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Capitolo 1° - Storia - FedOA

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aderire alla tecnologia OLE 2. Apple analizzò il prototipo e le specifiche di OLE 2 e inviò a<br />

Microsoft le sue proposte di miglioramento. Microsoft non sembrò ad Apple molto ricettiva<br />

e quindi questa decise di sviluppare una tecnologia alternativa a OLE, e avviò il progetto che<br />

avrebbe portato a OpenDoc.<br />

Il fine ultimo di OpenDoc era quello di lasciare all'utente la possibilità di disporre un<br />

ambiente di lavoro personalizzato senza doppioni e altamente integrato. Ciò sarebbe stato<br />

possibile avendo a disposizione non più le varie applicazioni bensì dei moduli specializzati.<br />

Non sarebbe stato più necessario, per esempio, avere un modulo destinato alla gestione del<br />

testo in un programma di impaginazione e un altro nel programma di disegno e un altro<br />

ancora in quello di montaggio video. Un solo modulo per il testo completamente integrato<br />

con tutto il resto. E così via per tutti gli altri moduli.<br />

Inizialmente aveva il nome in codice "Exemplar", poi "Jedi" e in seguito "Amber" che<br />

nella release finale divenne OpenDoc. Il team di sviluppo si rese conto che per ottenere un<br />

successo nell'adesione dello standard era necessario coalizzarsi con altre società per poter<br />

spingere OpenDoc. Crearono il Component Integration Laboratories con IBM e WordPerfect.<br />

Nel 1996 lo standard venne adottato dall'Object Management Group.<br />

Kurt Piersol dell'Apple Computer, il disegnatore dell'architettura di OpenDoc si<br />

scontrò con Jed Harris (futuro presidente del CILabs) che lo criticò per l'architettura dello<br />

standard. Mark Ericson di WordPerfect capo progetto del porting per Windows introdusse<br />

una interoperabilità tra OpenDoc e OLE.<br />

OpenDoc venne inizialmente rilasciato per Mac OS System 7.5 ed era uno standard<br />

basato sui documenti e non sulle applicazioni. Alcune applicazioni furono concepite<br />

seguendo lo standard OpenDoc come, per esempio, il word processor WAV che è un parziale<br />

successo dell'architettura OpenDoc. Venne rilasciato anche Cyberdog un browser creato da<br />

Apple e utilizzante l'architettura OpenDoc e anche il software Nisus Writer sviluppato da<br />

Nisus integrava OpenDoc al suo interno. Quando IBM entrò in Taligent, decise di<br />

implementare l'architettura OpenDoc in OS/2 Warp 4.<br />

<strong>Capitolo</strong> 2° - Strumenti e applicazioni<br />

Nonostante allo standard OpenDoc aderissero formalmente centinaia di sviluppatori,<br />

nella realtà il suo utilizzo era scarso e i pochi sviluppatori che lo adottavano non riuscirono a<br />

collaborare in modo proficuo. Apple intanto perdeva molto denaro e l'arrivo di tecnologie<br />

come Java e i JavaBeans rendevano la tecnologia sorpassata. Quando Steve Jobs ritornò in<br />

Apple decise di eliminare il progetto OpenDoc e di licenziare l'intero team di sviluppo<br />

durante la grande ristrutturazione del 1997.<br />

Dati<br />

Trovandosi di fronte alla scrivania di un computer si possono notare icone di file di<br />

informazioni registrate sul disco fisso. Alcune di esse rappresentano file di dati che<br />

contengono informazioni da elaborare, altre file di applicazioni che contengono i programmi<br />

per l'elaborazione stessa.<br />

Per avere una qualche utilità pratica, una serie dì dati deve soddisfare due condizioni.<br />

Prima di tutto deve contenere le informazioni che ci servono e poi dev'essere strutturata così<br />

da permettere un accesso efficiente alle informazioni desiderate.<br />

Le informazioni contenute in un libro, per esempio, sono accessibili, apparentemente,<br />

in almeno quattro modi diversi: in modo sequenziale; via sommario; consultando l'indice<br />

analitico; infine seguire i rimandi incrociati. Notate però che due soli elementari meccanismi<br />

sottendono tutte queste procedure: analizzare il testo sequenzialmente e seguire riferimenti<br />

alle diverse posizioni delle informazioni. Per accedere ai dati archiviati in memoria i<br />

computer si servono di questi stessi due meccanismi elementari. Organizzare le informazioni<br />

per permetterne l'elaborazione al computer consiste dunque prevalentemente nel costruire<br />

sequenze appropriate e nel creare strutture dì riferimento, chiamate puntatori, che, in<br />

maniera analoga agli indici e ai riferimenti incrociati di un libro, permettano di localizzare i<br />

dati nella memoria. Il risultante schema delle informazioni è noto come struttura dati. Una<br />

raccolta di informazioni archiviata in modo semi permanente nella memoria di un computer<br />

e strutturata per un particolare scopo viene chiamata database.<br />

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