Quit Ya! 34
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