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Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

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Da buoni animali notturni, non potevamo accontentarci di un turbinio di birre e doppi, un juke-box coi<br />

vecchi pezzi dei Thin Lizzy e l’immancabile concerto di sean nos (motivi tradizionali ir<strong>la</strong>ndesi). Ma quando<br />

una sera provammo a entrare in un locale storico di Dublino, McGonagles, <strong>la</strong> cui programmazione musicale<br />

da noi letta nel tardo pomeriggio su un flyer prometteva scintille (sound del 1977 e derivati), fummo<br />

rimbalzati come palline da squash per “non avere il look adatto”. Figuratevi: due skinhead, un modernista e<br />

uno sbirro infiltrato nel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong> ir<strong>la</strong>ndese di Hell’s Kitchen (il sottoscritto, che prima di partire si era sparato<br />

Stato di grazia in Vhs fino al<strong>la</strong> nausea. Adoro Sean Penn, Ed Harris e Gary Oldman. Ma anche Robin<br />

Wright…). Più adatti di così! Ciò nondimeno i due buttafuori dallo spiccato accento brogue si dimostrarono<br />

persone perbene informandoci che <strong>la</strong> soirée sucessiva sarebbe stata più appropriata alle nostre tendenze:<br />

baggy e shoegazer… ah ah ah. In qualunque modo ci ripresentammo e fu divertente, per me un’autentica<br />

epifania musicale. Divenni un fan di quel<strong>la</strong> roba psico-rock-danzereccia edonistica: EMF, Carter USM, Jesus<br />

Jones, Soup Dragons, Ride, My Bloody Valentine, The Wonder Stuff, Curve, Stone Roses, Happy<br />

Mondays… e B<strong>la</strong>ck Grape. [<strong>Maurizio</strong> <strong>Ferrarotti</strong>, L’ultima birra e andiamo a casa (forse).]<br />

Posted 29/04/<strong>2009</strong> h 05.50 a.m., CET. Lo shoegaze, o shoegazing, <strong>è</strong> un genere musicale<br />

sviluppatosi nel Regno Unito nel<strong>la</strong> seconda metà degli anni Ottanta che deve il suo nome (guardare<br />

le scarpe) al<strong>la</strong> curiosa tendenza dei chitarristi di guardare in basso mentre suonavano, come se<br />

stessero guardandosi le scarpe. In realtà questo atteggiamento era dovuto basi<strong>la</strong>rmente all’esigenza<br />

di control<strong>la</strong>re gli effetti del<strong>la</strong> chitarra, il cui uso e abuso creava quel muro sonoro di distorsioni che<br />

caratterizza il genere. Fondatori del movimento sono certamente i Jesus & Mary Chain, ma altre<br />

influenze sul genere provenivano dalle <strong>la</strong>ncinanti dissonanze chitarristiche degli statunitensi Sonic<br />

Youth, Dream Syndicate (i dischi in cui suona il geniale Karl Precoda) e Butthole Surfers. Molto<br />

citati dai musicisti shoegazer erano altresì i Cocteau Twins.<br />

In Ir<strong>la</strong>nda ci andai nel 1991; allora ascoltavo già da diversi anni i Jesus & Mary Chain e <strong>la</strong> Gioventù<br />

Sonica, nonché Spacemen 3 e Loop, due gruppi appartenenti al<strong>la</strong> corrente più cupa ed eroinomane<br />

dello shoegazing. Ma io non conoscevo ancora questa definizione, sinceramente me n’ero sempre<br />

sbattuto i marroni delle etichette, per me erano tutti semplicemente figli degli Stooges e dei Velvet<br />

Underground. Comunque appena tornato a <strong>Torino</strong> mi attaccai a MTV e a Rockeril<strong>la</strong> nel tentativo<br />

d’associare nomi di band e tendenze a quei pezzi che avevo ascoltato, apprezzandoli, nei locali di<br />

Dublino e Wexford. Sulle prime riuscii a identificare i Jesus Jones come autori di Info Freako, Soup<br />

Dragons/Lovegod, Stone Roses/Elephant Stone, Ned’s Atomic Dustbin/Kill Your Television, Happy<br />

Mondays/Kinky Afro, La’s/There She Goes, The Wonder Stuff/Unbearable… Nessuno di questi<br />

gruppi si poteva definire shoegazer. Dal momento in cui l’ebbi letta e compresone il significato,<br />

questa paro<strong>la</strong> mi s’installò nel<strong>la</strong> testa come un parassita e non ne uscì più.<br />

Un pomeriggio a 120 Minutes comparve una meravigliosa creatura gorgheggiando un brano che a<br />

me suonò come il redde rationem di una donna fatale a tinte allucinogene: Horror Head. Essa era,<br />

<strong>è</strong>, Toni Halliday. Il gruppo si chiamava Curve. Il giorno dopo andai al negozio di dischi più vicino e<br />

acquistai <strong>la</strong> cassetta di Döppelganger. Per me <strong>è</strong> uno degli album più riusciti del genere, se non<br />

addirittura del pop-rock inglese degli ultimi due decenni. Toni <strong>è</strong> al presente impegnata in un nuovo<br />

progetto musicale, Chate<strong>la</strong>ine. Si <strong>è</strong> fatta bionda. È sempre fascinosissima. (Il link per il video di<br />

Horror Head <strong>è</strong>: http://www.youtube.com/watch?v=_4xMR7mYPWU.)<br />

Yasuko Nagazumi era un’attrice giapponese che interpretò ruoli minori nel film di James Bond Si<br />

vive solo due volte – alquanto stiracchiato, ma colonna sonora spaziale – e nel<strong>la</strong> serie sci-fi Spazio:<br />

1999, ora in replica su Steel. Durante le riprese del film di 007 (luglio 1966-Marzo 1967) Yasuko si<br />

scoprì incinta, e proprio nel mese dell’ultimo ciak diede al<strong>la</strong> luce una bambina, Miki. Vent’anni<br />

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