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<strong>Capitolo</strong> 4° - Scenari diversi<br />
Il percorso si conclude con una serie di considerazioni su ipotetici scenari futuri ma anche e<br />
soprattutto con la concreta proposta di utilizzo di un sistema di realtà amplificata per gestire<br />
la ricostruzione in tempo reale di un'antica città come Pompei.<br />
Idea e modello<br />
Dalla metafisica alla modellazione solida. Il modello accompagna da sempre<br />
l’architetto nella prefigurazione progettuale, costituendo uno degli strumenti più antichi.<br />
L’uso di rappresentare un edificio sotto forma di una sua copia plastica in minori<br />
dimensioni era molto diffuso in epoche passate, quando la tecnica delle rappresentazioni<br />
grafiche era meno progredita e l’esecuzione di un modello costituiva il mezzo migliore per<br />
comprendere l’opera.<br />
Mirabili esempi di tali modelli risalgono al tardo Medioevo e soprattutto al<br />
Rinascimento, dove l’architetto, nelle botteghe associa la pratica al discorso. Proprio questa<br />
relazione tra l’idea e la sua immediata realizzazione in un modello rappresenta un momento<br />
di prefigurazione della realtà futura.<br />
Attraverso la sensazione tattile il progettista si appropria fisicamente del sito,<br />
interiorizzandolo.<br />
Tadao Ando usa il termine Shintai (corpo) per esprimere l’unione inseparabile di corpo<br />
e spirito evidenziando la sua formazione segnata da un profondo rapporto con la natura e il<br />
mestiere.<br />
La questione dell’importanza di vedere il risultato della propria fatica è chiarito da<br />
Erich Fromm nel 1956 quando, individuando nella ricerca dell’unione la risposta dell’uomo<br />
<strong>Capitolo</strong> 4° - Scenari diversi<br />
al problema dell’esistenza umana, nell’opera The Art Of Loving scrive: “un terzo modo per<br />
raggiungere l’unione è l’attività creativa, sia quella dell’artista che dell’artigiano. In ogni tipo<br />
di attività creativa, colui che crea si fonde con la propria materia, che rappresenta il mondo<br />
che lo circonda… l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce col<br />
mondo nel processo di creazione. Questo, tuttavia, vale solo per il lavoro produttivo, per il<br />
lavoro nel quale io progetto, produco, vedo il risultato della mia fatica”.<br />
Innovativa in Jean Prouvè era la capacità di mettere alla prova le potenzialità intuitive<br />
dei suoi allievi dell’Ecole des Arts et Mètiers, presentandogli problemi da risolvere con una<br />
manipolazione diretta delle mani, considerate importanti quanto il lavoro della mente.<br />
Nel lavoro del movimento architettonico De Stijl la realizzazione di modelli<br />
rappresenta l’attività fondatrice del processo progettuale. Rietveld, nella casa Schröder,<br />
arriva con un primo plastico a maturare la soluzione finale, così da poter passare ad un<br />
secondo modello infine a un terzo 1:25.<br />
Nell'Opera House, i primi volumi, sono allineati su di un’asse principale secondo un<br />
criterio funzionale. La forma del lotto induce a una manipolazione di rientro del modello<br />
attraverso la segmentazione dell’asse principale. Così facendo l’architetto non rinuncia<br />
all’idea principale del progetto.<br />
Il metodo di Frank Gehry, segue un iter in cui il modello costituisce il primo atto. Un<br />
modello viene realizzato a mò di scultura. Gli spigoli di questo primo modello vengono<br />
toccati da una penna ottica diventando i vettori di un sistema reticolare, íncipit di una serie<br />
di modelli.<br />
Per la copertura della Sidney Opera House, Jørn Utzon propose una soluzione nella<br />
quale le superfici di tutti i gusci venivano estratte da una stessa sfera. Fu realizzata una<br />
calotta di legno tagliata a spicchi. I vuoti derivati dall’estrazione dei gusci suggeriscono la<br />
tecnica realizzativa.<br />
Va chiarito l’equivoco sull’interscambiabilità del ruolo della modellistica con<br />
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