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Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

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dopo Miki, portando il cognome del padre ungherese, Berenyi, avrebbe fondato i Lush. Quando feci<br />

ascoltare Untogether al mio amico Luca sul<strong>la</strong> strada per Sope<strong>la</strong>na – una ridente località balneare in<br />

provincia di Bilbao – <strong>la</strong>ddove secondo un rituale ormai consolidato ci saremmo spazzo<strong>la</strong>ti tutti i<br />

bar, egli reagì: “Cos’<strong>è</strong> ’sta roba?” Non perché gli facesse schifo il pezzo. Essendo un appassionato<br />

di new-wave anni Ottanta in tutte le sue sfaccettature, colorite od oscure che fossero, quello era il<br />

suo modo peculiare di trasmettermi che aveva percepito delle sonorità familiari: Cocteau Twins in<br />

primis, poi Siouxsie & The Banshees, Jesus & Mary Chain, Wire. Dopotutto Miki era del<strong>la</strong> nostra<br />

stessa età, già a 14 anni era una fanatica di musica punk e post-punk che recensiva gruppi insieme<br />

al<strong>la</strong> sua amica – e più tardi compagna di schitarrate e rarefatte armonie vocali nei Lush – Emma<br />

Anderson sul<strong>la</strong> fanzine Alphabet Soup. Spooky <strong>è</strong> l’unico album che ho dei Lush. Molti ritengono<br />

che lo zenit del<strong>la</strong> loro carriera sia Lovelife, uscito nel 1996, ma comprarlo non rientra né rientrerà<br />

mai nel mio personale elenco delle cento cose da fare prima di morire – tu che ne pensi, Giorgio?<br />

Viceversa, mi berrei volentieri un paio di Guinness con Miki in un pub a Londra!<br />

(Link per un’intervista a Miki Berenyi del <strong>2008</strong> corredata di magnifiche fotografie di Miki e dei<br />

Lush in tour: http://vonpipmusicalexpress.wordpress.com/<strong>2008</strong>/01/25/sweetness-and-light-the-mikiberenyi-interview-<strong>2008</strong>/.)<br />

Ma mi scolerei qualche cocktail anche con Rachel Goswell e Alison Shaw. Rachel ha cantato e<br />

suonato <strong>la</strong> chitarra per sette anni negli Slowdive, un band <strong>la</strong> cui parabo<strong>la</strong> <strong>è</strong> un c<strong>la</strong>ssico esempio di<br />

come dagli anni Cinquanta ai giorni nostri i media musicali d’oltremanica siano progressivamente, e<br />

perversamente, divenuti una vertigine di nomi e mode senza tregua. Dio solo sa quanti gruppi sono<br />

stati posti sugli altari e precipitati nel<strong>la</strong> polvere nel tempo di un concerto dal �ME o dal Melody<br />

Maker. In ogni modo le mode passano ma <strong>la</strong> buona musica rimane, e Souv<strong>la</strong>ki <strong>è</strong> un gran bel disco.<br />

Mentre Rachel era in tour con gli Slowdive nel 1993, uno dei suoi timpani si ruppe, e da allora le ha<br />

sempre dato dei problemi in forma di infezioni persistenti, sordità parziale e atassia <strong>la</strong>birintica – un<br />

disturbo consistente nel<strong>la</strong> progressiva perdita del<strong>la</strong> coordinazione musco<strong>la</strong>re che conseguentemente<br />

rende difficoltoso eseguire i movimenti volontari. Azz.<br />

Chia<strong>mia</strong>mo<strong>la</strong> sindrome del<strong>la</strong> tabu<strong>la</strong> rasa. Tutt’a un tratto ti prende di fare una sporta di tutti i tuoi<br />

dischi heavy-metal e buttarli nel cassonetto dell’immondizia. Di fare un falò di tutte le fotografie da<br />

ieri in giù. Di cancel<strong>la</strong>re <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> Documenti senza farne il dovuto backup. Campé tut via. Vittime<br />

designate dei miei ATB sono proprio i supporti fonografici. Uno dei tanti fu Jewel dei Cranes, nel<strong>la</strong><br />

versione remixata da Sua Oscurità Robert Smith. Alison Shaw mi aveva sedotto coi suoi riccioloni e<br />

<strong>la</strong> voce infantile, arrivando vicina a usurpare il trono di Toni Halliday, l’allora Regina di Sexoniria<br />

Mauriziana. Poi nel 1995 Shirley Manson e i suoi Netturbini invasero il regno e Toni dovette<br />

abbassarsi a ricoprire <strong>la</strong> carica di cortigiana di lusso: e Alison finì in the garbage con le sue Gru e<br />

altra roba. Sorry.<br />

(Link per un blog dedicato ai Cranes: http://djtalbotlikesugar.blogspot.com/<strong>2008</strong>/10/new-self-titledalbum-cranes-avai<strong>la</strong>ble.html.)<br />

L’intera carriera dei My Bloody Valentine ha ruotato intorno al rumore di chitarra perfetto che Kevin Shields<br />

ha nel<strong>la</strong> sua testa: una pulsazione di suono puro, caldo, androgino ma profondamente sessuale. Loveless <strong>è</strong><br />

travolgente, con le voci e le chitarre di Shields e Bilinda Butcher fondendosi le une nelle altre fino a divenire<br />

un’orchestra distante, <strong>la</strong> sezione ritmica sgambante in maestosa simultaneità, e occasionali esplosioni di ritmi<br />

danzabili (come nel singolo Soon) a sostenere <strong>la</strong> trama e l’impulso degli strumenti live. Furiosamente<br />

rumoroso ma seducente piuttosto che aggressivo, l’album scorre come un fiume di <strong>la</strong>va da un brano all’altro,<br />

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