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Capitolo 1° - Storia - FedOA

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dagli scopi dell'informatica che dediti all'elaborazione<br />

vera e propria. Vedevano i computer come una risorsa<br />

per una vita migliore della specie umana, ma non<br />

pensavano che lavorare su un computer fosse<br />

l'elemento chiave per rendere migliore quella vita.<br />

Tra i planner, alcuni prefiguravano il giorno in cui<br />

computer dotati di intelligenza artificiale avrebbero<br />

alleggerito l'uomo dalla fatica mentale, allo stesso modo<br />

in cui le macchine industriali già lo avevano<br />

parzialmente affrancato dal giogo di quella fisica.<br />

McCarthy e Minsky erano l'avanguardia di questa<br />

scuola di pensiero, t-il entrambi avevano partecipato nel<br />

1956 alla conferenza della Dartmouth che aveva creato<br />

una fondazione per la ricerca in questo campo. L'attività<br />

di McCarthy con il linguaggio d'alto livello Lisp era<br />

indirizzata verso questa meta, ed era sufficientemente<br />

avvincente per stimolare hacker come Slug Russell,<br />

Peter Deutsch, Peter Samson e altri a lavorare in Lisp.<br />

D'altro canto Minsky sembrava interessato<br />

all'intelligenza artificiale su una base più teorica: era un<br />

allegro e baldanzoso Johnny Appleseed del settore che<br />

spargeva i suoi semi, ognuno dei quali capace di lar<br />

sbocciare un vero "albero di mele" di utili tecniche e<br />

progetti di Ia. I planner erano anche molto favorevoli a<br />

mettere il potere dei computer nelle mani del maggior<br />

numero possibile di ricercatori, scienziati, statistici e<br />

studenti. Alcuni di loro lavoravano per renderne più<br />

facile l'uso; John Kemeny della Dartmouth mostrò come<br />

ciò fosse possibile scrivendo un linguaggio per<br />

computer facile da usare chiamato Basic (i programmi<br />

scritti in Basic girano molto più lentamente e occupano<br />

più spazio nella memoria di quelli scritti in linguaggio<br />

assembly, ma non esigono la dedizione quasi<br />

monastica richiesta invece dai linguaggi macchina). I<br />

planner del MIT tendevano a estendere l'accesso ai<br />

computer a quanta più gente possibile. C'erano molti<br />

ordini di motivi per questo, non ultima la proiezione del<br />

livello economico, elemento questo che da solo era<br />

ovviamente preferibile al sistema allora vigente, per il<br />

quale perfino i secondi del tempo trascorso al computer<br />

erano considerati una mercé di valore (anche se non ve<br />

ne sareste accorti osservando chi giocava a Spacewar<br />

sul Pdp-1). Se più gente avesse usato i computer,<br />

sarebbero emersi nuovi esperti programmatori e teorici,<br />

e la scienza informatica - sì, questi aggressivi planner la<br />

chiamavano scienza - avrebbe tratto solo beneficio dai<br />

nuovi talenti. Ma c'era qualcosa di più. Era qualcosa<br />

che ogni hacker sapeva, cioè la convinzione che<br />

l'informatica, in sé e per sé, fosse positiva. John<br />

McCarthy rappresentava questa fede quando diceva<br />

che lo stato naturale dell'uomo era restare collegato al<br />

computer tutta la vita. "Quel che l'utente vuole è un<br />

computer che possa essere ai suoi ordini per lunghi<br />

periodi di tempo."<br />

L'uomo del futuro. Le mani su una tastiera, gli occhi<br />

su un monitor, sempre in contatto con il corpo<br />

dell'informazione e di pensiero che il mondo ha<br />

archiviato dall'inizio della storia. Tutto questo, per<br />

l'uomo informatizzato, sarebbe stato accessibile.<br />

Niente di tutto questo sarebbe accaduto con l'IBM<br />

704 a elaborazione batch. Né con il Tx-O o il Pdp-1,<br />

con le loro liste di prenotazione settimanali che si<br />

riempivano completamente qualche ora dopo<br />

l'affissione al muro. Per far questo, occorreva che più<br />

persone usassero il computer contemporaneamente<br />

(l'idea che ogni persona, uomo o donna, dovesse avere<br />

un computer personale era qualcosa che soltanto un<br />

hacker avrebbe considerato sensata). Questa<br />

concezione multiutente era denominata "time-sharing" e<br />

nel 1960 i planner più influenti del MIT promossero il<br />

"Long-range computer study group" [gruppo di studio a<br />

lungo termine sul computer]. Tra i membri c'erano<br />

personalità che avevano osservato con benevolenza e<br />

compiacimento l'ascesa degli hacker del MIT, gente<br />

come Jack Dennis, Marvin Minsky e Zio John<br />

