Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

effusioni con uno; sono passato oltre e ho accostato la vettura al marciapiede otto-dieci metri più in
là, per poterli spiare con lo specchietto retrovisore; Debora ha dato un ultimo bacio sulla bocca al
suo verloofde ed è entrata al lavoro; lui si è incamminato giusto verso di me, cosicché con crescente
definizione dei particolari ho potuto ammirarne il ceffo da bullo di periferia, i capelli ingomminati
sparati in tutte le direzioni, i jeans alla scagassa, la felpa di D&G, la camminata da cercopiteco… e
un orecchino di grandi dimensioni a forma di goccia penzolante dall’orecchio sinistro.
Una parola è apparsa in forma intermittente nella mia testa: sacrilegio.
Il fatto è che oggi sono andato a giocare le mie otto colonne ingiallite: di mattina presto stavolta, per
evitare la signora Centoschedine. Infatti, non c’era nessuno. Ho salutato Debora senza particolare
entusiasmo e le ho sporto le schedine. Lei le ha prese con un sorrisetto, si è ravviata i capelli… ed
eccolo di nuovo, il grande orecchino a goccia. Oggi ce l’aveva lei.
È il nuovo trend: indossare i vestiti del fidanzato per fare shopping. Donne VIP che vanno a spasso
per negozi à la page con indosso il camicione scozzese da falegname, e di conseguenza i feromoni,
del proprio uomo. Più sono sfondati più si comportano da zoticoni, verrebbe da commentare.
La domanda è: ma i maschietti di nuova generazione sono così scimuniti da portare orecchini così?
Ipotesi più probabile: la goccia è di Debora, che lo ha dato al suo scimmiotto come pegno d’amore a
tempo determinato. Che romantico.
Fanculo.
Ho intascato le ricevute, le ho detto “ciao, buona giornata” e sono uscito. Forse lei si aspettava che
io mi fermassi a scambiare quattro chiacchiere. Forse no.
Dodici ore dopo, metabolizzata cerebralmente soltanto una descrizione di Debora e del suo diniego,
Dante chiede allarmato a Federico: “Non ti starai mica preso una scuffia per quella truzzetta?”
Io vuoto il bicchiere in un sorso e incrocio lo sguardo neutronico di Luana. Con due dita, le faccio il
gesto che nel linguaggio internazionale significa due. Altre due caipirinha de cerveja, per favore,
che la notte è ancora giovane.
Luana sorride, fa di sì con la testolina e si mette subito all’opera. Che bocconcino.
Rispondo a Dante: “Macché. Piuttosto me lo ficco dentro un boccale di soda caustica.”
E Dante: “Scarlett Johansson.”
Appunto.
Il diciassettesimo secolo fu l’Età dell’Oro dei Paesi Bassi. La nazione divenne la principale potenza
navale del mondo e sviluppò un grande impero navale, colonizzando ciò che più tardi divennero le
Indie Olandesi – ora Indonesia –, la punta meridionale dell’Africa, una manciata di isole nel Mar
dei Caraibi e parte dell’odierno stato di New York, New Jersey, Connecticut e Delaware.
È probabile che la perla raffigurata nel dipinto di Vermeer provenisse dalle nuove colonie olandesi
nell’estremo oriente; pure, alcuni studiosi ritengono che un esemplare di così grandi dimensioni in
natura non esisterebbe. Può essere che Vermeer ne abbia accresciuto le dimensioni a bella posta;
dopo tutto, sembra che egli compisse esperimenti con le prime camere oscure. Cosicché potremmo
considerare Ragazza con turbante come il primo esempio di fotoritocco nella storia dell’umanità.
Photoshop ante litteram.
Gli olandesi sono sicuramente un popolo creativo. Lasciamo perdere la Endemol. All’Università di
Eindhoven un team di genietti ha realizzato Blue Eye, un tavolo trasparente su cui le immagini di un
oggetto possono essere spostate, modificate o unite ad altre semplicemente trascinandole con un
dito. Come basta un dito per archiviarle dentro il folder digitale di un computer a esso collegato,
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