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Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

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Posted 12/03/<strong>2009</strong> h 04.00 p.m., CET. Scrivono che fino a un mesetto fa non facesse nemmeno <strong>la</strong><br />

model<strong>la</strong> e vivesse nel Bronx. Un bel giorno il fotografo di moda Shameer Kahn l’ha notata in strada<br />

a New York – Midtown Manhattan, per <strong>la</strong> precisione – e ha deciso di portar<strong>la</strong> all’agenzia Elite,<br />

dove le hanno fatto subito firmare un contratto. Diandra Forrest <strong>è</strong> altissima, nera e albina. Dice<br />

Khan: “L’ho portata all’Elite perché <strong>è</strong> diversa da tutte le altre e perché un sacco di gente forse non<br />

ha neanche mai visto una ragazza come lei.”<br />

Effettivamente, negli USA e in Europa, <strong>la</strong> prevalenza complessiva dell’albinismo totale – il tipo più<br />

comune che colpisce i peli, i capelli, <strong>la</strong> pelle e gli occhi – <strong>è</strong> bassa: meno di 5 persone su 10.000. Ciò<br />

nondimeno <strong>è</strong> molto maggiore in altre parti del mondo: per esempio, nel<strong>la</strong> Nigeria meridionale, circa<br />

20 persone su 100.000. Io, per me, avrò incontrato non più di nove-dieci albini in tutta <strong>la</strong> <strong>mia</strong> vita, e<br />

nessuno di origini afroamericane. Dopotutto, non ho mai scambiato neanche due parole all’autogrill<br />

con gente di Vipiteno o Spinazzo<strong>la</strong> od offerto un bicchiere di marsa<strong>la</strong> stravecchio a una sensuale<br />

carme<strong>la</strong> cucinottesca in un baruccio polveroso di Femmina Morta, provincia di Messina. E non so<br />

ancora identificare i nuovi arrivati nel<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> 34 del pa<strong>la</strong>zzo dove vivo: potrebbero anche essere<br />

alieni provenienti dal sistema del Centauro, o viaggiatori nel tempo. Curioso come nell’epoca del<strong>la</strong><br />

globalizzazione e del<strong>la</strong> connessione Internet a banda <strong>la</strong>rga si stenti perfino a guardarsi negli occhi in<br />

ascensore, se non a letto. Non ci si meraviglia più di niente. Con studiata compunzione Cristina<br />

Parodi dà notizia dell’ennesimo stupro di gruppo suscitando in noi il più vivo sdegno, ma neanche<br />

quindici minuti dopo il match di Champions League fagocita ogni nostro pensiero come un’ameba a<br />

forma di coppa con le orecchie. Essere trasgressivi <strong>è</strong> ormai <strong>la</strong> norma e l’autentica trasgressione <strong>è</strong><br />

essere normali; basti a esempio <strong>la</strong> sensazione che sta provocando Arisa (nom de plume per Rosalba<br />

Pippa da Pigno<strong>la</strong>, provincia di Potenza), <strong>la</strong> cantante rive<strong>la</strong>zione dell’ultimo Festival di Sanremo: in<br />

un LCD Worldsystem che trabocca di glorificatissimi puttanoni rovinafamiglie, ecco spuntare dal<br />

nul<strong>la</strong> Calimero/a Pop, candida rappresentante del<strong>la</strong> Maggioranza Silente – composta di femmine<br />

“ordinarie” che non si rivoltano come un guanto ogni mattina presto per sembrare strafighe da party<br />

in Costa Smeralda. E il Gotha degli anchormen nazionalpopo<strong>la</strong>ri va in fibril<strong>la</strong>zione; sbattiamo il<br />

mostriciattolo in prima pagina, pardon in tv <strong>la</strong> domenica dopo pranzo, chiediamole se ci <strong>è</strong> o ci fa, se<br />

si veste così pure a casa sua, se ha uno straccetto di fidanzato, se fa sesso con gli occhiali o senza,<br />

mentre tutt’intorno le (semi) divinità con le <strong>la</strong>bbra e i décolleté gonfiati e le microgonne da urlo di<br />

Munch grondano purissimo disprezzo nemmeno Arisa fosse colpevole di hybris – trasgressione o<br />

vio<strong>la</strong>zione dei limiti connessi con <strong>la</strong> propria condizione di provinciale bruttina e senza prospettive.<br />

Il mio timore adesso <strong>è</strong> che i markettari teratonnivori le si scaraventino addosso per trasformar<strong>la</strong> in<br />

un’altra stucchevole antignocca al<strong>la</strong> Littizzetto. Purtroppo succederà.<br />

Da dov’ero partito? Ah, Diandra Forrest. Niente da eccepire: <strong>è</strong> bel<strong>la</strong>, bellissima, meravigliosa, rara.<br />

Sicuramente, <strong>è</strong> nata una stel<strong>la</strong> nel firmamento del<strong>la</strong> moda. Nondimeno, le auguro caldamente di non<br />

mettersi insieme a un rapper egomaniaco e lesto di mano. Ma neanche a una pseudo-rockstar dedita<br />

al crack. Non se ne può proprio più di questa gentaglia.<br />

P.S. Non sarò mai stato a Vipiteno né a Femmina Morta, che pure dista pochi chilometri dal paese<br />

natio di <strong>mia</strong> nonna materna Maria – che riposi in pace –, ma a Quintanil<strong>la</strong> del Monte (provincia di<br />

Zamora, comunità autonoma di Castiglia e León, Spagna) sì. E colà sono entrato nell’unico bar al<br />

mondo col pavimento inclinato a 45°, come certe riprese nei telefilm di Batman degli anni Sessanta.<br />

Sì, viaggiare, e di notte con i fari illuminare.<br />

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