McCarthy. Essi sapevano quanto fosse importante per<br />

loro mettere le mani su quegli aggeggi; il problema non<br />

era se adottare o meno il time-sharing: era questione di<br />

come farlo.<br />

Le fabbriche di computer, particolarmente l’IBM, non<br />

erano entusiaste ed era evidente che il MIT avrebbe<br />

dovuto andare avanti da solo (nonostante anche<br />

l'azienda di ricerca di Boll Beranek e Newman stesse<br />

lavorando sul time-sharing). Alla fine al MIT iniziarono<br />

due progetti: il primo era il tentativo solitario di Jack<br />

Dennis di scrivere un sistema time-sharing per il Pdp-1.<br />

Il secondo fu intrapreso da un professore, F.J. Corbató,<br />

che avrebbe cercato aiuto dal riluttante Golia, l'IBM, per<br />

scrivere un sistema per il 7090.<br />

Il ministero della difesa, specialmente attraverso<br />

l'Arpa [Advanced research projects agency, agenzia per<br />

i progetti di ricerca avanzata], aveva sostenuto i<br />

computer fin dai tempi della guerra, attento alle loro<br />

eventuali applicazioni d'uso militare. Così all'inizio degli<br />

anni Sessanta aveva ottenuto una serie di finanziamenti<br />

a vasto raggio per il suo progetto time-sharing, che<br />

sarebbe stato chiamato "progetto Mac" (le iniziali<br />

avevano un duplice significato Multiple access<br />

computing e Machine aided cognition) [elaborazione ad<br />

accesso multiplo e conoscenza assistita dalla<br />

macchina]. Lo Zio Sam avrebbe sborsato tre milioni di<br />

dollari all'anno, Dennis ne avrebbe avuto la direzione e<br />

Marvin Minsky avrebbe anche lui avuto un ruolo di<br />

primo piano, particolarmente nell'impiego di un terzo dei<br />

fondi che non sarebbe andato allo sviluppo del timesharing,<br />

ma per il nuovo settore dell'intelligenza<br />

artificiale. Minsky se ne rallegrò moltissimo, dato che<br />

quel milione di dollari era dieci volte più sostanzioso del<br />

suo precedente budget per l'Ia, e perché si rendeva<br />

conto<br />

clic buona parte dei rimanenti due terzi avrebbe preso<br />

comunque la strada verso l'Ia. Era una possibilità per<br />

mettere in piedi una struttura ideale dove, con<br />

macchine sofisticate, la gente avrebbe potuto<br />

progettare la realizzazione del sogno degli hacker, al<br />

riparo dalla pazzia burocratica del mondo esterno. Nel<br />

L'idea hacker di comunicazione<br />

<strong>Capitolo</strong> <strong>1°</strong> - <strong>Storia</strong><br />

mentre, il sogno hacker sarebbe stato vissuto giorno<br />

dopo giorno dai devoti studenti della macchina.<br />

I planner sapevano che sarebbe occorso personale<br />

specializzato per mandare avanti il laboratorio. Marvin<br />

Minsky e Jack Dennis sapevano che l'entusiasmo di<br />

quei brillanti hacker era essenziale per portare avanti le<br />

loro grandi idee. Come dirà in seguito Minsky del suo<br />

laboratorio: "In quell'ambiente c'erano diverse cose che<br />

andavano avanti. C'erano le teorie più astratte<br />

sull'intelligenza artificiale su cui si discuteva e alcuni<br />

(degli hacker) erano concentrati su quello. Ma c'era<br />

anche la faccenda di come si sarebbero potuti fare i<br />

programmi che a loro volta facessero quelle cose e<br />

come attuarli".<br />

Minsky fu proprio felice di risolvere la faccenda<br />

lasciandola agli hacker, gente per cui "i computer sono<br />

la cosa più interessante al mondo". Il genere di gente<br />

che, per burla, avrebbe hackerato programmi anche più<br />

bestiali di Spacewar e poi, invece di giocarli tutta la<br />

notte (come era accaduto qualche volta nella "kludge<br />

room"), ne avrebbe hackerati altri. Al posto di<br />

simulazioni spaziali, gli hacker che lavoravano al<br />

progetto Mac avrebbero affrontato sistemi più<br />

complessi: braccia robotiche, progetti di visione<br />

artificiale, indovinelli matematici e labirintici sistemi<br />

time-sharing che avrebbero superato ogni<br />

immaginazione. Le classi del MIT di questi primi anni<br />

Sessanta avrebbero dato alcuni tra gli hacker più<br />

incredibili che si siano mai seduti dietro una consolle. E<br />

nessuno di loro meriterà più di Richard Greenblatt<br />

questa onorificenza.<br />

L’idea hacker di comunicazione è opposta a quella sottostante al medium televisivo:<br />

orizzontale, rizomatica, decentrata, non gerarchica né autoritaria, non controllata né<br />

censurata dove diventa possibile scambiarsi saperi in modo paritario.<br />

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