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Capitolo 1° - Storia - FedOA

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cercò di imparare più che poteva in quel campo: costruì vari aggeggi per conto proprio,<br />

s'iscrisse a concorsi e competizioni scientifiche, e arrivò dove la gente della sua specie<br />

aspirava ad arrivare: il MIT. Il porto d'arrivo dei più brillanti liceali dagli occhiali da gufo e<br />

pettorali sottosviluppati, che meravigliavano gli insegnanti di matematica e che venivano<br />

bocciati in educazione fisica, che non sognavano di pomiciare dopo il ballo del diploma, ma<br />

di accedere alle finali del concorso in occasione della Fiera della scienza della General Electric.<br />

Questo era per lui il MIT, nei cui corridoi avrebbe vagato alle due di notte, cercando qualcosa<br />

d'interessante, e dove alla fine avrebbe scoperto quel che lo avrebbe spinto a iniziare una<br />

nuova forma di processo creativo, un nuovo stile di vita, e che lo avrebbe posto in prima<br />

linea di una società immaginata solo da qualche scrittore di fantascienza di serie B. Qui<br />

avrebbe scoperto un computer con cui giocare”.<br />

Peter Samson era stato membro del Tech model railroad club fin dalla prima settimana<br />

trascorsa al Mit, nell'autunno del 1958. I suoi membri, studenti più anziani dall'aspetto<br />

distinto e dall'occhio sveglio, che parlavano col ritmo frenetico della gente che vuole togliere<br />

di mezzo le parole in un attimo, vantavano una singolare esposizione di trenini scala HO che<br />

tenevano in un locale della sede del club al palazzo 20. Peter Samson era da tempo<br />

affascinato dai treni, specialmente quelli delle metropolitane. Così si unì alla visita del<br />

palazzo, una costruzione provvisoria con il tetto di legno costruita durante la Seconda<br />

guerra mondiale. I corridoi erano cavernosi e, anche se la stanza del club era al secondo<br />

piano, l'umidità e la luce offuscata davano la sensazione di essere in un seminterrato.<br />

La stanza del club era occupata dall'enorme plastico ferroviario. I membri del Signal<br />

and Power erano ossessionati dal modo in cui il sistema funzionava, dalla sua crescente<br />

complessità, dal modo in cui avrebbero reagito le altre parti a qualsiasi cambiamento, dal<br />

come usare quelle connessioni tra le parti per ottenere il massimo.<br />

Molti pezzi del sistema erano stati regalati tramite il Western electric college gift plan,<br />

direttamente dalla compagnia dei telefoni. Il rappresentante di facoltà dei club era anche<br />

l'incaricato del sistema telefonico universitario e aveva fatto in modo che una sofisticata<br />

attrezzatura telefonica fosse a disposizione dei modellisti. Attraverso il disco combinatore<br />

<strong>Capitolo</strong> <strong>1°</strong> - <strong>Storia</strong><br />

dei telefoni, i "macchinisti" del TMRC potevano specificare su quale tratto del binario<br />

esercitare il controllo, e da là far partire un treno. Un'altra persona che gravitava intorno<br />

all'S&P era Alan Kotok, un tipo grassoccio del New Jersey, senza mento, un occhialuto dalle<br />

lenti spesse della classe di Samson. Alle superiori era stato in visita al Mobil Research Lab<br />

nella vicina Haddonfield, e vide il suo primo computer: l'ebbrezza di quell'esperienza lo<br />

spinse a decidersi d'entrare al MIT. Nel suo anno da matricola, si guadagnò la reputazione di<br />

uno dei più capaci S&P del TMRC.<br />

Gli S&P erano quelli che passavano il sabato recuperando pezzi al rottamaio di Eli<br />

Heffron a Somerville, quelli che stavano sdraiati per ore su piccole sedie a rotelle che<br />

chiamavano bunkies per scivolare a lavorare sotto i punti difficili del sistema, che avrebbero<br />

faticato anche di notte per realizzare una linea totalmente abusiva tra il telefono del TMRC e<br />

il campus zona est. I più produttivi tra quelli che lavoravano all'S&P si definivano, con<br />

grande orgoglio, "hacker". Dentro i confini della stanza del palazzo 20, e della tool room dove<br />

si svolgevano un po' di studio e molte sessioni di cazzeggio tecnico, si erano unilateralmente<br />

conferiti attributi eroici da saga nordica.<br />

Ecco come Samson vedeva sé e i suoi amici in un poema alla Sandburg pubblicato sul<br />

foglio del club:<br />

Installatore di commutatori al servizio del mondo intero,<br />

tester di fusibili, creatore di piste,<br />

giocatore delle strade ferrate e sezionatore spinto del sistema,<br />

sciatto, spettinato, sbracato.<br />

Macchina del punto-funzione, linea di luce:<br />

mi dicono che sei malvagio e ci credo; poiché ho visto<br />

le tue lampadine colorate sotto la lucite adescare i servi del sistema...<br />

Sotto la torre, polvere ovunque,<br />

tagliando con le pinze.<br />

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