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Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

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Posted 23/09/<strong>2008</strong> h 10.50 a.m., CET. Quel<strong>la</strong> di presentare un racconto con un brano che parli di<br />

chi o cosa ti ha ispirato a scriverlo e di altre cose <strong>è</strong> una moda molto americana. Taluni in Europa <strong>la</strong><br />

considerano assai leziosa. A me non dispiace, a patto che non se ne faccia uso smoderato. Eccomi<br />

allora a scrivere per i miei (pochi, ma buoni) lettori una stringata introduzione a PUD (Piccole<br />

Unità Disoccupate). È un racconto sul<strong>la</strong> mastodontica bufa<strong>la</strong> dei corsi di formazione professionale<br />

in Italia, nonché sul<strong>la</strong> predisposizione decisamente autolesionista dell’uomo moderno a innamorarsi<br />

delle donne sbagliate. Ogni allusione a persone, cose o enti esistenti nel<strong>la</strong> realtà <strong>è</strong> puramente voluta.<br />

Non avertene a male, Elena. Ti desidero ancora.<br />

PUD (PICCOLE U�ITÀ DISOCCUPATE)<br />

In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo<br />

si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno<br />

dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono<br />

più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quel<strong>la</strong> moderata<br />

distanza reciproca che rappresenta <strong>la</strong> migliore posizione, quel<strong>la</strong> giusta distanza che consente loro di scaldarsi<br />

e nello stesso tempo di non farsi male reciprocamente.<br />

Schopenauer<br />

Mi sono già pentito di aver passato le selezioni per partecipare a questo corso di formazione<br />

finanziato dal Fondo Sociale europeo per “Addetti al commercio estero”. Per me <strong>è</strong> un molesto déjà<br />

vu questo subisso di dispense cartacee colme di diagrammi, epigrammi, esagrammi e fottigrammi<br />

cui si viene sottoposti da creature zoomorfe con <strong>la</strong>urea magna cum <strong>la</strong>ude in psicologia e master in<br />

(cattiva) gestione delle risorse umane. Mentre <strong>la</strong> quasi totalità dei miei speranzosi compagni<br />

d’avventura (o di sventura) <strong>è</strong> ancora al<strong>la</strong> ricerca dell’Arca, pardon del<strong>la</strong> prima occupazione, io ho<br />

perduto l’illibatezza <strong>la</strong>vorativa ben dodici anni fa. E da allora ho “fornicato” come un grillo.<br />

Ciononostante al momento sono disoccupato, perché e percome non ve lo rivelerò neanche sotto<br />

scopo<strong>la</strong>mina; sicché eccomi qua, ultratrentenne, a farmi di nuovo prendere per i fondelli con <strong>la</strong><br />

propedeutica al <strong>la</strong>voro. Giuro sul<strong>la</strong> <strong>mia</strong> testaccia di cavolo che <strong>è</strong> l’ultima volta.<br />

Il formatore, anzi <strong>la</strong> formatrice del modulo Manager e Managerialità <strong>è</strong> una scrofa rubizza coi denti<br />

sporgenti e un fare inquisitorio nazistoide. “Frau Finotti!”, e i cavalli nitriscono <strong>la</strong>ggiù nelle<br />

maleodoranti stalle del Centro Uffici Direzionali (ma direzzzionali de ghe?, se <strong>è</strong> lecito saperlo).<br />

Scomodando un altro eminente pensatore germanico, Herr Martin Heidegger, affermerei che <strong>la</strong><br />

Dottoressa Finotti <strong>è</strong> pagata per mostrarci <strong>la</strong> strada verso <strong>la</strong> Betriebliche Lichtung, l’eliminazione<br />

delle remore mentali per una fluente comunicazione nell’ambito aziendale. Ripensando alle mie<br />

scorse esperienze <strong>la</strong>vorative in ambienti perlopiù caratterizzati da rapporti umani pressoché autistici<br />

e circostanze del genere “<strong>la</strong> mano destra non sa cosa fa <strong>la</strong> sinistra”, mi viene da sorridere ma anche<br />

voglia di scappare a fumarmi uno spinello da qualche parte, magari sotto il monumento a Vittorio<br />

Emanuele II del quale da questo stanzone frigido s’intravede <strong>la</strong> statua.<br />

Il primo Re d’Italia.<br />

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