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Torino è la mia città 2008-2009: Figomania - Ferrarotti, Maurizio

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ogni volta che ciò succedeva io mi sentivo come Fortunato Torrisi da Melito di Porto Salvo dopo<br />

aver segnato in semirovesciata il gol del 3-2 in quell’irripetibile derby Toro-Giuve del 27 marzo<br />

1983.<br />

Un bel mattino di maggio scesi al fioraio d’angolo e feci recapitare ad Asti – stavamo svolgendo lo<br />

stage ma lei era momentaneamente tornata all’ovile – un mazzo di rose rosse d’alta qualità, tot.<br />

spesa £ 100.000. Elena ne rimase parecchio turbata. Mi disse: “Tu sei matto da legare. Mi hai fatto<br />

piangere, sai? Anche il mio ragazzo c’<strong>è</strong> rimasto di sale.” Sfido io. Al<strong>la</strong> prima licenza si ritrovava già<br />

a vivere il peggior incubo del najone: <strong>la</strong> fidanzata in stato d’assedio. Comunque come il tonno fece<br />

ritorno al corso AUC e lei si stabilì di nuovo a <strong>Torino</strong> io le diedi appuntamento in un bar del centro:<br />

là, dopo aver bevuto un caff<strong>è</strong> e un bicchiere d’acqua minerale <strong>la</strong>ddove piuttosto avrei ingol<strong>la</strong>to un<br />

Laphroaig in due sorsate – lei non prese nul<strong>la</strong> –, le dichiarai tutto il mio amore. In risposta Nena mi<br />

congelò il sangue nelle vene con <strong>la</strong> sentenza di prammatica, “Mauri io ti considero un grande amico<br />

e niente più”, ma senza emettere segnali di cinismo sul<strong>la</strong> frequenza dell’estrone, contrariamente a<br />

milioni d’altre femmine umane quand’<strong>è</strong> ora di liquidare i kamikaze dell’amore non ricambiato, anzi<br />

pareva sinceramente addolorata. Dopo l’accompagnai fin sotto l’alloggio che spartiva con altri due<br />

studenti universitari. Jump cut. Lei accennò una carezza al mio viso rattristato ma quasi all’istante<br />

ritrasse <strong>la</strong> mano (Elena adorava il contatto fisico, intrecciava le dita con chiunque, fosse il fidanzato<br />

un amico intimo o un ir<strong>la</strong>ndese rubicondo appena conosciuto a una festa che per questo si sentì in<br />

dovere di provarci ma anch’egli si prese e portò nel Connemara il suo bel fante). Lì avrei dovuto<br />

provare a sfondare le barricate del<strong>la</strong> sua fedeltà – “Ho questo grosso difetto: sono fedele.”, soleva<br />

ripetere –, aprire le porte del suo viso, appiccare il fuoco al<strong>la</strong> sua bocca. Ma non lo feci. La salutai e<br />

alzai i tacchi. ’Fanculo.<br />

Riguardando tutto ciò dal<strong>la</strong> postazione dei miei 44 anni appena compiuti, megalitri d’acqua passata<br />

sotto i ponti e una visione dell’esistenza più enormemente più spassionata, mi domando se in buona<br />

sostanza Elena non fosse che una spiritosa – ancorché incline allo spleen e all’autof<strong>la</strong>gel<strong>la</strong>zione –,<br />

intelligente, ginnica e amabile stuzzicacazzi (in inglese, prick teaser: ragazza o donna che veste o<br />

agisce provocativamente e ostenta <strong>la</strong> sua sessualità per ottenere l’attenzione del maschio con il solo<br />

scopo di gratificare il proprio ego. Per gentile concessione di www.urbandictionary.com).<br />

Cara Nena, qualora ti capitasse di leggere queste cose, torno a ripetere, non avertene a male. Sono<br />

uno scrittore. Uso <strong>la</strong> gente, nonché me stesso, per scrivere. Vivo e mi ubriaco di parole: anche le più<br />

triviali. Dopo tutto anch’esse fanno parte del vocabo<strong>la</strong>rio. Un bacione e tante buone cose.<br />

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