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Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

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Posted 19/03/<strong>2009</strong> h 05.15 p.m., CET. Chiunque, almeno una volta nel<strong>la</strong> propria vitaccia, ha<br />

idoleggiato un divo/a del piccolo o grande schermo. O si <strong>è</strong> fortemente immedesimato in un ruolo<br />

da lui/lei interpretato. In quest’ultimo rispetto, potrei citarvi minimo trenta personaggi che mi<br />

hanno preso nel cervello: Charlie Crews, protagonista del serial Life, <strong>è</strong> l’ultimo arrivato.<br />

L’altro ieri, nel corso di una piacevolissima conversazione telefonica al ca<strong>la</strong>r del<strong>la</strong> tiepida sera –<br />

finalmente <strong>è</strong> arrivata <strong>la</strong> primavera! – con <strong>la</strong> personcina che mi sta (moltissimo) a cuore, mi <strong>è</strong> uscita<br />

di bocca questa cosa: “Sai, con gli anni ho imparato a convivere serenamente coi miei difetti fisici,<br />

<strong>la</strong> calvizie il naso a cammello e tutto il resto, ma se potessi cambiare completamente il mio aspetto<br />

con un trattamento rivoluzionario o un patto col diavolo, mi farei trasformare in un anglosassone<br />

s<strong>la</strong>nciato, prestante e coi capelli rossi, naturalmente folti.” Come Da<strong>mia</strong>n Lewis, per l’appunto.<br />

(Qualche centinaia di sere fa al VB di Via delle Rosine l’ex fidanzata di un mio conoscente mi<br />

disse: “Ah, <strong>Maurizio</strong> mio caro, se tu oltre a un cervello scintil<strong>la</strong>nte avessi pure il corpo di un<br />

anglosassone…” Of corse, dear. E se tu fossi meno pretenziosa e scassacazzi…)<br />

Pour parler. Pur tuttavia io e Crew/Lewis, quantunque messi a confronto parremmo Bob Rock<br />

(versione pelotari sabaudo) e A<strong>la</strong>n Ford, qualcosa in comune l’abbiamo. Anch’io come Charlie,<br />

un detective che si <strong>è</strong> fatto dodici anni in galera per un crimine che non ha commesso, ho dovuto<br />

combattere a lungo per non perdere il senno; soltanto che <strong>la</strong> <strong>mia</strong> prigione era mentale, non fisica.<br />

Gli scarabocchi sulle pareti biancastre del<strong>la</strong> <strong>mia</strong> cel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>vano mancanza d’autostima, difficoltà<br />

di comunicazione col prossimo, sensi di colpa generati dal<strong>la</strong> morte di <strong>mia</strong> sorel<strong>la</strong> Danii per quel<br />

male bastardo figlio di puttana il cui nome i media sono ancora riluttanti a pronunciare: cancro,<br />

cancro, CANCROOOO!<br />

Charlie Crews si <strong>è</strong> aggrappato a un libercolo zen trovato in gattabuia per sopravvivere; tornato in<br />

libertà n’applica i precetti al<strong>la</strong> sua nuova vita, sia pure sui generis. Io, <strong>Maurizio</strong> <strong>Ferrarotti</strong>, bevo<br />

birra gustandone ogni singolo sorso, gioco a pelota basca, compro e scarico musica a tonnel<strong>la</strong>te,<br />

corteggio femmine giovani carine e occupatissime: poi, c’<strong>è</strong> Stop allo stress.<br />

Ho rinvenuto questo libretto nel bidone per <strong>la</strong> raccolta di carta e cartone del mio pa<strong>la</strong>zzo; in origine<br />

era allegato a un numero del<strong>la</strong> rivista Viversani & belli. Quest’ultima <strong>è</strong> uno di quei mensili salutisti<br />

nei quali per recuperare <strong>la</strong> linea dopo i bagordi natalizi ti si consiglia una dieta a base di melone e<br />

acqua minerale naturale per dieci giorni e prima di partire per le vacanze estive frul<strong>la</strong>ti di guaranà e<br />

scolopendra indiana, <strong>la</strong> quale per di più si dice possieda virtù anti-ictus. In ogni modo, Stop allo<br />

stress si <strong>è</strong> rive<strong>la</strong>to tutt’altro che una boiata. Scritto con <strong>la</strong> consulenza di una nota neuropsichiatra<br />

bergamasca, <strong>è</strong> prodigo di consigli su come affrontare gli stressor (così vengono genericamente<br />

chiamate tutte le situazioni di stress). Io, per me, prediligo l’auto-shiatsu.<br />

Lo shiatsu (paro<strong>la</strong> composta di shi = dito e atsu = pressione), <strong>è</strong> una tecnica giapponese risalente al<br />

VI secolo, quando i monaci buddisti importarono nel paese del Sol Levante i principi del<strong>la</strong><br />

medicina tradizionale cinese che ne costituiscono il fondamento teorico. Consiste nell’esercitare<br />

con le dita una moderata pressione in alcuni punti strategici del corpo, risvegliandone <strong>la</strong> forza di<br />

autoguarigione. Nonostante ora nel nostro paese sia molto in voga (di recente ho visto affissa al<strong>la</strong><br />

pensilina di una fermata d’autobus una locandina rec<strong>la</strong>mizzante un “salone rumeno di massaggi<br />

shiatsu e Tai Chi”!), nessuna istituzione universitaria si <strong>è</strong> ancora impegnata a studiarne gli effettivi<br />

benefici. Italica normalità.<br />

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