Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio
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Posted 30/09/<strong>2009</strong> h 10.00 a.m., CET. “Signora <strong>mia</strong>, cominci sempre dal basso”, consigliava <strong>la</strong><br />
simpatica pornostar mantovana Antonel<strong>la</strong> Del Lago a una telespettatrice in un talk-show condotto<br />
da Anna Pettinelli che qualche anno fa andava in onda su La7 prima (o dopo? La memoria comincia<br />
a giocarmi brutti scherzi.) di Sex & The City: il thread, ridicolmente facile intuirlo, era “come<br />
spompinare il vostro uomo da vere campionesse olimpioniche”. E allora oggi cominciamo dal basso<br />
di questo fallicissimo post. Muxu bat (“Un bacio”) <strong>è</strong> una foto di Lorena O<strong>la</strong>rte, talentuosa fotografa<br />
basca che espone i propri <strong>la</strong>vori su flick.com (“photo<strong>la</strong>rte” <strong>è</strong> il suo nickname), cio<strong>è</strong> <strong>la</strong>ddove pure il<br />
sottoscritto, contravvenendo a quanto promesso tempo fa, si <strong>è</strong> recentemente creato un profilo utente<br />
– “mi rifiuto categoricamente di crearmi un account anche su Flickr”, scrivevo in questo medesimo<br />
blog il 29 maggio <strong>2009</strong>, “di social network addiction me ne basta e avanza una.” Che volete,<br />
quando si ha poco o una nerchia da fare… (balle rosse gialle verdi e blu, da fare ne ho, e come!) In<br />
ogni modo ho spedito Muxu bat a una <strong>mia</strong> amica di Bilbao per il suo (trentasettesimo, trentottesimo,<br />
non ricordo, allora ci siamo, <strong>è</strong> Alzheimer precoce!) compleanno come biglietto d’auguri. Sono un<br />
misantropo gentiluomo. Alquanto scadente come pirata, ma un signore come non ne nascono più.<br />
[L’accattivante donzel<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> fotografia col bacio (muxu) <strong>è</strong> Jean Shrimpton, soprannominata “The<br />
Shrimp” ossia Il Gamberetto, celeberrima model<strong>la</strong> inglese degli anni Sessanta nonché icona del<strong>la</strong><br />
Swinging London, occasionalmente attrice – un film su tutti: Privilege del 1967, <strong>la</strong> storia di un<br />
cantante pop disincantato che viene manipo<strong>la</strong>to dal Mostro a Due Teste Chiesa-Stato che cerca di<br />
trasformarlo in un leader messianico. Inquietantemente profetico. Nel 1978 il Patti Smith Group<br />
registrò una delle canzoni del film, Set Me Free, per il suo album Easter, cambiandone il titolo in<br />
Privilege (Set Me Free).]<br />
Io parlo parlo e straparlo, ma al<strong>la</strong> fine anche quest’anno ho riconfermato il mio vassal<strong>la</strong>ggio digitale<br />
a Berluschino; però che diamine, si deve pur vedere qualcosa al<strong>la</strong> televisione che non sia spazzatura<br />
nazionalpopo<strong>la</strong>re per ottenebrati mentali o politicume o Soma dei Popoli A.K.A. Dio Pallone –<br />
sempre più infangato, stimatissimo signor Petrini. Venerdì sera mi sono visto Il cavaliere oscuro,<br />
piuttosto deludente nonostante un cast semplicemente stel<strong>la</strong>re; ieri, il convento Premium Cinema<br />
passava La forma delle cose, un film di Neil Labute con Rachel Weisz, sempre più bel<strong>la</strong> e brava.<br />
Partito come una c<strong>la</strong>ssica commedia giovanilistica americana, Shape of Things si <strong>è</strong> via via distorto<br />
in un dramma sentimentale con finale a sorpresa… e che sorpresa. Ma sì, andiamo di spoilering e se<br />
per caso pensavate di vederlo anche voi su Premium o prenderne in affitto il DVD, peggio per voi!<br />
Va che un’accattivante e umbratile studentessa d’arte aggancia e seduce l’imbranato custode parttime<br />
di un museo e poco a poco, scientificamente, lo trasforma in un figaccione da paura, ma al<strong>la</strong><br />
fine lo sbigottisce sbattendogli in faccia che lei ha fatto tutto ciò per fini meramente artistici, senza<br />
un briciolo di coinvolgimento sentimentale: lui era <strong>la</strong> sua scultura umana, capite?<br />
Al tempo che scorrevano i titoli di coda sono andato in cucina per farmi una manzanil<strong>la</strong> sentendomi<br />
addosso un ammorbante odore di vérité. In fondo, al di là dell’esagerazione – ma fino a che punto?<br />
– cinematografica, non <strong>è</strong> così che ci trattano le donne, o almeno <strong>la</strong> stragrande maggioranza di esse?<br />
Come argil<strong>la</strong> da p<strong>la</strong>smare a proprio piacimento, e che importa se nel processo <strong>la</strong> nostra personalità<br />
viene atomizzata, geek o viveur che siamo… ammesso che se ne possieda una? (Ah ah ah.)<br />
Il futuro <strong>è</strong> già qui. Holografic Medical Electronic Record (Holo-mer oppure holomer) <strong>è</strong> un concetto<br />
proposto da Richard M. Satava, docente di chirurgia presso il Medical Center dell’Università di<br />
Washington e direttore del programma di Tecnologie Biomediche Avanzate presso l’Agenzia del<strong>la</strong><br />
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