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L'uso del computer e la moderna tecnologia digitale ha permesso la costruzione opere<br />
sorprendenti. Pensate al Centro d'Arte Contemporanea Georges Pompidou, costruito a<br />
Parigi negli anni '70 da Renzo Piano e Richard Rogers, che oltre ad essere stato il manifesto<br />
dell’architettura high tech, è uno dei primi progetti disegnati integralmente al computer. E<br />
ancora l'ultima produzione di Frank Gehry, la cui complicata costruzione è stata resa<br />
possibile dall’uso di programmi informatici come il Catia per modellazione, resa e calcoli<br />
strutturali. Grazie al Vrml (Virtual reality modelling language) il gruppo olandese NOX a<br />
realizzato a Rotterdam un esempio di fluid architecture, il Padiglione dell’acqua.<br />
Intervistata Odile Fillion: "il Padiglione è formato da due edifici divisi in due parti. Gli<br />
edifici sono divertenti perché non assomigliano a niente. Sono edifici liquidi senza porte,<br />
senza entrate, senza finestre e senza facciate. Non si sa come avvicinarlo, sembra un animale.<br />
Una volta all’interno, il nostro spostamento lo modellerà e lo modificherà sia in modo<br />
sonoro che in modo visivo. Vengono attivate proiezioni e il nostro spostamento induce a<br />
delle modifiche delle nostre percezioni. Sono attivati dei flussi di acqua che obbligano a<br />
cambiamenti di percorso".<br />
Nella storia c'è sempre stata una architettura virtuale, destinata a non diventare realtà.<br />
Pensate alle meravigliose prospettive della città ideale del Rinascimento, alle ricostruzioni di<br />
fantastiche architetture del passato, ai disegni di Boullée, di Ledoux e degli utopisti del XIX<br />
secolo francese, alle visioni futuristiche degli anni '60 di Archigram.<br />
Proiezioni immaginarie di futuri possibili trovano il loro nuovo mondo nel web, uno<br />
spazio virtuale per l'interazione e la comunicazione tra persone, dove il nostro avatar può<br />
camminare, muoversi.<br />
Marcos Novak, architetto americano padre di transarchitetture, verso la fine degli anni<br />
'70 ha iniziato a sperimentare le prime forme di immagini di sintesi. Inoltre, l'opera di<br />
Palladio era un personaggio virtuale. Voglio dire, gli architetti hanno sempre avuto a che<br />
fare con il mondo virtuale in un certo senso. Ora hanno a che fare con la tecnologia virtuale.<br />
L’architettura del virtuale realizza dunque una sorta di estensione del nostro mondo<br />
<strong>Capitolo</strong> 4° - Scenari diversi<br />
reale offrendo nuove possibilità di esperienza e di interazione. Oggi le sperimentazioni<br />
virtuali in architettura riguardano le giovani generazioni. Uno di questi giovani architetti che<br />
ha studiato e utilizza il virtuale è Ammar Eloueini: "la virtualità è un’estensione di tutto ciò<br />
che è realtà, come sostiene Gil Deleuse. C’è dunque un ambiente virtuale nel quale gli<br />
architetti possono lavorare, e si potrebbe aggiungere che tutti gli architetti sono in fondo<br />
virtuali, poiché non fanno altro che concepire le loro costruzioni, e non le costruiscono. Per<br />
quanto mi riguarda, il potenziale più interessante che la virtualità può offrire sta<br />
nell’ambiente virtuale, nel quale le nozioni classiche di geometria e di peso che non è<br />
possibile realizzare nella realtà, si possono simulare grazie appunto alla virtualità. E questo è<br />
un fatto che arricchisce enormemente l’architettura. Penso che oggi siamo ancora alle<br />
premesse di quanto potrebbe offrire questo spazio che viene detto virtuale e si muovono<br />
appena i primi passi in questo spazio: sono come i primi passi sulla luna di trent’anni fa.<br />
Oggi ci troviamo molto a disagio nella dimensione virtuale, non abbiamo ancora raggiunto<br />
un perfetto equilibrio, lo stiamo ancora cercando e credo ci siano ancora numerosissimi<br />
aspetti da sviluppare in relazione allo spazio virtuale. In un certo senso occorre che esso<br />
venga architettato: bisogna che architetti, artisti, filosofi e sociologi lavorino a questo spazio<br />
per circoscriverlo, per poterlo sfruttare. Questo spazio esiste solo che finora non si disponeva<br />
di tecnologie che ci permettessero di sfruttarlo: oggi si cominciano a intravedere queste<br />
tecnologie che si svilupperanno ancora".<br />
L'architetto del futuro avrà dunque una personalità "bilingue", "ibrido", in grado di<br />
pensare e costruire lo spazio nel mondo reale e nel mondo virtuale. Il nostro futuro allora<br />
sarà forse ispirato da architetture interattive, entità dinamiche in movimento, misteriosi e<br />
affascinanti forme organiche.<br />
Realtà virtuale<br />
Intervista ad Ammar Eloueini, MediaMente<br />
Domanda 1<br />
Potrebbe dare una definizione dell'architettura<br />
virtuale?<br />
Risposta<br />
E' difficile definire l'architettura virtuale. Penso non ci<br />
sia una sola definizione valida. Ce ne sono molte e si<br />
possono considerare diverse cose come architettura<br />
virtuale. La virtualità è un'estensione di tutto ciò che è<br />
realtà, come sostiene Gilles Deleuze. C'è dunque un<br />
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