Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio
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a <strong>la</strong>cerar<strong>la</strong>. Come Alice nel Paese delle Meraviglie, Wintergreen vi passa attraverso e irrompe<br />
dall’altra parte, dentro il proprio corpo: un caotico sistema autostradale organico!<br />
Wintergreen guida come un forsennato, cercando, cercando. Finché s’imbatte in uno sciame di<br />
cellule cancerose travestite da motociclisti: i Carcinoma Angels. E li uccide uno per uno. Poi nel<strong>la</strong><br />
caverna umida e insalubre dello stomaco affronta, e sconfigge, il tumore vero e proprio, sotto le<br />
sembianze di un mostruoso, enorme granchio nero dagli occhi rosso sangue. Ma paga sua vittoria a<br />
carissimo prezzo, rimanendo intrappo<strong>la</strong>to dentro di sé per sempre.<br />
Posted 14/10/<strong>2009</strong> h 10.50 a.m., CET. Nel brano di commento al<strong>la</strong> novel<strong>la</strong>, Norman Spinrad mette<br />
in ridicolo il tabù che circonfonde <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “cancro” nel<strong>la</strong> società moderna. Era il 1967. Siamo alle<br />
soglie del 2010, ma il tabù permane. Io, come tanti su questo pianeta, troppi, ne so qualcosa. La <strong>mia</strong><br />
amata sorel<strong>la</strong> maggiore Danie<strong>la</strong> <strong>è</strong> mancata sette anni e mezzo fa per un tumore al<strong>la</strong> mammel<strong>la</strong>.<br />
Ebbene, ogniqualvolta mi azzardo a pronunciare in pubblico le parole “cancro, carcinoma, tumore,<br />
metastasi, chemioterapia” due umani su tre mi fanno quel<strong>la</strong> faccia, quel<strong>la</strong> col mento tirato in dentro,<br />
quell’aria compassionevole, le <strong>la</strong>bbra arricciate in una specie di broncio che mal ce<strong>la</strong> ripugnanza e<br />
finanche sacro terrore, avendo costoro per loro buona sorte mai avuto a che fare con tutta quel<strong>la</strong><br />
merda schifosa, né personalmente né tantomeno in famiglia. Almeno fino a quel momento.<br />
Pochi giorni fa una <strong>mia</strong> conoscente ha postato sul famigerato Facebook quanto segue: “E smetter<strong>la</strong><br />
un po’ di condividere gruppi su cancro, violenza, politicume eccetera…? Basta con ’sti argomenti<br />
pesanti! Facciamo di Facebook il regno del cazzeggio mondiale!” Anni fa a New York c’era, e forse<br />
c’<strong>è</strong> ancora, un giornale di proprietà di Moonie, un santone assai discusso, che riportava sulle sue<br />
pagine soltanto buone notizie. Come a voler dire: non voglio saperne un accidente delle cattive. Un<br />
comportamento comprensibile, però ottuso. Pericolosamente ottuso, direi, nonché antidemocratico,<br />
poiché ragionando così il risultato che si ottiene <strong>è</strong> l’imposizione del<strong>la</strong> censura, l’omologazione delle<br />
menti, <strong>la</strong> felicità artificiosa. Fitter happier more productive, baby smiling in the backseat. Only<br />
good, no evil, no flu, no bad cholesterol, no diabetes, no obesity, no cancer...<br />
COL CAZZO!<br />
CANCROO!!!!!!!!!!<br />
CANCROO!!!!!!!!!!<br />
L’immagine in calce al post <strong>è</strong> <strong>la</strong> riduzione di uno sfondo per il desktop che ho creato quattro anni fa<br />
sovrapponendo gli schizzi di alcuni tipi di cromosomi e una sezione di mitocondrio, fotoritoccati e<br />
antropomorfizzati, a una cellu<strong>la</strong> cancerosa mammaria ingrandita al microscopio. Norman Spinrad<br />
sedeva accanto a me, sorseggiando una pinta di birra chiara. Ogni tanto crol<strong>la</strong>va il capo.<br />
I miei Angeli Cancerogeni non indossano giubbotti di cuoio nero né hanno gli occhi iniettati di<br />
sangue. I miei Angeli sono angeli. Angeli che vogliono simboleggiare tutti gli sforzi fatti finora<br />
dal<strong>la</strong> ricerca medica per debel<strong>la</strong>re il cancro. Angeli che si mangeranno quel<strong>la</strong> merdosa cellu<strong>la</strong> killer<br />
fino all’ultimo fottuto frammento di materia biologica degenerata.<br />
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