“La ragazza del fiume Fuentona”. Illustrazione di <strong>Maurizio</strong> <strong>Ferrarotti</strong>, <strong>2009</strong>. 74
Posted 30/09/<strong>2009</strong> h 10.00 a.m., CET. “Signora <strong>mia</strong>, cominci sempre dal basso”, consigliava <strong>la</strong> simpatica pornostar mantovana Antonel<strong>la</strong> Del Lago a una telespettatrice in un talk-show condotto da Anna Pettinelli che qualche anno fa andava in onda su La7 prima (o dopo? La memoria comincia a giocarmi brutti scherzi.) di Sex & The City: il thread, ridicolmente facile intuirlo, era “come spompinare il vostro uomo da vere campionesse olimpioniche”. E allora oggi cominciamo dal basso di questo fallicissimo post. Muxu bat (“Un bacio”) <strong>è</strong> una foto di Lorena O<strong>la</strong>rte, talentuosa fotografa basca che espone i propri <strong>la</strong>vori su flick.com (“photo<strong>la</strong>rte” <strong>è</strong> il suo nickname), cio<strong>è</strong> <strong>la</strong>ddove pure il sottoscritto, contravvenendo a quanto promesso tempo fa, si <strong>è</strong> recentemente creato un profilo utente – “mi rifiuto categoricamente di crearmi un account anche su Flickr”, scrivevo in questo medesimo blog il 29 maggio <strong>2009</strong>, “di social network addiction me ne basta e avanza una.” Che volete, quando si ha poco o una nerchia da fare… (balle rosse gialle verdi e blu, da fare ne ho, e come!) In ogni modo ho spedito Muxu bat a una <strong>mia</strong> amica di Bilbao per il suo (trentasettesimo, trentottesimo, non ricordo, allora ci siamo, <strong>è</strong> Alzheimer precoce!) compleanno come biglietto d’auguri. Sono un misantropo gentiluomo. Alquanto scadente come pirata, ma un signore come non ne nascono più. [L’accattivante donzel<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> fotografia col bacio (muxu) <strong>è</strong> Jean Shrimpton, soprannominata “The Shrimp” ossia Il Gamberetto, celeberrima model<strong>la</strong> inglese degli anni Sessanta nonché icona del<strong>la</strong> Swinging London, occasionalmente attrice – un film su tutti: Privilege del 1967, <strong>la</strong> storia di un cantante pop disincantato che viene manipo<strong>la</strong>to dal Mostro a Due Teste Chiesa-Stato che cerca di trasformarlo in un leader messianico. Inquietantemente profetico. Nel 1978 il Patti Smith Group registrò una delle canzoni del film, Set Me Free, per il suo album Easter, cambiandone il titolo in Privilege (Set Me Free).] Io parlo parlo e straparlo, ma al<strong>la</strong> fine anche quest’anno ho riconfermato il mio vassal<strong>la</strong>ggio digitale a Berluschino; però che diamine, si deve pur vedere qualcosa al<strong>la</strong> televisione che non sia spazzatura nazionalpopo<strong>la</strong>re per ottenebrati mentali o politicume o Soma dei Popoli A.K.A. Dio Pallone – sempre più infangato, stimatissimo signor Petrini. Venerdì sera mi sono visto Il cavaliere oscuro, piuttosto deludente nonostante un cast semplicemente stel<strong>la</strong>re; ieri, il convento Premium Cinema passava La forma delle cose, un film di Neil Labute con Rachel Weisz, sempre più bel<strong>la</strong> e brava. Partito come una c<strong>la</strong>ssica commedia giovanilistica americana, Shape of Things si <strong>è</strong> via via distorto in un dramma sentimentale con finale a sorpresa… e che sorpresa. Ma sì, andiamo di spoilering e se per caso pensavate di vederlo anche voi su Premium o prenderne in affitto il DVD, peggio per voi! Va che un’accattivante e umbratile studentessa d’arte aggancia e seduce l’imbranato custode parttime di un museo e poco a poco, scientificamente, lo trasforma in un figaccione da paura, ma al<strong>la</strong> fine lo sbigottisce sbattendogli in faccia che lei ha fatto tutto ciò per fini meramente artistici, senza un briciolo di coinvolgimento sentimentale: lui era <strong>la</strong> sua scultura umana, capite? Al tempo che scorrevano i titoli di coda sono andato in cucina per farmi una manzanil<strong>la</strong> sentendomi addosso un ammorbante odore di vérité. In fondo, al di là dell’esagerazione – ma fino a che punto? – cinematografica, non <strong>è</strong> così che ci trattano le donne, o almeno <strong>la</strong> stragrande maggioranza di esse? Come argil<strong>la</strong> da p<strong>la</strong>smare a proprio piacimento, e che importa se nel processo <strong>la</strong> nostra personalità viene atomizzata, geek o viveur che siamo… ammesso che se ne possieda una? (Ah ah ah.) Il futuro <strong>è</strong> già qui. Holografic Medical Electronic Record (Holo-mer oppure holomer) <strong>è</strong> un concetto proposto da Richard M. Satava, docente di chirurgia presso il Medical Center dell’Università di Washington e direttore del programma di Tecnologie Biomediche Avanzate presso l’Agenzia del<strong>la</strong> 75
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