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Capitolo 1° - Storia - FedOA

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Hackerando come persino fa un'ignorante matricola che non ha mai perso il diritto<br />

d'accesso ma è stato buttato fuori lo stesso,<br />

Hackerando le schede madri, perché sotto i loro fermi si trovano<br />

gli scambi e sotto il loro controllo si avanza lungo il modellino.<br />

Hackerando!<br />

Hackerando gli hack sciatti, spettinati e sbracati della giovinezza;<br />

diodi sfrigolanti, non collegato, orgoglioso di essere installatore<br />

di commutatori, tester di fusibili, creatore di piste,<br />

giocatore delle strade ferrate e sezionatore spinto del sistema.<br />

Appena potevano, Samson e gli altri s'infilavano nella stanza Eam con le loro plugboard,<br />

cercando di usare la macchina per controllare gli scambi sotto il modellino. E, cosa<br />

altrettanto importante, cercavano di vedere cosa poteva fare il calcolatore elettromeccanico,<br />

misurandone i limiti.<br />

Sempre Levy: “in quella primavera del 1959, al MIT era stato inaugurato un nuovo<br />

corso, il primo corso di programmazione per computer che le matricole avrebbero potuto<br />

frequentare. L'insegnante era un uomo distaccato, dalla chioma selvaggia e una barba<br />

ugualmente ribelle, John McCarthy. Docente di matematica, McCarthy era il classico<br />

professore distratto: abbondano aneddoti sulla sua abitudine di rispondere<br />

improvvisamente a una domanda, ore, talvolta perfino giorni dopo che gli era stata posta. Ti<br />

si avvicinava nel corridoio e, senza salutarti, cominciava a parlare con una dizione<br />

roboticamente esatta, come se la conversazione fosse stata interrotta solo una frazione di<br />

secondo prima, e non da una settimana. Molto probabilmente però, il suo tardivo responso<br />

sarebbe stato illuminante.<br />

McCarthy era anche uno dei rari ricercatori a lavorare sui computer con un metodo<br />

completamente nuovo. La natura mutevole e controversa del suo campo di studi affiorava<br />

dall’altisonanza del nome che aveva dato alla ricerca: intelligenza artificiale. Quest'uomo<br />

pensava davvero che i computer potessero essere intelligenti. Perfino in un luogo di intensa<br />

<strong>Capitolo</strong> <strong>1°</strong> - <strong>Storia</strong><br />

ricerca scientifica come il MIT, molti consideravano un tale concetto ridicolo: giudicavano i<br />

computer utili strumenti, seppur assurdamente cari, per eseguire enormi calcoli e progettare<br />

sistemi missilistici di difesa (come aveva fatto il più potente computer del MIT, Whirlwind,<br />

per il sistema d'allarme avanzato Sage), ma deridevano l'idea che i computer potessero di<br />

per sé costituire un campo di studio. Ancora alla fine degli anni Cinquanta al MIT non<br />

esisteva ufficialmente la scienza informatica e McCarthy e i suoi compagni specialisti di<br />

computer lavoravano all'istituto d'ingegneria elettrica, da cui dipendeva il corso n. 641.<br />

Kotok, Samson e pochi altri membri del TMRC quella primavera presero a frequentarlo.<br />

McCarthy aveva lanciato un mastodontico programma sull'IBM 704, il "bestione", che<br />

gli avrebbe dato la straordinaria capacità di giocare a scacchi. Per i critici del campo nascente<br />

dell'intelligenza artificiale, questo non era altro che uno degli esempi di insensato ottimismo<br />

da parte di gente come John McCarthy. Ma McCarthy aveva una certa idea di ciò che i<br />

computer potevano fare, e giocare a scacchi era solo l'inizio”.<br />

E ancora: “un giorno un vecchio socio del TMRC, che poi andò a lavorare al MIT, fece<br />

visita al club. Si chiamava Jack Dennis. Quando era studente, agli inizi degli anni Cinquanta,<br />

aveva lavorato forsennatamente sotto la struttura del modellino ferroviario, ma poco prima<br />

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