a <strong>la</strong>cerar<strong>la</strong>. Come Alice nel Paese delle Meraviglie, Wintergreen vi passa attraverso e irrompe dall’altra parte, dentro il proprio corpo: un caotico sistema autostradale organico! Wintergreen guida come un forsennato, cercando, cercando. Finché s’imbatte in uno sciame di cellule cancerose travestite da motociclisti: i Carcinoma Angels. E li uccide uno per uno. Poi nel<strong>la</strong> caverna umida e insalubre dello stomaco affronta, e sconfigge, il tumore vero e proprio, sotto le sembianze di un mostruoso, enorme granchio nero dagli occhi rosso sangue. Ma paga sua vittoria a carissimo prezzo, rimanendo intrappo<strong>la</strong>to dentro di sé per sempre. Posted 14/10/<strong>2009</strong> h 10.50 a.m., CET. Nel brano di commento al<strong>la</strong> novel<strong>la</strong>, Norman Spinrad mette in ridicolo il tabù che circonfonde <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “cancro” nel<strong>la</strong> società moderna. Era il 1967. Siamo alle soglie del 2010, ma il tabù permane. Io, come tanti su questo pianeta, troppi, ne so qualcosa. La <strong>mia</strong> amata sorel<strong>la</strong> maggiore Danie<strong>la</strong> <strong>è</strong> mancata sette anni e mezzo fa per un tumore al<strong>la</strong> mammel<strong>la</strong>. Ebbene, ogniqualvolta mi azzardo a pronunciare in pubblico le parole “cancro, carcinoma, tumore, metastasi, chemioterapia” due umani su tre mi fanno quel<strong>la</strong> faccia, quel<strong>la</strong> col mento tirato in dentro, quell’aria compassionevole, le <strong>la</strong>bbra arricciate in una specie di broncio che mal ce<strong>la</strong> ripugnanza e finanche sacro terrore, avendo costoro per loro buona sorte mai avuto a che fare con tutta quel<strong>la</strong> merda schifosa, né personalmente né tantomeno in famiglia. Almeno fino a quel momento. Pochi giorni fa una <strong>mia</strong> conoscente ha postato sul famigerato Facebook quanto segue: “E smetter<strong>la</strong> un po’ di condividere gruppi su cancro, violenza, politicume eccetera…? Basta con ’sti argomenti pesanti! Facciamo di Facebook il regno del cazzeggio mondiale!” Anni fa a New York c’era, e forse c’<strong>è</strong> ancora, un giornale di proprietà di Moonie, un santone assai discusso, che riportava sulle sue pagine soltanto buone notizie. Come a voler dire: non voglio saperne un accidente delle cattive. Un comportamento comprensibile, però ottuso. Pericolosamente ottuso, direi, nonché antidemocratico, poiché ragionando così il risultato che si ottiene <strong>è</strong> l’imposizione del<strong>la</strong> censura, l’omologazione delle menti, <strong>la</strong> felicità artificiosa. Fitter happier more productive, baby smiling in the backseat. Only good, no evil, no flu, no bad cholesterol, no diabetes, no obesity, no cancer... COL CAZZO! CANCROO!!!!!!!!!! CANCROO!!!!!!!!!! L’immagine in calce al post <strong>è</strong> <strong>la</strong> riduzione di uno sfondo per il desktop che ho creato quattro anni fa sovrapponendo gli schizzi di alcuni tipi di cromosomi e una sezione di mitocondrio, fotoritoccati e antropomorfizzati, a una cellu<strong>la</strong> cancerosa mammaria ingrandita al microscopio. Norman Spinrad sedeva accanto a me, sorseggiando una pinta di birra chiara. Ogni tanto crol<strong>la</strong>va il capo. I miei Angeli Cancerogeni non indossano giubbotti di cuoio nero né hanno gli occhi iniettati di sangue. I miei Angeli sono angeli. Angeli che vogliono simboleggiare tutti gli sforzi fatti finora dal<strong>la</strong> ricerca medica per debel<strong>la</strong>re il cancro. Angeli che si mangeranno quel<strong>la</strong> merdosa cellu<strong>la</strong> killer fino all’ultimo fottuto frammento di materia biologica degenerata. 84
Per favore, supportate l’Associazione Italiana per <strong>la</strong> Ricerca sul Cancro. E sforzatevi di vivere <strong>la</strong> vostra preziosa vita senza preconcetti. Soprattutto tu, <strong>mia</strong> cara amica anti-anticancerogena, tu così incarognita con gli uomini torinesi – “sono tutti uguali, tutti stronzi, ci trattano tutte come puttane.” Non hai bisogno di una pozione ultramegapsichedelica per guardarti dentro e renderti conto una volta per tutte che non puoi colpevolizzare tutto l’universo maschile dei tuoi fallimenti amorosi. Lo specchio del bagno <strong>è</strong> più che sufficiente. “Carcinoma Angels”. Illustrazione di <strong>Maurizio</strong> <strong>Ferrarotti</strong>, 2006. 85
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