“Run Baby Run!” Illustrazione di <strong>Maurizio</strong> <strong>Ferrarotti</strong>, <strong>2009</strong>. 92
Posted 24/11/<strong>2009</strong> h 10.50 a.m., CET. Benché non sia consigliabile iniziare una frase con una congiunzione, ma io me ne strafrego poiché scrivo da dio benché ci creda solo io, quindi torno a ripetere, benché mi sia licenziato da quel<strong>la</strong> fabbrica che fa veicoli industriali esattamente tredici anni fa, il lunedì mattina continuo a svegliarmi di peste. Il più c<strong>la</strong>ssico dei botta e risposta aziendali era/<strong>è</strong>: “Come va?” “Da lunedì.” Come dire, dopo un week-end che neanche mi sono potuto godere appieno per le ragioni più disparate – quel<strong>la</strong> rompicazzo inveterata di <strong>mia</strong> moglie, quel<strong>la</strong> troia del<strong>la</strong> <strong>mia</strong> amante che mi ha mandato in bianco, quei viziatissimi pestiferi ingrati dei miei figli incol<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong> P<strong>la</strong>y tutto il santo sabato e domenica, quegli stronzi disfunzionali dei miei vicini di casa e così via – eccomi un’altra volta al <strong>la</strong>voro in questa cayenna d’impresa a patire le peggio teste di minchia, prima fra tutte il mio Capo. Oggi <strong>è</strong> lunedì 23 novembre <strong>2009</strong> e a me, Autore di questo farraginoso blog, va da lunedì: cio<strong>è</strong>, mi sento più o meno come una pagnotta inzuppata d’acqua spiaccicatasi su un marciapiede di periferia fra cicche di sigaretta, sputi e deiezioni canine. E dire che non ho (non ho più) calvari automobilistici da affrontare né badge da passare in pedanti lettori elettronici né entità premenopausiche in carriera con l’alito pesante cui dover dar retta né niente; oltre a ciò, il mio weekend <strong>è</strong> passato all’insegna del ri<strong>la</strong>ssamento più totale, tra masterizzazioni di artisti soul, allenamenti a pelota basca e divano del soggiorno a stuffo: e per quanto concerne <strong>la</strong> <strong>mia</strong> sfera sociosentimentale, yummy…il principio di indeterminazione di Heisenberg ci ha messo di nuovo lo zampino. Nel 1926 il fisico tedesco Werner Heisenberg dimostrò che non si può mai essere certi sia del<strong>la</strong> posizione sia del<strong>la</strong> velocità di una particel<strong>la</strong> subatomica. Quindi non si possono certamente predire con esattezza gli eventi a venire se non si può misurare con precisione neppure lo stato presente di quest’infinita zuppa di particelle e atomi che noi chia<strong>mia</strong>mo Universo! Ammenoché non si creda alle super-intelligenze di Tralfamadore – protagoniste del<strong>la</strong> divertente nonché sulfurea novel<strong>la</strong> di Kurt Vonnegut Le sirene di Titano, Esse hanno scritto <strong>la</strong> storia dell’Uomo nei minuti dettagli, come una sorta di gigantesco romanzo, comprendendovi anche il suddetto principio d’indeterminazione. Tra le tante delizie Le sirene di Titano ci rega<strong>la</strong> <strong>la</strong> più spassosa singo<strong>la</strong>rità spazio-temporale che fantascienza ricordi: l’infundibulo cronosinc<strong>la</strong>stico. «Crono significa tempo. Sinc<strong>la</strong>stico significa incurvato nello stesso modo verso tutte le direzioni, come <strong>la</strong> buccia di un’arancia. Infundibulum <strong>è</strong> il nome con il quale gli antichi romani come Giulio Cesare e Nerone chiamavano un imbuto. Se non sai che cosa <strong>è</strong> un imbuto, di’ al<strong>la</strong> Mamma di mostrartene uno.» Mio nipote a due anni e mezzo lo chiamava il buto. Se già tutto nel mondo <strong>è</strong> indeterminato ancorché collegato, figuratevi le re<strong>la</strong>zioni uomo-donna. Per quanto riguarda me e qualche milione di maschi sparsi sul pianeta, sembra proprio che le donne compaiano nel<strong>la</strong> <strong>mia</strong> esistenza quando meno le aspetti e le cerchi – indeterminazione determinata! All’inizio del corrente mese stavo ancora cronosinc<strong>la</strong>sticoinfabu<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> storia-non storia tra me e <strong>la</strong> Personcina, quand’ecco che dal mare magnum faccialibrario emerge una donna che non vedevo né sentivo da diversi anni, con cui ero uscito qualche volta a metà anni Novanta senza sviluppi eroticamente significativi – nel frattempo lei <strong>è</strong> andata a vivere in un’altra <strong>città</strong>. E <strong>la</strong> fatidica scintil<strong>la</strong> <strong>è</strong> scoccata sulle onde del web, seppure a scoppio ridicolmente ritardato. Al principio del<strong>la</strong> prossima settimana tornerà a <strong>Torino</strong>, una sera usciremo a cena e succeda quel che succeda. Comunque Faccialibro mi ha rega<strong>la</strong>to un’altra conoscenza stimo<strong>la</strong>nte, una signorina marchigiana bel<strong>la</strong> e so<strong>la</strong>re, una ventata d’aria fresca nel marasma di avatar muliebri politicanti, neofemministe, artistoidi, esibizioniste, monacali. Sì, quando ho iniziato a scrivere questo post mi sentivo come una rosetta fradicia. Ma ora sto bene. Prevedo che lunedì prossimo starò addirittura meglio: anzi, al<strong>la</strong> 93
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