Posted 26/10/<strong>2009</strong> h 10.50 a.m., CET. La seguente affermazione scatenerà un uragano di risatacce da plotone di fucilieri assaltatori, ma tant’<strong>è</strong>: mi hanno sempre affascinato i buchi neri. Intendo quelli astronomici. Quelli, come diceva il Mago Gabriel in uno dei suoi deliranti assolo gia<strong>la</strong>ppiani, “dove saremo tutti veramente propprio assorbiti, e a sua volta risucchiati!” Quelle regioni dello spaziotempo da cui non può sfuggire nul<strong>la</strong>, neppure <strong>la</strong> luce, a causa del<strong>la</strong> gravità fortissima che vi domina. Nel momento in cui una stel<strong>la</strong> esaurisce il suo combustibile, comincia a raffreddarsi e a contrarsi, e se <strong>la</strong> sua massa <strong>è</strong> superiore a circa una volta e mezza <strong>la</strong> massa del Sole – il cosiddetto limite di Chandrasekhar – si contrae fino a raggiungere una singo<strong>la</strong>rità di densità e di curvatura dello spaziotempo infinite. The b<strong>la</strong>ck hole. Lessi tutto questo per <strong>la</strong> prima volta a dieci anni compiuti in un originalissimo racconto di Larry Niven, L’Uomo del Buco (The Hole Man), Premio Hugo 1975 per il miglior racconto breve. In questa storia, una missione su Marte s’imbatte in una base aliena, nel<strong>la</strong> quale c’<strong>è</strong> un dispositivo di comunicazione ancora funzionante. Uno scienziato ritiene che al centro del congegno vi sia un buco nero quantico, ma il suo comandante non gli crede. Per provare <strong>la</strong> sua teoria, <strong>la</strong> testolina d’uovo spegne il campo magnetico di contenimento, liberando il buco nero. Il mini-buco ca<strong>la</strong> dritto attraverso il suo superiore, uccidendolo al tempo in cui precipita verso il centro del pianeta. Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> storia si scopre che il ri<strong>la</strong>scio del buco nero potrebbe mettere in pericolo <strong>la</strong> vita degli esploratori, poiché esso si sta letteralmente divorando Marte. Possibbilmente moleco<strong>la</strong> dopo moleco<strong>la</strong>. Nel 1976 il romanzo Guerra Eterna di Joe Haldeman, altro bril<strong>la</strong>nte scrittore americano <strong>la</strong>ureato in fisica e astrono<strong>mia</strong> e reduce del Vietnam, vinse il Premio Hugo e il Premio Nebu<strong>la</strong>. Io lo lessi sei o sette anni dopo, prendendolo in prestito dal<strong>la</strong> biblioteca vicino casa. Iniziata nel 1997, <strong>la</strong> guerra contro <strong>la</strong> razza extraterrestre dei Taurani si trascina avanti pesantemente, un secolo dopo l’altro. I soldati che <strong>la</strong> combattono viaggiano, anzi balzano tra una col<strong>la</strong>psar – neologismo haldemaniano che a me continua a suonare infinitamente meglio che wormhole – e l’altra e invecchiano soltanto di pochi mesi a ogni campagna, mentre i secoli si susseguono rapidamente sul<strong>la</strong> Terra: una Terra che a ogni licenza diventa sempre più irriconoscibile. Guerra Eterna <strong>è</strong> un libro straordinario, se ne potrebbe trarre un film ma <strong>è</strong> meglio di no, al 95% lo stravolgerebbero in una boiata hollywoodiana tutta chiassosi effetti speciali e testosterone e terrestri buoni contro alieni cattivi, mentre invece <strong>è</strong> un testo apertamente antimilitarista, pregno altresì di disillusione per il futuro – un futuro che ci tocca da vicino… Il sorriso standardizzato sulle <strong>la</strong>bbra di tutti, anche quando annunciano: “Nessuna assistenza medica per sua madre, esatto. Bravo signore, siamo contenti per lei.” “Suo padre ha avuto un ictus, ma non si preoccupi, capita.” “Stia tranquillo, entro un mese sua sorel<strong>la</strong> se ne andrà al Creatore.” Brutto riconoscerlo, ma buona parte delle peggiori previsioni dei migliori scrittori di fantascienza dei decenni passati si <strong>è</strong> avverata; pensate solo a Fahrenheit 451, col suo mondo completamente pianificato, dove gli individui vivono alienati dal<strong>la</strong> televisione e <strong>la</strong> <strong>città</strong> <strong>è</strong> un mostro meccanico in cui ogni sentimento <strong>è</strong> stato soppresso. Purtroppo rimangono ancora parecchie brutte cose da vedere. E le vedremo. Fatevene una ragione. La perfezione assoluta mascolina non può esistere su questo pianeta, ho scritto qualche post fa. Ma neanche <strong>la</strong> perfezione assoluta femminile, se <strong>è</strong> per questo. Semplicemente, non esiste l’uomo né <strong>la</strong> donna ideale. Ciò nondimeno dovremo pur avere qualche straccio d’idea su cosa ci intriga di più in un maschio o una femmina. Io, per me, ho le idee sufficientemente chiare. Se siete magre ma ben fornite, s<strong>la</strong>nciate, di qualsiasi etnia e/o colore poiché non ho pregiudizi razziali, poco o meglio zero politicizzate, spiritose, buone forchette, bevitrici di vino e birra e appassionate d’astrofisica, sono tutto vostro: sempre che io vi piaccia, <strong>è</strong> <strong>la</strong>palissiano. Disgraziatamente, se già <strong>è</strong> un mezzo miracolo 86
incontrare qualcuno/a che conosca l’ordine dei pianeti del Sistema So<strong>la</strong>re, figuriamoci chi abbia una nozione ancorché vaga di cos’<strong>è</strong> un neutrino – particel<strong>la</strong> materiale elementare estremamente leggera che <strong>è</strong> soggetta solo al<strong>la</strong> forza debole e al<strong>la</strong> gravità. Grazie, Dottor Hawking. Ma nel<strong>la</strong> vita mai dire mai. Qualche sera fa, intorno alle 19.30, ho acceso il televisore neo-orfano del segnale analogico sul Milionario di Gerry Scotti, invero l’erede designato di Mike Buongiorno quanto a ripetitività e pedanteria. Il concorrente, anzi <strong>la</strong> concorrente, era Alice Simonetti da Chiaravalle, provincia di Ancona. Ventuno anni e carinissima, nonché promanante simpatia. Mi ha colpito in fronte come il bolide del<strong>la</strong> taiga. Immaginate poi quando costei ha risposto correttamente a una domanda riguardante proprio il col<strong>la</strong>sso gravitazionale delle stelle – dico “C”, buco nero, l’accendiamo – Additando<strong>la</strong>, ho detto: “Ecco <strong>la</strong> donna cui vorrei passare i prossimi 100.000 anni a viaggiare tra le stelle.” Mi stava quasi scappando di dire <strong>la</strong> <strong>mia</strong> donna ideale. Chi predica bene… �U�U�U�U� U�U�U�U�U �U�U�U�U� U�U�U�U�U �U�U�U�U� 87
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