Posted 12/03/<strong>2009</strong> h 04.00 p.m., CET. Scrivono che fino a un mesetto fa non facesse nemmeno <strong>la</strong> model<strong>la</strong> e vivesse nel Bronx. Un bel giorno il fotografo di moda Shameer Kahn l’ha notata in strada a New York – Midtown Manhattan, per <strong>la</strong> precisione – e ha deciso di portar<strong>la</strong> all’agenzia Elite, dove le hanno fatto subito firmare un contratto. Diandra Forrest <strong>è</strong> altissima, nera e albina. Dice Khan: “L’ho portata all’Elite perché <strong>è</strong> diversa da tutte le altre e perché un sacco di gente forse non ha neanche mai visto una ragazza come lei.” Effettivamente, negli USA e in Europa, <strong>la</strong> prevalenza complessiva dell’albinismo totale – il tipo più comune che colpisce i peli, i capelli, <strong>la</strong> pelle e gli occhi – <strong>è</strong> bassa: meno di 5 persone su 10.000. Ciò nondimeno <strong>è</strong> molto maggiore in altre parti del mondo: per esempio, nel<strong>la</strong> Nigeria meridionale, circa 20 persone su 100.000. Io, per me, avrò incontrato non più di nove-dieci albini in tutta <strong>la</strong> <strong>mia</strong> vita, e nessuno di origini afroamericane. Dopotutto, non ho mai scambiato neanche due parole all’autogrill con gente di Vipiteno o Spinazzo<strong>la</strong> od offerto un bicchiere di marsa<strong>la</strong> stravecchio a una sensuale carme<strong>la</strong> cucinottesca in un baruccio polveroso di Femmina Morta, provincia di Messina. E non so ancora identificare i nuovi arrivati nel<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> 34 del pa<strong>la</strong>zzo dove vivo: potrebbero anche essere alieni provenienti dal sistema del Centauro, o viaggiatori nel tempo. Curioso come nell’epoca del<strong>la</strong> globalizzazione e del<strong>la</strong> connessione Internet a banda <strong>la</strong>rga si stenti perfino a guardarsi negli occhi in ascensore, se non a letto. Non ci si meraviglia più di niente. Con studiata compunzione Cristina Parodi dà notizia dell’ennesimo stupro di gruppo suscitando in noi il più vivo sdegno, ma neanche quindici minuti dopo il match di Champions League fagocita ogni nostro pensiero come un’ameba a forma di coppa con le orecchie. Essere trasgressivi <strong>è</strong> ormai <strong>la</strong> norma e l’autentica trasgressione <strong>è</strong> essere normali; basti a esempio <strong>la</strong> sensazione che sta provocando Arisa (nom de plume per Rosalba Pippa da Pigno<strong>la</strong>, provincia di Potenza), <strong>la</strong> cantante rive<strong>la</strong>zione dell’ultimo Festival di Sanremo: in un LCD Worldsystem che trabocca di glorificatissimi puttanoni rovinafamiglie, ecco spuntare dal nul<strong>la</strong> Calimero/a Pop, candida rappresentante del<strong>la</strong> Maggioranza Silente – composta di femmine “ordinarie” che non si rivoltano come un guanto ogni mattina presto per sembrare strafighe da party in Costa Smeralda. E il Gotha degli anchormen nazionalpopo<strong>la</strong>ri va in fibril<strong>la</strong>zione; sbattiamo il mostriciattolo in prima pagina, pardon in tv <strong>la</strong> domenica dopo pranzo, chiediamole se ci <strong>è</strong> o ci fa, se si veste così pure a casa sua, se ha uno straccetto di fidanzato, se fa sesso con gli occhiali o senza, mentre tutt’intorno le (semi) divinità con le <strong>la</strong>bbra e i décolleté gonfiati e le microgonne da urlo di Munch grondano purissimo disprezzo nemmeno Arisa fosse colpevole di hybris – trasgressione o vio<strong>la</strong>zione dei limiti connessi con <strong>la</strong> propria condizione di provinciale bruttina e senza prospettive. Il mio timore adesso <strong>è</strong> che i markettari teratonnivori le si scaraventino addosso per trasformar<strong>la</strong> in un’altra stucchevole antignocca al<strong>la</strong> Littizzetto. Purtroppo succederà. Da dov’ero partito? Ah, Diandra Forrest. Niente da eccepire: <strong>è</strong> bel<strong>la</strong>, bellissima, meravigliosa, rara. Sicuramente, <strong>è</strong> nata una stel<strong>la</strong> nel firmamento del<strong>la</strong> moda. Nondimeno, le auguro caldamente di non mettersi insieme a un rapper egomaniaco e lesto di mano. Ma neanche a una pseudo-rockstar dedita al crack. Non se ne può proprio più di questa gentaglia. P.S. Non sarò mai stato a Vipiteno né a Femmina Morta, che pure dista pochi chilometri dal paese natio di <strong>mia</strong> nonna materna Maria – che riposi in pace –, ma a Quintanil<strong>la</strong> del Monte (provincia di Zamora, comunità autonoma di Castiglia e León, Spagna) sì. E colà sono entrato nell’unico bar al mondo col pavimento inclinato a 45°, come certe riprese nei telefilm di Batman degli anni Sessanta. Sì, viaggiare, e di notte con i fari illuminare. 42
Diandra Forrest. 43
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