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Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

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Posted 02/03/<strong>2009</strong> h 10.00 a.m., CET. Uno scrittore cannibalizza <strong>la</strong> propria vita: tutto ciò che<br />

abbiamo da raccontare sono le percezioni di noi stessi e le nostre esperienze, che corrono in<br />

parallelo alle percezioni ed esperienze degli altri. Il racconto incluso nel post del 23/09/<strong>2008</strong>, PUD<br />

(Piccole Unità Disoccupate) <strong>è</strong> una c<strong>la</strong>ssica dimostrazione di cannibalizzazione/truccatura letteraria<br />

di un’esperienza personale. Non per capriccio di mezz’età ne suggel<strong>la</strong>i l’introduzione con queste<br />

parole: “Ogni allusione a persone, cose o enti esistenti nel<strong>la</strong> realtà <strong>è</strong> puramente voluta. Non avertene<br />

a male, Elena. Ti desidero ancora.”<br />

Da Elena, di cui ho perso le tracce da dieci anni, ricevetti un due di picche talmente devastante che<br />

il cratere da esso provocato nel mio-miocardio scotta ancora di radiazioni. Elena, per gli amici<br />

“Nena”, ha gli occhi del medesimo colore di Olivia “13” Wilde, ma per il resto somiglia più a<br />

Charlotte Rampling quand’era giovane, gli stessi tratti lunari e capelli biondo cenere e il figurino<br />

svelto e nervoso – spalle dritte e sottili, seni piccoli ma sodi, gambe ben tornite, fondoschiena da<br />

discesista; quanto ai piedi, el<strong>la</strong> li definisce “stravaganti. Me li sono rotti entrambi da picco<strong>la</strong>.” Gli<br />

alluci sono recisamente grossi. Norman Mailer commenterebbe: «come in molte belle donne, le dita<br />

dei piedi sono <strong>la</strong> parte peggiore del<strong>la</strong> sua anato<strong>mia</strong>.» La sua mise preferita <strong>è</strong>, o per lo meno era<br />

quando ci vedevamo: jeans attil<strong>la</strong>ti sopra stivaletti col tacco basso, giacca o giubbotto di pelle nera<br />

o marrone, golfino a collo di cigno. Si depi<strong>la</strong> le sopracciglia: “Non lo facessi, sembrerei Elio delle<br />

Storie Tese.” Non fuma né beve né fa uso di droghe. Naturalmente le piace far sesso, di cui però<br />

pare apprezzare soprattutto l’effetto anestetizzante: “Le dormite che mi faccio dopo averlo fatto…”<br />

A vent’anni ha avuto una storia con un “bastardo. Andava pazzo per Arancia Meccanica e gli<br />

piaceva legarmi i polsi al<strong>la</strong> testata del letto. E io non avevo mai il coraggio di negarglielo: a esserti<br />

sincera, un po’ mi piaceva.” Nelle giornate ‘sì’ <strong>è</strong> adorabilmente faceta, in quelle ‘no’ va in riserva<br />

d’autostima e sovraccarico d’esistenzialismo: “Sto affacciata al<strong>la</strong> finestra del<strong>la</strong> vita e osservo”,<br />

scrisse in uno di quei bigliettini che mi passava in continuazione quando ci sedevamo vicini, manco<br />

fossimo ancora alle elementari. Le piacciono molto gli U2 e Tori Amos, alquanto P.J. Harvey e gli<br />

Skunk Anansie, questi ultimi più per <strong>la</strong> personalità debordante di Skin che per <strong>la</strong> musica che<br />

suonano – suonavano, essendosi sciolti da un pezzo. Non ama partico<strong>la</strong>rmente le discoteche di<br />

tendenza: quando bal<strong>la</strong> sembra, o meglio vuole sembrare una fa<strong>la</strong>bracca da sit-com, Debra Messing<br />

dell’Astigiano, ti fa scassare dalle risate. All’inizio del 1999 era fidanzata con uno studente-sportivo<br />

modello con gli occhiali, una caratteristica figura da Politecnico, prossimo a partire per il servizio<br />

militare. Le mancava un’eternità di esami a prendere <strong>la</strong> <strong>la</strong>urea in Lingue e Letterature Straniere.<br />

Sognava di andare a vivere in Germania e con ogni probabilità l’ha fatto, mol<strong>la</strong>ndo Mr Nice Guy ai<br />

suoi logaritmi. Adesso ha 36 anni. Me l’immagino a giocare con un pargolo biondissimo ascoltando<br />

Björk, o <strong>la</strong> sua zuccherosa epigona estone, Kerli, a Monaco di Baviera o Ulm o vatte<strong>la</strong>ppesca.<br />

E io, caro lettore internauta, mi sono preso una solenne scuffia per questa ragazza. Passato neanche<br />

un mese dall’inizio di quel fottuto inutile corso Cpf finanziato dal Fondo sociale europeo, lei per me<br />

era divenuta l’unica valida motivazione per continuare a frequentarlo. So<strong>la</strong>mente quello schizzato di<br />

fondamentalista cristiano di Brondelli non aveva ancora realizzato che ci stavano prendendo tutti<br />

quanti per il culo. Non me ne fregava un cazzo; io frequentavo solo più per veder<strong>la</strong>, par<strong>la</strong>rle, ridere<br />

insieme, respirare <strong>la</strong> stessa aria. Se per qualche ragione – sonno, dentista, università – lei non veniva<br />

a lezione io provavo dentro una sconfinata sensazione di vuoto. Verso <strong>la</strong> fine del secondo mese io,<br />

lei e altre anime disincantate prendemmo a riunirci una volta <strong>la</strong> settimana in un locale a scelta per<br />

berci un birrino e analizzare <strong>la</strong> nostra situazione: poi ci facevamo delle lunghe camminate. Sotto i<br />

portici di questa stupenta super<strong>città</strong> ovviamente piemontese Elena spesso mi prendeva a braccetto, e<br />

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